Di solito si dice che le malattie non guardano in faccia a nessuno, e sicuramente è vero. Ma quando si tratta della guarigione, pare che le differenze di reddito non siano del tutto ininfluenti. A quanto risulta da uno studio condotto in Gran Bretagna dalla charity Macmillan (una delle più antiche e prestigiose che si batte contro il cancro), infatti, i malati di cancro che vivono in città o regioni ricche hanno il 33% di possibilità in più di guarire rispetto ai malati che provengono da aree povere o disagiate. Un divario che, secondo dati ufficiali del sistema sanitario nazionale britannico, con il tempo tende ad ampliarsi sempre più, ovviamente a svantaggio dei poveri.
Come non bastasse, gli stessi dati mostrano che ad ammalarsi di più sono proprio questi ultimi, visto che
le diagnosi di tumore sono mediamente più frequenti nelle aree depresse; le guarigioni però si concentrano al contrario nelle zone più ricche. Il
Macmillan Cancer Support e il
National Cancer Intelligence Network hanno infatti incrociato i dati sanitari con quelli relativi al reddito per regioni del paese, scoprendo che 250mila cittadini che abitano nelle cinque zone più ricche della Gran Bretagna e a cui è stato diagnosticato un cancro sono guariti (sopravvivenza a dieci anni) contro i 170mila delle cinque zone più povere. Se si passa a considerare la sopravvivenza a cinque anni, si scopre che
il 27% degli ex malati poveri era ancora in vita contro il 40% dei ricchi. Una differenza pari appunto al 33%.
Le spiegazioni del fenomeno potrebbero essere molte: c'è chi sostiene che i poveri vengano curati e trattai peggio proprio a causa delle loro origini, mentre altri sottolineano che chi ha più mezzi ricorre con più frequenza a cure mediche e si sottopone a check up che possono diagnosticare il cancro nelle fasi più precoci, e quindi aumentare le possibilità di fermarlo.
Nella foto: dopo la malattia, Michael Douglas è diventato testimonial dell'American Cancer Society
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