Welfare

Cancellato il Terzo settore

La legge sull’assistenza ha subito pesanti modifiche. In senso statalista

di Redazione

La legge di riforma dell?assistenza, in discussione alla Camera, è stata oggetto in questi giorni di profonde modifiche che si ripercuoteranno direttamente sul Terzo settore. In tre articoli della legge-quadro infatti sono stati cassati alcuni commi che definivano l?importanza e il ruolo delle organizzazioni del Terzo settore nel nuovo sistema di assistenza, marginalizzandole e vanificando così alcuni passi avanti che pure erano stati fatti con questa normativa nella direzione della sussidiarietà. La denuncia è partita nei giorni scorsi dalla Federazione Non Profit della Compagnia delle Opere, un?organizzazione di secondo livello che raggruppa oltre 1500 realtà del non profit e che segue da tempo con interesse tutto l?iter della riforma voluta dalla ministra Turco. Una buona legge, come abbiamo più volte scritto anche su ?Vita?, che ora però rischia di cambiare radicalmente volto. «Il centrosinistra ha mostrato il suo volto più statalista, abbandonando al suo destino tutto il mondo della società civile» è il duro commento di Alberto Piatti, presidente della Federazione Non Profit CdO. «Mentre nel testo approvato nel giugno 1999 dalla Commissione Affari sociali della Camera si disegnava un sistema integrato di servizi sociali tra pubblico e Terzo settore, negli emendamenti 2.31, 3.31 e 5.2 recentemente approvati è stato scientificamente eliminato ogni riferimento a una compartecipazione equa tra settore pubblico e settore non profit. Di fatto», continua Piatti, «per il centro sinistra solo lo Stato e gli enti locali hanno titolarità a promuovere servizi si assistenza agli anziani e ai disabili, ai minori e agli extracomunitari, agli emarginati. Dopo la riforma sanitaria e quella scolastica, la legge sull?assistenza che si sta approvando segna un altro passo verso l?annullamento del patrimonio di esperienze imprenditoriali solidaristiche rappresentato dalla società civile». Ma vediamo nel dettaglio le modifiche approvate in aula la scorsa settimana con l?aiuto dello schema che pubblichiamo in questa pagina. All?articolo 2 è sparito il riferimento al comma 4 dell?articolo 1: un comma fondamentale perché si riferisce direttamente al Terzo settore. Ecco cosa recita infatti l?articolo 1 comma 4: «Lo Stato, le regioni e gli enti locali promuovono e riconoscono il ruolo degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali». Ora ai sensi del nuovo articolo 2 questo sistema dovrà essere realizzato soltanto dai soggetti di cui all?articolo 1 comma 3, cioè gli enti locali, le regioni e lo Stato. Il Terzo settore non entra più in alcun modo ?nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione? dell?assistenza. Anche l?articolo 3 risulta modificato in senso favorevole allo Stato, laddove oggi tocca solo allo Stato, alle regioni e agli enti locali favorire la pluralità di servizi, e non più anche agli enti del Terzo settore. Una modifica possibile cassando sempre il comma 4 dell?articolo 1. Infine, l?articolo 5 ?nuova versione? non si discosta molto dal sistema attuale, prevedendo che i soggetti del Terzo settore possano ?esprimere la propria progettualità ? attraverso forme di aggiudicazione o negoziali, in pratica attraverso le convenzioni. Assolutamente innovativo sarebbe stato invece lo stesso articolo 5 così com?era, quando prevedeva sì verifiche e controlli ma diceva anche che i servizi assistenziali potevano a essere affidati direttamente al Terzo settore, senza che il soggetto statale facesse in qualche modo da mediatore. Insomma un bel passo indietro rispetto a qualche mese fa, quando tutte le forze del privato sociale avevano lodato il coraggio e la lungimiranza del governo, e soprattutto della ministra Livia Turco, per aver messo in cantiere una riforma così attenta alle istanze della società civile e al ruolo dei corpi intermedi. «Siamo pronti a studiare misure di protesta» dice Giampaolo Gualaccini, responsabile dei rapporti istituzionali della Compagnia delle Opere. «Non accetteremo senza battere ciglio che l?Italia faccia un tuffo nel passato e rinunci a creare un vero welfare misto». Il governo è avvisato. L’opinione di Edoardo Patriarca, portavoce del Forum Terzo Settore L?iter di questa legge è stato e continua a essere molto travagliato. Il Forum ha sempre denunciato i di tentativi di modificarla, e peggiorarla anche, che sono sempre in agguato. Ma è anche vero che questo è il gioco democratico, e che l?opposizione deve fare il proprio mestiere. Quello che mi preoccupa davvero è il ritardo che questa legge sta accumulando di discussione in discussione: teniamo conto infatti che tra poco avremo le elezioni regionali, il referendum a maggio e poi le ferie, e la legge deve passare al Senato e poi probabilmente tornare alla Camera. Quindi esiste il rischio che si arrivi alla fine della legislatura senza che venga approvata. E allora io mi chiedo: è questo che si vuole? Capisco le preoccupazioni per una serie di emendamenti senza dubbio peggiorativi per alcuni aspetti; ma invito a soppesare i pericoli di un atteggiamento troppo netto in questa fase. Ci sarà tempo più avanti per opporsi e anche per picchiare i pugni sul tavolo . Ora spingiamo perché l?iter parlamentare non venga bloccato.


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