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Canard Enchaîné: retroscena sulla morte di Gheddafi

di Giulio Albanese

Le Canard Enchaîné (L’anatra incatenata), noto per rivelazioni di vario genere, ha scritto qualcosa su cui varrebbe la pena riflettere nell’edizione del 26 ottobre. Secondo il settimanale satirico francese, Obama e Sarkozy non volevano prendere Gheddafi vivo: “Temevano che avrebbe parlato troppo durante il processo alla Corte Penale Internazionale”.

Nel tardo pomeriggio del 19 ottobre, un colonnello del Pentagono, secondo il Canard, avrebbe telefonato ad un alto funzionario dei servizi segreti francesi, informandolo che il capo di stato libico, inseguito a breve distanza dai droni Usa, era intrappolato in una zona della città di Sirte… dunque era impossibile mancarlo. Lasciarlo vivo, avrebbe detto l’ufficiale del Pentagono, poteva trasformarlo in una “vera bomba atomica”. La Casa Bianca avrebbe così pronunciato il verdetto finale nei confronti di Gheddafi. In effetti, a detta di molti osservatori, un personaggio come lui, così ingombrante, se fosse stato catturato vivo, avrebbe messo in difficoltà non pochi leader mondiali e chissà quante cancellerie.

Sta di fatto che nella sua ricostruzione, il Canard racconta che “il 20 ottobre alle 8,30, il bersaglio sta per essere raggiunto. Tre aerei Nato si dirigono sulla città di Sirte. Una colonna di circa 75 veicoli sta fuggendo dalla città a velocità sostenuta. Un Predator Usa lancia i suoi missili. Un ricognitore Mirage F1CR, seguito da un Mirage 2000D, sgancia due bombe a guida laser GBU-12, di 225 chilogrammi l’una. Risultato: 21 veicoli distrutti e Gheddafi solo ferito. Membri delle forze speciali francesi sono sul posto”. Il Rais termina così la sua esistenza terrena portandosi via chissà quanti segreti…

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