Si comincia stasera a Edmonton con Canada-Cina, leggermente in ritardo rispetto alla finale di Champions League di Berlino. E si andrà diritti fino al 5 luglio, quando a Vancouver la squadra vincitrice alzerà il trofeo. Il Mondiale femminile di calcio inizia in Canada la sua avventura numero sette. Un’edizione che in Italia in sede di presentazione ha trovato, nonostante le assenze delle azzurre di Cabrini, più spazio del solito (soprattutto per l’”uscita” sul calcio femminile del presidente della Lega Nazionale Dilettanti ora sfiduciato) e che si preannuncia già da record. Per il numero di squadre, 24, una novità assoluta e per i biglietti venduti, già un milione, quando le gare non sono ancora cominciate. Saranno Mondiali che si giocheranno sui campi sintetici (con protesta delle giocatrici) e che hanno visto l’introduzione del test del sesso prima della competizione, dopo i dubbi dell’ultima edizione sull’identità di alcune giocatrici della Guinea Equitoriale.
Una rassegna in cui ci sono tutte le grandi del calcio femminile, dalla Germania agli Stati Uniti, passando per Brasile e Giappone a cui si sono aggiunte ben otto esordienti assolute, tra cui la Thailandia e la Spagna, in cui il futbol femenino è in piena crescita. Tra le assenti, oltre all’Italia non qualificata, la Corea del Nord che è stata escluso per la positività di cinque giocatrici ai test antidoping nel Mondiale 2011. Non mancheranno invece le stelle: il portiere degli Usa Hope Solo, l’attaccante delle statunitensi Abbey Wambach, la brasiliana Marta, la migliore goleador della storia del Mondiale e la tedesca Anja Mittag. Un Mondiale a cui la Panini dedicherà per la seconda volta un album ad hoc di figurine e che potrebbe riscrivere la storia della percezione globale del calcio femminile. Che non è lo sport che qualche nostro dirigente crede.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.