Non profit

Cameron: colpisco il non profit per punire gli evasori

Questa (più o meno) la giustificazione al taglio delle agevolazioni fiscali sulle donazioni. Ma anche il Financial Times non ci crede

di Gabriella Meroni

Il tetto alle agevolazioni fiscali per chi dona al non profit è necessario per evitare di fare un favore ai grandi evasori. David Cameron è tornato sulla sua proposta di limitare gli sgravi fiscali sulle grandi donazioni, giustificando un provvedimento con un motivo di sicura presa sul pubblico: incastrare i ricconi furbi che usano la scorciatoia delle charities (che oltretutto non sarebbero neppure operative, secondo il premier, ma create apposta per permettere i giochini fiscali) per non pagare il dovuto alle casse pubbliche.

La spiegazione di Cameron ha suscitato molte perplessità, riassumibili nell’obiezione: ma se il governo sa di queste charities, che di fatto esistono solo per permettere donazioni agli evasori, perché non interviene, mobilitando i poteri ispettivi della Charity Commission? Semplice – risponde oggi con un interessante articolo il Financial Times: perché le charities di cui parla Cameron sono quasi tutte fuori dalla Gran Bretagna.

Tutto prende le mosse da una causa europea promossa nel 2009 da un cittadino tedesco, Hein Persche, contro l’ufficio fiscale della provincia di Lüdenscheid. Persche era imbufalito per essersi visto negare i vantaggi fiscali in seguito a una donazione da lui effettuata a favore di un’associazione non profit portoghese. Motivo del rifiuto, il fatto che l’associazione non avesse sede in Germania. Il probo cittadino non si diede per vinto e si appellò alla Corte europea di Giustizia, che gli diede ragione, sentenziando che nessuno stato europeo poteva discriminare una charity solo perché ha sede in un altro stato membro dell’Unione.

Ne consegue che qualsiasi cittadino britannico – nota il FT – oggi può donare a qualsiasi associazione fuori dalla madrepatria e ricevere comunque i benefici fiscali. Peccato che le associazioni non britanniche non possano essere sottoposte ai controlli della Charity Commission, e quindi nessuno possa dire se effettivamente svolgono il lavoro benemerito che dicono.

Di qui i rilievi del governo inglese. Secondo il ministero del Tesoro, addirittura, molti super-ricchi che dovrebbero versare all’erario centinaia di migliaia di sterline riescono a non pagare un centesimo di tasse proprio grazie a donazioni a finte charities estere, che in realtà sarebbero centri di raccolta del loro stesso denaro, che verrebbe poi girato a loro attività imprenditoriali o perfino usato per divertimenti vari.

Ha ragione Cameron, dunque? No, secondo il terzo settore inglese, ma neppure per il Financial Times. Mettere un tetto alle agevolazioni fiscali, nota il giornale, non frenerebbe se non in minima parte le attività illegali di chi ha deciso comunque di pagare meno tasse, mentre sicuramente scoraggerebbe i filantropi onesti (ovviamente la maggioranza) che ridurrebbero gli importi delle donazioni alle vere charities. Il recupero fiscale per lo Stato britannico, conclude il FT, sarebbe modesto; il danno al non profit, potenzialmente immenso.

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