Formazione

Cambia la 185. Ma non è la fine

Riccardo Troisi, coordinatore della Campagna In Difesa della 185 commenta il sì definitivo della Camera alla ratifica dell'accordo di Farnborough per la ristrutturazione dell'industria europea

di Benedetta Verrini

“Non è una fine. E’ un inizio”. Così Riccardo Troisi, coordinatore della Campagna In Difesa della 185 commenta a caldo il sì definitivo della Camera alla ratifica dell’accordo di Farnborough per la ristrutturazione dell’industria europea della difesa. E alla legge 185 sul commercio delle armi. Dopo 18 mesi di battaglia, fuori e dentro le Aule parlamentari, i protagonisti della Campagna si attendevano questo esito. “Era naturale che si arrivasse alla fine, all’approvazione definitiva” aggiunge Troisi. “Nel frattempo, la Campagna ha lasciato un segno indelebile nel testo di legge e nell’opinione pubblica”. Alla Camera (dove il ddl si trovava in seconda lettura), l’Ulivo si e’ diviso: la Margherita si e’ astenuta, e l’ex ministro della Difesa Mattarella, a titolo personale, ha votato a favore. Il resto dello schieramento ha votato contro, lo Sdi ha votato a favore. I si’ sono stati 222, i no 115, 20 gli astenuti. L’opposizione pur essendo d’accordo con la ratifica (tranne i verdi che hanno criticato anche questa prima parte) ha votato contro il provvedimento perche’ non condivide le modifiche alla legge sul commercio di armi. Dito puntato in particolare su un aspetto: e’ stato cancellato l’obbligo di un certificato d’uso finale che, secondo Ulivo e Prc avrebbe consentito di individuare il destinatario finale e che avrebbe evitato ”triangolazioni” nell’import-export con l’aggiramento del divieto di forniture belliche a paesi nei cui confronti e’ stato dichiarato l’embargo da parte dell’Onu o dell’Ue, e a stati nei quali vengono violati i diritti umani. Il centrosinistra ha ricordato in assemblea il monito di associazioni umanitarie e cattoliche per le quali con il nuovo testo approvato oggi verrebbero cancellati meccanismi di garanzia. Preoccupazioni non condivise dalla maggioranza. Per il presidente della commissione Esteri Gustavo Selva ”le garanzie chieste trovano maggiore conferma con la razionalizzazione della produzione e della commercializzazione. Il presidente della commissione Difesa Luigi Ramponi (An) ha rilevato che l’accordo ”non allarga minimamente la possibilita’ di cessione non controllata a paesi terzi”. E Ramponi ha sottolineato che al senato e’ stata reintrodotta la norma in base alla quale ”tutte le movimentazioni finanziarie riguardanti la costruzione di sistemi d’arma, anche quelle con licenza di progetto, vengano trasmesse al ministero dell’Economia”. Il sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli ha fatto osservare che non si tratta di norme ”volte a scardinare la legge 185 ma di una iniziativa de governo in linea con quelle assunte dal governo D’Alema e dal governo Amato”. Il governo ha respinto la richiesta dell’Ulivo di dividere le norme: da una parte la ratifica (che il centrosinistra avrebbe votato) dall’altra la modifica della legge 185. Nel dibattito e’ stata citata la proposta del presidente brasiliano Lula di tassare il commercio delle armi per aiutare i paesi in via di sviluppo. Ipotesi che piace all’opposizione che ha sottolineato l’obiettivo di riduzione del danno e che Selva ha definito ”strana”: ”Secondo la proposta di Lula piu’ armi si producono e si commerciano piu’ si aiutano i paesi in via di sviluppo. Mi pare una strana concezione”. L’astensione della Margherita e’ stata spiegata da Giuseppe Molinari, che pure non ha taciuto perplessita’ sul testo. ”Il provvedimento non e’ volto ad allargare tout court le strette maglie introdotte dalla legge 185 ma ad estendere al maggior numero di paesi europei una rete piu’ ampia di garanzie tra coloro che in base ad una non bella ma reale classifica risultano essere i principali produttori”. Sergio Mattarella nel motivare il suo voto favorevole ha ricordato che ”la politica estera comune in Europea non e’ possibile senza una comune politica di Difesa e questa non puo’ esistere senza una industria della Difesa comune, senza comuni regole sugli armamenti”. E al termine dell’iter di ratifica – ha rilevato ancora Mattarella, il controllo del commercio delle armi non sara’ indebolito ma intensificato. ”Non intendo regalare questo passaggio alla maggioranza e al governo”. “Sono dispiaciuto” ha commentato il senatore Tino Bedin, della Margherita. Grazie a lui e ad altri colleghi, a Palazzo Madama l’opposizione al disegno di legge è stata molto più compatta. “Evidentemente, i colleghi della Camera non hanno saputo acquisire la stessa riflessione sui contenuti della legge fatta in Senato. Era l’occasione per dare un segnale più compatto all’opinione pubblica, soprattutto perché c’è stata una guerra di mezzo”. “Per quanto ci riguarda, siamo proiettati verso il futuro” aggiunge Riccardo Troisi. “E’ questo il messaggio che vogliamo dare alle migliaia di sostenitori della Campagna. Questo è un inizio perché oggi il sottosegretario Berselli si è formalmente impegnato a incontrare le organizzazioni capofila per discutere della relazione 2003 sull’export di armi. E’ un inizio perché stiamo per lanciare una campagna contro le armi leggere. E’ un inizio perché con il semestre italiano di presidenza all’Unione Europea, dobbiamo lavorare per il potenziamento del Codice di Condotta, in modo da renderlo vincolante”.


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