Welfare
Camere penali: Cari Conte e Bonafede se esplode la bomba carcere sarete i responsabili
Basta menzogne, silenzi e mistificazioni sulla emergenza sanitaria in carcere. Procurare allarme nella pubblica opinione con la falsa notizia che rapinatori stupratori e assassini riempiranno le nostre città, è un atto di irresponsabilità gravissimo il provvedimento riguarda reati di modesto allarme sociale. Se esplode la bomba carcere, dentro ma anche fuori dai penitenziari, sapremo a chi imputarne la responsabilità. La lettera della Giunta UCPI al Presidente del Consiglio Conte, al Ministro di Giustizia Bonafede, all’Onorevole Salvini, all’Onorevole Meloni.
di Redazione
Signor Presidente del Consiglio Conte, Signor Ministro di Giustizia Bonafede, Onorevole Salvini, Onorevole Meloni,
l’altissimo rischio che l’epidemia coronavirus esploda nelle carceri, con le conseguenze catastrofiche che tutti dovremmo essere in grado di comprendere, non consente né silenzi, né mistificazioni circa le misure da adottare con assoluta urgenza.
I penalisti italiani hanno da subito indicato la strada di una drastica semplificazione procedurale della concessione, già prevista dalla legge, della detenzione domiciliare per un numero di detenuti tale da permettere l’immediata soluzione del vergognoso ed oggi esplosivo sovraffollamento delle nostre carceri, tutto da imputarsi alla ottusa, pervicace idea carcerocentrica della pena che vi anima senza sosta, vuoi per convinzione, vuoi per mero calcolo politico.
Procurare allarme nella pubblica opinione con la falsa notizia che rapinatori stupratori e assassini riempiranno le nostre città, è un atto di irresponsabilità gravissimo, visto che la norma esclude il già troppo ampio catalogo dei reati di maggiore allarme sociale, e tutti i detenuti qualificati di particolare pericolosità, ivi compresi gli autori delle recenti sommosse. D’altro canto, che addirittura Iran e Stati Uniti si muovono in questa direzione, non Vi induce a qualche riflessione più seria?
Al tempo stesso, aver subordinato la detenzione domiciliare -per le pene comprese tra sei e diciotto mesi- alla disponibilità dei braccialetti, rappresenta una mistificazione letteralmente truffaldina, indegna della etica pubblica di governo che abbiamo il diritto di pretendere in un Paese civile.
Signor Ministro, Signor Presidente del Consiglio, loro sanno perfettamente che quei dispositivi elettronici: a) sono da anni disponibili in numero limitatissimo, per la incredibile Vostra inerzia nel portarne a termine la pratica dell’ulteriore approvvigionamento; b) quelli disponibili sono tutti impegnati per fare fronte -in modo per di più gravemente deficitario- alle misure cautelari degli arresti domiciliari disposte con quella modalità di controllo.
Dunque: o siamo noi penalisti che diciamo falsità, o Voi avete adottato una misura di intervento sulla emergenza sanitaria in carcere nella piena consapevolezza della sua materiale ineseguibilità, come per fortuna sembrerebbero aver compreso anche autorevoli partners della maggioranza di governo.
Vi chiediamo dunque di comunicare immediatamente alla pubblica opinione: 1. Quale numero di detenuti avete preventivato possa beneficiare, nei prossimi giorni, di una detenzione domiciliare con braccialetto elettronico; 2. Quanti dispositivi vi risultano disponibili effettivamente, cioè al netto delle misure cautelari domiciliari con braccialetto attualmente in atto.
Due domande semplici, due risposte semplicissime. Noi non smetteremo di rivolgervele pubblicamente ogni giorno.
L’unica cosa seria da fare subito è: detenzioni domiciliari con braccialetto elettronico “ove disponibile”, come nella originaria formulazione della bozza di decreto. Basta menzogne, basta mistificazioni, basta procurati allarmi: se esplode il coronavirus nel carcere, le necessità di ricovero non potranno fare distinzioni, come è ovvio e giusto che sia, tra cittadini liberi e detenuti.
La Giunta
Roma, 20 marzo 2020
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