Cultura

Camera/Senato: Marini e Bertinotti: la pratica sociale scala le istituzioni

Due ex sindacalisti ai vertici. Un fatto che conferma come l’impegno sociale sia una scuola di politica. Quella vera

di Savino Pezzotta

Non tutti hanno apprezzato che le massime cariche dello Stato siano state assunte da persone segnate da una forte esperienza sindacale, come Franco Marini e Fausto Bertinotti. Il sindacalista porta sempre con sé la connotazione d?uomo di parte, più di quella di un qualsiasi politico. Il sindacalista è un vero uomo di parte in quanto il suo compito è quello di rappresentare una parte della società. Quello che però si dimentica è che il sindacalismo italiano, pur nelle sue differenziazioni, è sempre stato alieno alla dimensione corporativa e la sua azione è sempre stata orientata, anche nei momenti degli scontri più duri e feroci, alla ricerca del bene comune, come direbbe un cislino; al bene dei cittadini, uno della Uil; agli interessi generale, uno della Cgil. In pratica rifugge sempre dal chiudersi negli angusti spazi del particolare. Questa prassi gli ha consentito, pur nella sua autonomia, di avere sempre una spiccata dimensione e cultura politica. Ecco perché sarebbe bene evitare quell?arricciamento di naso sul duo Marini – Bertinotti, ma prendere atto della peculiarità del sindacato italiano. Non limiterei il discorso al sindacato, essendo convinto che nel nostro paese esista un sociale che è in grado di avere una specifica visione politica, che esercita nella sua autonomia e che gli consente di creare, allevare, generare classe dirigente. I discorsi che i nostri due personaggi hanno fatto al momento della loro investitura hanno avuto il merito di far emergere, proprio in virtù del loro passato di militanti sociali, un sentire che, forse, un politico senza quest?esperienza non avrebbe potuto esprimere. Il sociale come scuola Il dato vero è che il sociale, le organizzazioni di rappresentanza e di solidarietà, sono in grado di generare classe dirigente. Da questo punto di vista puntare con forza sull?autonomia e sull?autorganizzazione del sociale è un modo per arricchire la nostra democrazia. I partiti e le istituzioni in un sistema democratico sono importanti, essenziali, ma da sole non bastano a generare quel pluralismo partecipativo di cui un paese complesso e articolato come il nostro ha bisogno. Il sociale è una scuola, è il luogo dove s?impara a rappresentare i bisogni delle persone e a cercare le strade per risolverli. Stare dentro la società significa cogliere prima della politica i cambiamenti. I cambiamenti in cui oggi siamo immersi sono molto profondi e la politica ha più che mai bisogno di confrontarsi con chiarezza con chi li vive sulla propria pelle ed è in grado di descrivere il nuovo universo sociale, le trasformazioni culturali e antropologiche ed è quotidianamente impegnato a costruire progetti e percorsi che siano in grado di rispondere alla frammentazione, all?individualizzazione, all?atomizzazione personale, all?indebolimento della solidarietà e della coesione sociale con una seminagione tesa a far germinare una nuova coscienza sociale, nuove forme di relazione, di solidarietà, di luogo e d?uguaglianza. C?è nel nostro paese una realtà d?impegno, di lavoro e di creatività sociale e culturale che, con pochi mezzi ma con grande idealità, si impegna per auto-organizzare e creare le condizioni per una gestione autonoma degli spazi di vita; che crede e si impegna a creare le condizioni e gli strumenti di un nuovo sistema di welfare che sappia garantire l?universalità delle tutele e delle promozione anche attraverso forme di partecipazione cosciente e volontaria della mutualità, dell?amicizia, della compagnia e della cura. Esiste nella società italiana – in forme organizzate e con impegno costante – per creare un nuovo intreccio tra uguaglianza, solidarietà e responsabilità, per potersi scambiare informazioni e far crescere professionalità e competenze. E che magari prova anche a ?farsi la mutua? da solo per tutelare il proprio futuro, il proprio sapere sociale, la propria umanità. è qui che oggi si sta veramente facendo esperienza politica, quella concreta che guarda alla persone, ai loro bisogni e speranze. La vera politica L?elezione alla presidenza della Camera e del Senato di due ex sindacalisti deve costituire uno stimolo per i rappresentanti del sociale perché operino con sempre maggiori competenze in modo che, già da ora e nel ruolo che svolgono, si sentano, nella loro piena e radicale autonomia, parte della classe dirigente di questo paese. Questo consentirà che il travaso delle loro esperienze nel circuito politico – istituzionale diventi un fatto naturale e d?incorporamento necessario di sensibilità e competenze di cui la politica ha bisogno, e non sia affidato a cooptazioni, in parte, solo elettoralmente interessate.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.