Sostenibilità

Campagne vive… e campagne morte

Il commento di Gino Girolomoni sul panorama paesaggistico italiano.

di Gino Girolomoni

Con la mia gente di Alce Nero siamo stati in Baviera, alla fiera festival di Rapunzel, e abbiamo percorso circa duemila chilometri con un pullman intorno alle Alpi: Tirolo, Baviera, Engadina, Valtellina. Quando si arriva in Alto Adige il panorama italiano cambia, non tanto per il paesaggio, ma per la presenza umana che vive di agricoltura: prati falciati anche quest?anno in alte quote, presenza di bestiame, ordine nei campi che non sono stati sfregiati dall?abbandono. Così in Tirolo, così in Baviera dove le stalle sono anche nei paesi e non danno fastidio a nessun cittadino e a nessun tutore della pubblica sanità. Eppure, con il Tirolo e la Baviera, abbiamo le stesse norme sanitarie. In Engadina presenza di bipedi e quadrupedi anche a duemila metri, ma poi quando entri in Valchiavenna dopo il passo Maloja comincia il dolore italiano nel vedere i prati intorno alle baite dove sta crescendo il bosco e i tetti sfondati. Perché? Mi dicono che nella Valle del Bitto e in Val Tartano, in provincia di Sondrio, quest?anno dodici alpeggi sono rimasti vuoti: le orde barbariche delle patrie Asl erano salite a piedi in quelle quote per dire che dopo ottomila anni i formaggi si debbono fare in stanze con le piastrelle di ceramica! Io ce li murerei dentro vivi questi propagatori di sanità da sale operatorie!

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