Mondo

Camerun, cuore italiano

Nel poverissimo Nord del Paese nasce un centro per cardiopatie all'avanguardia

di Emanuela Citterio

La struttura, operativa da poco, è stata finanziata interamente da fondi privati: 7 milioni di euro, raccolti per merito di Cuore Fratello onlus e Bambini cardiopatici nel mondo.
Fino ad ora, nell’Africa Centro-occidentale,
200 milioni di abitanti,
non esisteva alcun reparto
di cardiochirurgia
Un sogno che diventa realtà. Un “centro per il cuore” nel Nord poverissimo del Camerun per curare i bambini affetti da cardiopatie, l’unico presidio di questo livello nell’Africa centro-occidentale. È stato interamente costruito con fondi privati: in totale il «Progetto Camerun», avviato nel 2002 da Cuore Fratello onlus e da Bambini cardiopatici nel mondo, ha smosso 7 milioni di euro provenienti da fondazioni, banche, aziende ma soprattutto da singoli donatori e volontari. «È stata una grande emozione, il 19 novembre, assistere all’inaugurazione del centro cardiologico e, il giorno dopo, vedere le prime operazioni sui piccoli pazienti», racconta Franco Villaggi, vicepresidente di Cuore Fratello. A Shisong, le due associazioni italiane hanno voluto portare un centro di eccellenza medica, in collaborazione con le Suore terziarie francescane di Bressanone che nel 36 hanno costruito un dispensario, poi diventato ospedale, il Saint Elizabeth Catholic General Hospital.
Dal 2002 le due associazioni italiane organizzano “viaggi della speranza” dall’Africa: 122 bambini africani affetti da patologie cardiache sono stati operati finora in Italia. Attorno a loro, ogni volta, si è mossa tutta una rete di volontari e famiglie che hanno dato la loro disponibilità per accogliere i piccoli in casa e accompagnarli nel complicato percorso della riabilitazione. «L’inaugurazione del centro cardiaco direttamente in Camerun rappresenta per noi una svolta chiave» afferma Villaggi. «Ci siamo sentiti pronti a portare qualcosa di valore in termini di tecnologia medica ma anche di formazione direttamente sul posto. Ora i bambini potranno essere curati nel loro Paese, presso un centro gestito da infermieri e medici locali».
Il Camerun è uno dei 40 Paesi più poveri al mondo. E in nessuna delle nazioni confinanti (Nigeria, Repubblica Centrafricana, Congo, Gabon, Guinea) esiste un reparto di cardiochirurgia: un’intera area, quella dell’Africa Centro-Occidentale, che oggi conta circa 200 milioni di persone e in cui finora non c’era una struttura ospedaliera in grado di offrire assistenza a bambini e adulti cardiopatici.
Dopo aver formato quindici persone fra medici e infermieri presso il Gruppo ospedaliero di San Donato Milanese, le due associazioni continueranno a sostenere le attività del cardiac center di Shisong nei prossimi anni. «Alcuni medici italiani si recheranno in Camerun per brevi periodi per continuare la formazione e affiancare il personale locale nella fase di avvio del centro», spiega Villaggi. «I casi più gravi troveranno ancora accoglienza in Italia, presso l’ospedale di San Donato, ma ora i bambini cardiopatici hanno una chanche in più in Africa».


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