Sostenibilità

Cambiamento climatico, il ruolo delle donne

L’ambiente colpisce le donne e gli uomini in maniera diversa a causa delle diseguaglianze di genere. Alla Conferenza internazionale in corso a Parigi è uno dei temi in agenda, ma non tutti sono d’accordo

di Mara Cinquepalmi

L’ambiente colpisce le donne e gli uomini in maniera diversa a causa delle diseguaglianze di genere. Secondo le Nazioni Unite, dal 1990 ad oggi la percentuale di popolazione che dispone di acqua potabile è aumentata di 14 punti percentuali.

Nonostante i miglioramenti costanti, la copertura di acqua corrente nelle regioni in via di sviluppo resta molto inferiore rispetto alle regioni sviluppate (49% contro il 96%). Ad essere responsabili della raccolta dell’acqua, però, sono soprattutto le donne: ad esempio, in Africa sub-sahariana lo sono nel 65% delle famiglie rurali. Così come, tra il 1990 e il 2010, la percentuale della popolazione mondiale con accesso all'elettricità è aumentata dal 76 all’83 per cento.

Se le donne, dunque, sono più attente degli uomini nell’adottare comportamenti virtuosi, purtroppo non possiamo dire lo stesso se guardiamo alla presenza delle donne nei processi decisionali e nei lavori legati all’ambiente.

Inoltre, nei paesi sviluppati sono poche le donne che occupano ruoli decisionali nei ministeri competenti. Sempre secondo i dati Onu, a dicembre 2014 in Europa la quota media delle donne era del 28% tra i ministri e il 27% tra sottosegretari all'ambiente.

Di donne e ambiente se ne parla anche alla XXI Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite (UNFCCC), riunita a Parigi. Numerose le iniziative, non solo quelle istituzionali (#genderCOP21 l’hashtag per seguirle su Twitter), che vedono le donne protagoniste del cambiamento climatico.

Siccità, alluvioni ed eventi meteorologici estremi, conseguenze dei cambiamenti climatici, colpiscono soprattutto le donne, ovvero il 70% dei poveri del mondo, ma al tempo stesso le donne svolgono un ruolo fondamentale nelle azioni di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.

«Si stima» spiegano Giovanna Badalassi e Federica Gentile di Ladynomics «che il cambiamento climatico sia causa di circa 400.000 di morti ogni anno, ed i danni economici sono stimati in più di mille miliardi di dollari. Sia le vittime che i danni economici tendono a concentrarsi nei paesi del Sud del mondo, paesi dove le donne dipendono dalle risorse naturali locali, date le loro responsabilità di procurarsi cibo, acqua, e combustibile per scaldarsi o cucinare. Gli effetti dei cambiamenti climatici rendono più difficile assicurarsi queste risorse, rendendo quindi la sopravvivenza di donne e ragazze povere (e delle loro famiglie) molto più complicata. Secondo l’OECD nel 2013 il 29% dell’aiuto bilaterale per il cambiamento climatico dei membri DAC (Development Assistance Comittee) era diretto all’uguaglianza di genere; tuttavia la maggior parte di questo sostegno finanziario non includeva l’uguaglianza di genere come obiettivo primario, ma secondario».

Alla Cop21 l’8 dicembre è stato il giorno dedicato al ruolo delle donne nelle azioni per il cambiamento climatico ed è stato lanciato un programma per l’energia sostenibile, l’imprenditoria e l’accesso che inizierà in Marocco, Indonesia, India, Myanmar, Senegal e Bolivia. L'obiettivo è rimuovere gli ostacoli che le imprenditrici devono affrontare in quei paesi. Aumentare l'accesso delle donne verso l'energia sostenibile e le

opportunità per l'imprenditoria in quel settore sono cruciali per alleviare la povertà energetica e realizzare la parità di genere in tutto il mondo.

Intanto, le donne di Women Climate Justice, una campagna che riunisce organizzazioni femministe di tutto il mondo, hanno lanciato una mobilitazione che ha come parole chiave #womenclimatejustice e #WhatWomenWant denunciando che la parità di genere non è stata ancora inclusa nella sezione operativa nel nuovo accordo sul clima.

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