Ieri, in viaggio per Lisbona, Benedetto XVI nel tradizionale colloquio con i giornalisti in aereo, rispondendo a una domanda è intervenuto con pertinenza e incisività sul tema della crisi economica. Ovviamente, e giustamente, i giornali di oggi si soffermano sull’affermazione del Papa in cui si dice che “La persecuzione per la Chiesa viene oggi dall’interno, dai peccati che sono dentro la Chiesa stessa, e non dai nemici fuori”. Affermazione quanto mai forte e decisiva, un ceffone a tutti quei prelati che avevano parlato di “complotto”. Ma su questo, come dicevo poco fa, troverete materiale abbondante di approfondimento su tutti i media oggi, a partire dai nostri. Quel che non troverete, erchè non un giornale ne fa menzione, è la risposta alla domanda sulla crisi economica, che perciò vi ripropongo.
Domanda: La crisi economica si è recentemente aggravata in Europa e coinvolge in particolare anche il Portogallo. Alcuni leader europei pensano che il futuro dell’Unione europea sia a rischio. Quali lezioni imparare da questa crisi, anche sul piano etico e morale? Quali le chiavi per consolidare l’unità e la cooperazione dei Paesi europei in futuro?
Benedetto XVI: Direi che proprio questa crisi economica, con la sua componente morale che nessuno può non vedere, è un caso di applicazione e di concretizzazione di quanto avevo detto prima, e cioè che due correnti culturali separate devono incontrarsi, altrimenti non troviamo la strada verso il futuro. C’è un positivismo economico che pensa di potersi realizzare senza la componente etica, o malgrado essa, regolato solo da se stesso, dalle pure forze economiche, dalla razionalità positivista, dal pragmatismo dell’economia, l’etica sarebbe una cosa estranea… In realtà vediamo adesso che un puro pragmatismo economico che prescinde dalla realtà dell’uomo che resta etico, non contribuisce positivamente ma crea problemi. Perciò adesso è il momento di vedere che l’etica non è una cosa esteriore ma interiore alla razionalità e al pragmatismo economico. Dall’altra parte dobbiamo anche contestare che la fede cattolica, cristiana spesso era troppo individualistica, lasciava le cose concrete, economiche al mondo, e pensava solo alla salvezza individuale, agli atti religiosi, senza vedere che questi implicano una responsabilità globale, una responsabilità per il mondo.
Una sola battuta a commento. È sotto gli occhi di tutti come la crisi economica iniziata nel secondo semestre 2008 ha sino ad oggi prodotto solo impoverimento della popolazione e non un cambiamento nei comportamenti. Pare, anzi, che nessuno speri in un cambiamento, lavori per un cambiamento, come se tutti stessero solo ad aspettare la prossima tempesta finanziaria perfetta (il fatto che nessun giornale riprenda la breve riflessione del Papa, neppure i giornali economici, lo testimonia). Ebbene, Benedetto XVI, rimette al centro la scommessa dei nostri tempi: “Adesso è il momento di vedere che l’etica non è una cosa esteriore ma interiore alla razionalità e al pragmatismo economico”. Già, adesso o mai più.
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