Non profit

Campagna armi: presidio in piazza davanti a Montecitorio

Cronaca della manifestazione in difesa della 185/90. Ma la discussione viene rimandata. Una lettera di padre Zanotelli

di Barbara Fabiani

Si lanciano i dati, fuori e dentro Montecitorio. Dentro , perché in aula si prepara al discussione sulla ratifica nazionale degli accordi di Farbourough, il ddl 1927. Fuori, perché un centinaio di attivisti della campagna in difesa della 185 gioca a monopoli nella piazza antistante il Parlamento. Avete capito bene. Ma un monopoli tutto particolare: con 21 bandiere disegnate a terra , tante quante le nazioni che nel 2001 hanno acquistato armi da guerra dall’industria bellica italiana, fucili finti come segnaposti e un grosso dado di cartone. Ad ogni casella si legge la cifra in milioni di euro spesi dai governi in questione e una breve scheda sulla situazione interna dei diritti umani. Quasi sempre preoccupante. Un gioco che ricorda ben altri “giochi” in atto, e che la pacifica manifestazione di oggi ha posto all’attenzione dei parlamentari in assise, con un pizzico di ironia. Presenti i rappresentanti di tutte le sigle aderenti alla campagna; Tonio Dall’Olio di Pax Christi ha letto a tutti un messaggio di padre Alex Zanotelli. Presenti anche gli onorevoli Pecoraro Scanio e Cento dei Verdi, raggiunti in un secondo momento da Mussi, Melandri, Russo Spena, Rizzo e Pisa. Quante le possibilità che gli emendamenti sul ddl 1927 proposti dalla campagna vengano accolti e così preservata la 185/90? Nessuno si azzarda a fare pronostici, ma gli attivisti, ottimisti per professione, non intendono mollare. Dieci anni fa concorsero al buon fine della realizzazione della 185 una forte pressione dell’opinione pubblica indignata dallo scandalo della fornitura illegale di armi all’Irak e Iran; quindi una forte attenzione da parte dei mass media, ma anche la possibilità per la società civile di esporre in audizione le proprie ragioni alla commissione parlamentare. Le malelingue dicono anche che la pressione dal basso trovò riscontro nella politica perché allora gli interlocutori nella commissione esteri erano di ben altro spessore di quelli odierni. Oggi, su tre fattori resta solo la martellante mobilitazione delle associazioni e dei media più attenti. Ma non bisogna arrendersi, è l’opinione di tutti i qui presenti a nome anche degli oltre diecimila firmatari della campagna. Anzi, “Bisogna continuare a fare pressione sulla maggioranza come anche sui Ds – consiglia Sergio Andreis che nel ’90 fu tra i parlamentari che sostennero la 185 – Perché c’è una parte di opposizione su cui ha influenza l’onorevole Minniti che probabilmente sognava di far passare tutto con gli accordi in commissione, e magari ancora non ha cambiato idea. Finchè non si è vinto non si può abbassare il tono”. Ma c’è anche chi, come Pecoraro Scanio, si rivolge ai partiti cattolici del centrodestra sollecitandoli a una netta posizione di coscienza e di coerenza : “Non si può andare a messa la domenica e poi il lunedì votare per una maggiore liberalizzazione del mercato delle armi”, ha detto. E mentre si lancia il dado sulla casella della Nigeria (oltre 6 milioni di euro in armi per un paese dove le tensioni etnico-religiose interne non promettono nulla di buono), trapela dall’interno del Palazzo la notizia che la seduta parlamentare è stata sospesa. La discussione del ddl Bossi Fini sull’immigrazione non lascia spazio per altro, né per il ddl 1927 né alla mozione per la sospensione unilaterale dell’embargo all’Iraq, anch’essa in agenda. Tutto rimandato. Alea iacta non est La lettera di Alex Zanotelli Rovereto, 28/05/2002 Carissimi, jambo! Sono impossibilitato ad essere tra voi per il vostro appuntamento davanti al Parlamento. Ci tenevo proprio ad esserci per dire tutta la mia solidarietà alla vostra azione di appoggio alla legge 185. Quella legge è frutto di una stagione ricca di iniziative contro i mercati di morte: Le riviste missionarie quali “Nigrizia” e “Missione Oggi”, ma anche organizzazioni come “Mani Tese” e “Acli” si sono date da fare alla fine degli anni ottanta per mobilitare l’opinione pubblica italiana contro lo sporco mercato delle armi “made in Italy”. Quella lunga ed intensa mobilitazione popolare portò alla legge 185 che tentava di mettere un po’ di ordine e di controllo nella giungla spietata del mercato delle armi. Quella legge ha segnato un piccolo passo in avanti, un atto di civiltà. E’ stato un esempio anche per il resto dell’Europa: la legislazione più avanzata in materia. Per tutto questo la 185 va difesa come piccolo baluardo morale nel marasma della militarizzazione dell’economia dopo l’11 settembre. E’ un momento questo di un’estrema gravità. E’ l’ora della guerra infinita (l’Afganistan è solo l’inizio), del riarmo (quest’anno gli USA spenderanno 500 miliardi di dollari, 250 l’Europa!!), del rinnovo dell’armamentario atomico (altro che disarmo nucleare!). Ora gli USA potranno usare l’atomica ovunque i loro interessi vitali economici siano minacciati. E’ l’ora di dire NO!! a tutto questo. Noi lo diciamo in questo momento difendendo la 185. Ma è solo il primo passo verso campagna più ampia contro il riarmo, contro la guerra, contro l’atomica. Dobbiamo ritornare a parlare di disarmo, dobbiamo ritornare a dire: “o Dio o la Bomba!” e a rendere la guerra TABU’ (non abbiamo fatto questo con l’incesto?). “C’è un solo modo per uscire da questo macabro gioco di parole – amava dire don Milani -, bisogna che ognuno si senta l’unico responsabile di tutto. A questo patto l’umanità potrà dire di avere avuto in questo secolo un progresso parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico.” Si JAMBO! Alex


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