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Canale di Suez: si blocca la globalizzazione

Inaugurato nel 1869, lo snodo ricopre un ruolo di primo piano nei flussi commerciali internazionali. Il 12% del commercio mondiale transita da qui: ecco perché la sua possibile riapertura è una bella notizia

di Marco Marcocci

Ci mancava anche questa, la Ever Given, la mastodontica nave portacontainer da 220 mila tonnellate lunga 400 metri e larga 60, sta bloccando il Canale di Suez, impedendo l’accesso al chokepoint a quasi quattrocento navi mercantili.

La nave era diretta a Rotterdam e da qualche giorno, vuoi per il forte vento vuoi per una manovra sbagliata, una volta entrata nel Canale di Suez si è incagliata bloccando il traffico marino tra Asia ed Europa. Soltanto nelle ultime ore la cosa si sta risolvendo anche se non è dato a sapere quando il Canale verrà riaperto al traffico.


Il Canale di Suez venne inaugurato nel 1869 dopo dieci anni di duro lavoro e, negli oltre 150 anni della sua storia, subì le conseguenze della Guerra dei sei giorni, quando venne chiuso dalle autorità egiziana per essere poi riaperto nel 1975.

Da allora la sua importanza strategica è andata crescendo anche grazie ai lavori di ampliamento che lo hanno riguardato che, tra l’altro, hanno portato alla realizzazione di una nuova corsia di navigazione, utilizzata dal 2015, che di fatto ne ha raddoppiato la navigabilità. Un’opera, questa, costata 8 miliardi di dollari e sostenuta dalla Cina che considera Suez una tappa obbligata della rotta tra Cina ed Europa e viceversa.

Il Canale di Suez ricopre un ruolo di primo piano nei flussi commerciali internazionali, basti pensare che il 12% del commercio mondiale transita lungo i 193 km del canale.

Rimuovere la nave incagliata non è stato un gioco da ragazzi, da giorni sono al lavoro rimorchiatori (anche l’italiano Carlo Magno) e tecnici specializzati. Tuttavia, nonostante che la nave è stata disincagliata, sembra che ancora la strada da compiere per il ritorno alla normalità sia lunga e tortuosa.

La situazione è grave e l’ansia degli armatori ed in generale degli operatori è molta anche in considerazione che deviare una nave sulla rotta africana, ovvero passando da Capo di Buona Speranza, vuol dire aggiungere anche venti giorni di navigazione e costi che variano da 300 mila a 600 mila dollari al giorno.

Dai primi calcoli fatti da importanti broker assicurativi si stima che i risarcimenti che dovrà riconoscere la compagnia Evergreen, proprietaria della nave incastrata, saranno intorno ai 200 milioni di dollari.

Le navi in attesa dentro e fuori Suez sono 367 secondo quanto comunicato dalla Leth Agencies, la società di fornitura dei servizi del Canale, che continua a emanare aggiornamenti sul proprio sito internet e su Twitter.

Anche se le navi italiane coinvolte nel blocco sembrano essere un paio al massimo, la preoccupazione riguarda l’intero Sistema Italia, il cui settore industriale in particolare è destinatario di buona parte degli approvvigionamenti stipati nei container delle navi bloccate.

Una cosa è certa: la globalizzazione, o meglio buona parte di essa, si è fermata per il vento o per un errore umano.

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