Non profit

Cancellazione del debito: il parere delle chiese africane

Soddisfazione ma cautela da parte dei rappresentanti delle chiese africane dopo l'annuncio della cancellazione di una fetta del debito dei Paesi poveri

di Emanuela Citterio

?Siamo ovviamente soddisfatti della decisione presa dal G8, ma noi insistiamo anche perché i paesi più ricchi si impegnino per un reale sviluppo dell?aree più povere del pianeta, destinando per questo scopo ogni anno lo 0,7% del loro Prodotto Interno Lordo?. Lo ha detto all’agenzia Fides l?arcivescovo di Addis Abeba Berhaneyesus Demerew Souraphiel.

Il parere è contenuto in un’inchiesta effetuata dall’agenzia online fra i rappresentati delle chiese africane. Soddisfazione ma anche prudenza su come la riduzione del debito verrà applicata è la reazione prevalente in Africa rispetto alla decisione dei Paesi del G8 di cancellare il debito di 18 paesi africani e dell?America Latina: Benin, Bolivia, Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Guyana, Honduras, Madagascar, Mali, Mauritania, Mozambico, Nicaragua, Niger, Rwanda, Senegal, Tanzania, Uganda e Zambia. Nel complesso l’accordo riguarderà una quarantina di paesi per un ammontare finale prevedibile di 55 miliardi di dollari di debiti cancellati.

L?augurio dei rappresentanti delle chiese africane sentiti da Fides è che le risorse così liberate siano impiegate non per comprare armi o per l?arricchimento dei governanti locali, ma per la costruzione di scuole, ospedali, e dare un reale sviluppo ai cittadini di questi Paesi.

“Le nostre richieste sono state accolte” ha detto l’arcivescovo di Addis Abeba e Presidente della Conferenza Episcopale di Etiopia ed Eritrea, che ha fatto parte della delegazione di Cardinali e Vescovi cattolici che a fine maggio si sono recati in Europa per chiedere la cancellazione del debito dei paesi più poveri. Oltre a mons. Souraphiel, facevano parte della delegazione il Cardinale Telesphore Placidus Toppo, Arcivescovo di Ranchi (India), il Cardinale Oscar Andrés Maradiaga Rodríguez, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), mons. John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja (Nigeria) e mons. Medardo Joseph Mazombwe, Arcivescovo di Lusaka (Zambia).

Luci e ombre anche per monsignor Michel Christian Cartatéguy, arcivescovo di Niamey: ?È una notizia che ci fa molto piacere e che accogliamo con gioia? afferma dal Niger, che si trova in una drammatica situazione a causa di una gravissima carestia. Ma solleva un altro problema: ?già nel 2000, al Niger era stato condonato il suo debito estero. Il governo aveva impiegato i fondi destinati a ripagare il debito per costruire scuole e ospedali. Purtroppo, però, mancano le risorse finanziarie per gestire queste strutture. Così abbiamo scuole senza insegnanti e ospedali senza medici o personale infermieristico?.

?La decisione presa dal G8 di stanziare entro il 2015 quattro miliardi di dollari per le vaccinazioni dei bambini e di promuovere l’accesso universale entro il 2010 ai trattamenti contro l’AIDS è di per sé positiva, però i tempi sono troppi dilatati. Bisognerebbe agire in maniera più rapida.? dice a Fides Davide Naggi, responsabile del centro medico dell?Associazione Volontari per lo Sviluppo Internazionale (AVSI) a Gulu (nel nord Uganda). ?Gli Stati donatori inoltre devono monitorare la situazione affinché gli aiuti vengano distribuiti in primo luogo là dove sono più necessari. Purtroppo spesso i governi locali privilegiano nella distribuzione degli aiuti alcune zone a scapito di altre, perché favoriscono l?etnia di appartenenza della classe dirigente rispetto alle altre?.

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