Cultura

Campana, ultimo lampo di felicità

Vassalli torna a raccontare il grande poeta

di Redazione

«È il Natale del 1916: in Italia, un Natale triste. Tutti o quasi tutti gli uomini validi sono lontani da casa, in quelle trincee tra le montagne dove si soffre e si muore per una guerra che, nonostante la retorica ufficiale, non ha in sé proprio niente di epico… Eppure per Dino Campana l’ultimo giorno felice fu il Natale a Marradi». Così Sebastiano Vassalli spiega le ragioni di questo piccolo libro dedicato al grande e disperato poeta toscano cui aveva già dedicato una bellissima biografia, La notte della cometa. Continua Vassalli: «Perché Dino e Sibilla Aleramo siano andati a Marradi, dove lei non era mai stata, proprio in quel giorno di Natale del 1916, non si sa… Forse prima di perdersi in quel crepuscolo della ragione dove stava precipitando da più di un anno, lui ha voluto mostrare i suoi luoghi d’infanzia all’unica persona che aveva avuto un moto d’affetto nei suoi confronti…». Il crepuscolo della ragione: la biografia di Campana infatti è ben nota, per essere stata trattata infinite volte in film (spesso filmetti) e in biografie più o meno romanzate. A partire dal suo lacerante rapporto d’amore con Sibilla Aleramo, culminata proprio in quel Natale del 1916. Dall’amore alla tragica fine nel manicomio di Castel Pulci, vicino a Scandicci, il passo fu breve: due anni appena. Quante volte davanti alla sua storia ci si è chiesti quale fosse la differenza tra genio e follia? Dal libro di Vassalli emerge la risposta a questa domanda mal posta. Campana è un grande isolato, che sfugge da ogni compromissione e che ha la grazia di scorgere ciò che è umano e ciò che è disumano. Il suo è uno sguardo nudo sulla vita. Uno sguardo senza protezioni.
«Già è l’ora! Vado a infangarmi in mezzo alla via: l’ora che l’illustre somiero rampa con il suo carico di nera scienza catalogale». È Campana che racconta se stesso: e in quest’immagine raccoglie lo stigma che colpisce chiunque sia stato etichettato come “pazzo”. “Il mat Campena”, lo apostrofavano i suoi compaesani. Ma Vassalli si è imposto di rimettere le cose a posto, cioè di «restituire Campana alla sua vita». Una vita che gli era stata rubata due volte: prima con “l’invenzione” della sua follia, e poi, dopo la sua morte, con la costruzione di una biografia piena di falsità. Colpa di Carlo Pariani, lo psichiatra che si spacciò come suo medico curante per scriverne una storia piena di invenzioni. «Mi volevano matto per forza», aveva scritto il poeta, finendo per comportarsi davvero da folle per reazione alle persecuzioni dei suoi compaesani. Ora Vassalli con questo piccolo libro, emozionante e leggibilissimo, completa il suo progetto di ristabilire un po’ di giustizia, strappando Campana a tutti i piccoli carnefici della mente.

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