Climate Change

Eventi climatici estremi, non diamo la colpa al Niño

Tra ondate di calore, incendi, trombe d’aria e tempeste, non c’è più tempo in Italia per negare la crisi climatica. Uno studio recente ricorda il peso dei fossili e il contributo locale e marginale della famosa corrente del Golfo. Ancora una volta, le associazioni ambientaliste sottolineano l’esigenza di adottare al più presto misure adeguate alla gravità del momento, dal Piano nazionale integrato energia clima al Piano di adattamento

di Elisa Cozzarini

Nubrifragio a Milano, luglio 2023
foto Claudio Furlan/LaPresse

L’Italia è al centro dell’hotspot climatico del Mediterraneo, un’area esposta più di altre a eventi estremi e ripetuti, nel contesto di un aumento delle temperature medie globali: è qualcosa che stiamo vivendo con le ondate di calore, gli incendi, le trombe d’aria, le tempeste che colpiscono la penisola da sud a nord, anche in queste ore.

A proposito delle ondate di calore, El Niño (che è un fenomeno naturale) ha probabilmente contribuito alla loro accentuazione in alcune regioni, ma l’aumento delle temperature del pianeta dovuto all’uso di combustibili fossili è la ragione principale della loro gravità. È quanto afferma una recente analisi di World Weather Attribution, un’iniziativa accademica che studia l’attribuzione degli eventi estremi, cioè il calcolo dell’impatto dei cambiamenti climatici su eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità e tempeste.

I doveri della politica

Per il Wwf Italia, i negazionisti stanno facendo perdere tempo ed energie preziose: il Governo e il Parlamento devono assumere la crisi climatica come una priorità e dedicarsi ad accelerare l’abbattimento delle emissioni climalteranti e a perseguire il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5°C.  «I prossimi banchi di prova saranno il Piano nazionale integrato energia clima – Pniec e l’adozione del Piano di Adattamento», ha sottolineato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia». Nel caso del Pniec, ha detto, «bisogna mostrare molto più coraggio e cambiare strada davvero, andando verso l’uscita rapida da tutti i combustibili fossili e il 100% energia rinnovabile. Abbiamo dimostrato che nel settore elettrico è possibile farlo entro dieci anni. Per il Piano di Adattamento, servono scelte precise e risorse: dobbiamo preparare il sistema a gestire le conseguenze su persone ed ecosistemi in ogni ambito. Le città devono avere una pianificazione volta a prevenire il caldo e le isole di calore: è proprio un cambiamento di mentalità e di approccio».

I danni alle nostre coste

Nel Report Spiagge pubblicato da Legambiente proprio oggi, l’associazione raccoglie per la prima volta i dati sugli impatti degli eventi meteorologici estremi sulle coste. Attraverso l’Osservatorio Città Clima, sono stati mappati tra il 2010 fino e giugno 2023, 712 eventi meteorologici estremi lungo le coste italiane sul totale di 1.732: è stato colpito il 37% dei comuni costieri. Le vittime sono state 186 sul totale di 331 in tutta Italia. Le regioni più colpite sono state la Sicilia (con ben 154 eventi estremi), la Puglia (dove se ne sono registrati 96), la Calabria (77) e la Campania (73). In testa alla classifica dei comuni costieri: Bari, Agrigento, Genova, Palermo, Napoli e Ancona.  

«Le coste italiane rappresentano una delle cartine di tornasole più importanti, insieme alle aree urbane, per capire quali processi ambientali e di gestione sostenibile stanno avvenendo sul territorio, ma soprattutto per analizzare gli impatti che i cambiamenti climatici stanno già portando», si legge nell’introduzione del Report Spiagge di Legambiente, «si tratta infatti di aree particolarmente vulnerabili e che, in futuro, lo saranno ancor di più a causa dell’innalzamento del livello dei mari. Luoghi dove si sta giocando una partita delicatissima per via di impatti economici e sociali sempre più rilevanti che interessano larga parte delle aree costiere italiane».

Intanto, mentre si contano ancora una volta i danni del maltempo e si cerca di ripartire, il Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment chiedono l’approvazione di una Legge sul Clima che renda strutturale e sistemica la lotta alla crisi climatica, ne assicuri la governance, fissi l’obiettivo della neutralità climatica prima della metà del secolo e gli obiettivi intermedi, stabilisca un budget di carbonio anche per i singoli settori produttivi e istituisca un Consiglio scientifico per il Clima.  

La foto in apertura è di Claudio Furlan/LaPresse.


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