Non profit

Calcio, finale di partita

Lo scandalo delle scommesse rivela un marciume diffuso

di Franco Bomprezzi

In un Paese abituato agli scandali e alle truffe anche le ultime vicende del calcio scommesse vengono assorbite in pochi giorni dall’opinione pubblica, che non vuole rinunciare almeno al sogno del gioco più diffuso e popolare. Ma quanto scrivono anche oggi i giornali è di estrema gravità.

E’ già uscita dai titoli della prima l’inchiesta dei magistrati di Cremona, e sul CORRIERE DELLA SERA dobbiamo andare alle pagine 22 e 23 per trovare ampi servizi sullo scandalo. «Così compravamo i giocatori» è il titolo che apre pagina 22. Scrive l’inviato a Cremona Claudio Del Frate, dopo aver dato conto dei primi interrogatori: “ Se la «testa» stava a Singapore, i tentacoli abbracciavano i campionati italiano e di altri Paesi europei e anche incontri fra nazionali. Il sodalizio, corrompendo alcuni arbitri ungheresi aveva potuto conoscere in anticipo i risultati di Argentina-Bolivia (partita del campionato sudamericano under 20), Estonia-Bulgaria e Lituania-Bolivia (amichevoli). In una intercettazione con uno sconosciuto interlocutore africano, inoltre, Zamperini si dice sicuro del risultato di un’altra amichevole, Bielorussia-Nigeria («La Bielorussia vince 4 a 0, lo sai…»). Il risveglio del vulcano calcioscommesse ha determinato ieri anche dichiarazioni risentite da parte del presidente del Coni Gianni Petrucci: «Il mondo del calcio parla solo di soldi, è ora di darsi un codice etico». Il presidente di Federcalcio Giancarlo Abete dal canto suo ha detto che è troppo presto per prevedere se la nuova indagine porterà a condanne a campionato in corso. Tenendo conto dell’inchiesta di Cremona e di quelle di altre Procure italiane, sarebbero complessivamente 22 le partite di serie A sotto la lente della giustizia sportiva”. E’ invece l’esperto di giudiziaria, Giovanni Bianconi, a ricostruire la vicenda, a pagina 23: “E le vincite delle partite truccate si incassavano dai cinesi a Napoli”. Leggiamo un passaggio significativo: “Poi gli «zingari» dettarono i termini dell’accordo, lo sfregiato parlava in inglese e il suo amico traduceva: «Ciò mi avrebbe fruttato la somma di 40.000 euro se la partita si fosse conclusa con un “over 2,5” (cioè con almeno tre gol, ndr) e di 80.000 euro in caso di “over 3,5” (almeno quattro gol, ndr). Conclusero poi la loro offerta proponendomi un importo superiore a 100.000 euro in ipotesi di risultato esatto, comunque contenente al suo interno una combinazione “over”». I pagamenti sarebbero avvenuti in anticipo, con l’accordo della restituzione in caso di risultato diverso da quello concordato. Lo sfregiato e il suo complice spiegarono a Micolucci anche le modalità sulla manipolazione dei risultati: «Nulla doveva accadere prima del decimo minuto del primo tempo della partita, in quanto le loro giocate si sarebbero svolte esclusivamente “live” su un sito estero, denominato Bobet». Il giocatore corrotto poteva modificare l’accordo originario passando da un “over” a un altro, o addirittura al risultato esatto: «Ciò naturalmente avrebbe fatto variare in positivo il quantitativo della somma corrisposta, raddoppiandola o triplicandola», precisa Micolucci”. Il CORRIERE aggiunge, a piede delle due pagine, una intervista di Arianna Ravelli: “Caniggia, i rimpianti e l’amico Doni: «Era nei guai ma io gli credo»”. Eccone un passo: “Mai avuto sospetti quando giocavate assieme? «Assolutamente no. Ripeto: per me è un bravo ragazzo. Se poi è colpevole, lo saprà solo lui. Stando nel calcio tanti anni mi è capitato di sentire voci di partite vendute. Credo che sia la cosa peggiore: nello sport c’è uno che vince e uno che perde, se si toglie la certezza dei risultati salta tutto. Io non l’avrei mai accettato. Chi ha sbagliato deve pagare, perché alla fine, ve lo garantisco, gli sbagli si pagano sempre»”.

“Sospetti su 22 partite di A e ora spunta la camorra”: taglio bassissimo per LA REPUBBLICA che a pagina 16 e 17 riferisce circa l’ennesimo scandalo calcistico. «Ventidue partite a rischio combine, solo nell’anno scorso, e nove squadre, piccole, medie e grandi, sospette. È la statistica criminale elaborata in questi mesi di indagine dalla task force interforze istituita nel giugno scorso, nel day after dello scandalo Signori, dal ministero dell’Interno», scrivono Giuliano Foschini e Marco Mensurati. Oltre alla Lazio, le squadre della lista al centro delle attenzioni delle procure sono Brescia, Lecce, Bari, Sampdoria, Genoa, Bologna, Cagliari, Napoli. Non tutte le gare dell’elenco sono state compromesse allo stesso modo. Per alcune si tratta di semplici combine di origine sportiva su cui qualcuno ha lucrato, per altre di partite decise e giocate direttamente dalle organizzazioni criminali come quella di Den il singaporiano o, peggio, come la camorra, interessata spesso non solo a lucrare ma anche a riciclare soldi sporchi. E sono proprio le tracce di questa attività camorristica l’aspetto più inquietante dell’inchiesta di Cremona: «A Napoli – dice uno dei pentiti – ci sono degli asiatici che fanno le scommesse, quando vincevi potevi andare lì a prendere i soldi». Oltre a un estratto dei verbali di Vittorio Micolucci, taroccatore pentito, che racconta come andavano gli affari, un pezzo di Paolo Berizzi intitolato “Spese folli, ville e champagne quelle vecchie glorie in vendita per non arrendersi al declino”. La dolce vita, i soldi che diminuiscono e la scelta di non ridimensionarsi a tutti i costi. Anche facendo scommesse. Infine la rabbia del presidente del Coni Giovanni Petrucci: «hanno parlato solo di soldi, sempre di soldi. Non è possibile».

Nessun richiamo al calcio scommesse in prima pagina. IL GIORNALE dedica però ampio spazio all’interno. A pagina 20 l’inchiesta di Luca Fazzo che titola “Sotto esame 22 partite dell’ultima serie A”. «Ed eccola, la “lista della spesa” in serie A dei clan delle scommesse. È il lato ancora segreto dell’inchiesta sul marcio nel calcio italiano, l’indagine della Procura di Cremona che all’alba di lunedì ha portato in cella Cristiano Doni ed altri gregari del network internazionale delle partite truccate», spiega il giornalista che aggiunge, «Coinvolta quasi tutta la serie maggiore: delle venti squadre in campo, solo Inter, Milan, Juventus e Palermo non compaiono nelle partite dell’elenco. Ci sono invece squadre che ricorrono con frequenza: in testa a tutte il Chievo (sei partite sospette), seguito alla pari da Brescia, Bari, Lecce, Genoa e Bologna (quattro partite sospette).
Ventidue partite, trentacinque i calciatori citati, almeno un Nazionale azzurro». In taglio basso Marcello Di Dio riporta il j’accuse di Petrucci nel suo pezzo “Litigi e scommesse e la Lega pensa solo ai soldi”. A lato invece Filippo Grassia firma una sorta di editoriale: “Fuori dallo sport chi bara. Senza pietà”. «Fuori dal calcio chi bara in modo tanto clamoroso e deprimente come Doni, Sartor e compagnia. Senza pietà. Non può esserci pietà per quanti mettono a repentaglio l’integrità dello sport nel modo più bieco: taroccando i risultati delle partite o poi ricavandoci forti somme attraverso le scommesse. È vero che siamo alle prime fasi della nuova inchiesta e che un cittadino va considerato colpevole solo dopo l’ultimo grado di giudizio, ma è altrettanto vero che le accuse mosse dalla Procura di Cremona non lasciano spazio alla fantasia o agli alibi. La giustizia sportiva può già fare il suo corso, non mancano le prove. E, nel momento in cui verrà in possesso del materiale raccolto dagli investigatori, dovrà intervenire con rigore assoluto. Al resto penseranno i tribunali ordinari». Nella pagina successiva Luca Fazzo firma “Per comprare il Gubbio promettevano la salvezza”, in cui c’è la versione integrale del gran rifiuto della faccia onesta di tutta la storia. «Ecco il verbale integrale di Simone Farina, il calciatore del Gubbio che respingendo e denunciando le offerte di Alessandro Zamperini ha consentito la seconda ondata dell’inchiesta sul calcioscommesse», attacca l’articolo.   

“Allibratori senza frontiere. Doni scaricato dalla società” questo il richiamo in prima pagina de IL MANIFESTO per la nuova puntata del calcio scommesse. Un colonnino a piè di pagina che rinvia a pagina 6, interamente dedicata all’argomento. Si apre con “Furbacchioni allibratori planetari” mentre l’occhiello sottolinea “Prime ammissioni negli interrogatori,  l’ex atalantino Doni «scaricato» dalla società e dai tifosi”. Si legge nell’articolo «Dimenticate il negozio di barbiere o l’edicola dove si prendevano le puntate (o il picchetto e la martingala) nelle scommesse illegali degli anni ’80, oggi le agenzie di scommesse sportive proliferano sul territorio, nei giornali (riuscite a scoprire le pagine di pubblicità non dichiarate che escono tutti i giorni sui quotidiani?) e in televisione (stendiamo un velo pietoso sull’imitatore di Ollio a Skysport) ma lavorano principalmente davanti a uno schermo di computer. Oggi Internet (…) permette a gruppi di scommettitori asiatici di mettere grosse somme sulle partite della serie B italiana ma anche su quelle del campionato tedesco o croato. (…)», A fine articolo si guarda poi a Bergamo dove sia la città, sia l’Atalanta stanno «prendendo le distanze e anche la curva bergamasca (…) sembra perplessa» e conclude «(…) in pochi ormai credono al complotto e alla montatura». Nella stessa pagina un affondo sulle scommesse asiatiche nel grande box dal titolo “I «belchinezen»”, spiega il sommario “La polizia olandese li chiama così i cinesi al telefono. Quelli che dalle tribune europee aggiornano il sistema”. Nell’articolo si osserva che al di là delle partite di serie A, della Liga o della Premier League dove gli asiatici si possono più facilmente mimetizzare «Belchinezen sono stati avvistati nel 2008 a Copenhagen, durante la Tivoli Cup, un torneo per ragazzi tra gli 11 e i 19 anni, giocato nei parchi, al quale assistono una trentina di spettatori per ogni partita. I siti asiatici scommettevano anche su quelle (…)» Si ricorda l’inchiesta del giornalista inglese Declan Hill sul «nuovo mondo delle scommesse online legate al calcio, e sulle spiacevoli conseguenze di un giochetto che ha decuplicato in dieci anni i profitti di tutte le agenzie coinvolte, spiega che solo il 40% delle puntate è controllato da organizzazioni affidabili (…)». E descrive il sistema «(…) Capi a Singapore, quadri nell’Est Europa, alleati nelle organizzazioni criminali storiche (camorra, magia). Anelli deboli della catena da cercare tra giocatori, ex calciatori e addetti ai lavori, spesso di (quasi) nessun nome». Il giornalista inglese osserva: «C’è un rifiuto psicologico di ammettere quel che sta accadendo e questo fa della corruzione sportiva il crimine perfetto: nessuno vuole crederci». 

Alla bufera sul calcioscommesse il SOLE 24 ORE dedica solo un pezzo di spalla alla pagina 28 sotto un titolo molto freddo: “A Cremona, Bari e Napoli, indagini su 22 partite di serie A” in cui si mette in rilievo un particolare curioso: «secondo gli investigatori per la corruzione dei calciatori sono state utilizzate banconote da 500 euro, più comode per il riciclaggio». L’edizione on line del quotidiano di Confindustria offre invece un ritratto di Simone Farina, il calciatore del Gubbio che ha rifiutato la combine. Scrive Lara Vecchio: «Due mesi e mezzo fa, in vista della gara ‘incriminata’ del 30 novembre, il biondo difensore riceve la telefonata dell’ex compagno delle giovanili della Roma (nel periodo d’oro quando il vivaio sfornò  talenti come De Rossi e Aquilani) Alessandro Zamperini, finito in manette ieri nella seconda tranche della nuova inchiesta sul calcioscommesse. Qualche convenevole, la scusa di una macchina da vendere, poi la proposta indecente. Gente con un sacco di soldi a disposizione, un’organizzazione che fa capo a un non meglio identificato capo indonesiano che a sua volta, tramite un macedone, metterebbe sul piatto ben duecentomila euro per ‘aggiustare’, perdendola con largo margine, la partita del Gubbio contro il Cesena. La condizione era che Farina convincesse un altro paio di compagni, possibilmente difensori, per la buona riuscita della combine. Il colloquio tra i due si protrae per un po’. Farina dice che non se ne parla, Zamperini insiste. E’ talmente abituato agli accordi facili che non lo ferma neppure il timore di una reazione del compagno… La faccia pulita del calcio da contrapporre al marciume che viene a galla. Lui si defila, lavora sodo per riprendersi dall’ennesimo infortunio, protetto dalla società che ha imposto ai tesserati il silenzio stampa sulla questione. Della vicenda ha parlato solo il tecnico Gigi Simoni, con poche considerazioni sulla vergogna e lo squallore del caso. Quanto al presidente del Gubbio Marco Fioriti, ci ha letto nel pensiero: “Simone non è un eroe ma una persona onesta e normale”».

Nessuno richiamo in prima pagina per il calcio scommesse su AVVENIRE che però apre le pagine di sport a pagina 30. “«Il calcio salvi l’onore»” è il titolo di apertura dedicato all’articolo che ricostruisce gli ultimi fatti  riassunti nel sommario“Calcioscommesse: ieri alla procura di Cremona sono stati sentiti Carrobbio e Zamperini che ha confermato di aver partecipato al tentativo di combine di Cesena – Gubbio. Petrucci tuona contro la Lega di Serie A: «Basta parlare solo di soldi, servono riforme e un codice etico»”. Un’infografica illustra le partite del mirino: dalla serie A alla Lega Pro, a piè di pagina poi affondo su “Bergamo in ansia, una città nel pallone”. Di spalla l’opinione di Massimiliano Castellani dal titolo “Scandalo o farsa? Il “tifo” è una malattia”. Si parte dalle intercettazioni e dagli interrogatori della procura di Cremona «in cui si legge che il “giuoco” del calcio è il passatempo planetario di loschi figuri legati alla peggiore criminalità organizzata. (…) Uno sporco lavoro che fanno in associazione, a delinquere: filippini, macedoni, zingari, italiani e mandorlati balocchi con sede a Singapore. (…) Ai nipotini multimediali dei più caserecci Trinca e Cruciani (fruttarolo e ristoratore, menti del primo Calcioscommesse del 1980) basta un clic di mouse per  giocarsi tutto, perfino su un Cesena – Gubbio di Coppa Italia» e sul giocatore che ha denunciato «Onore a Farina, tutta onestà nel suo sacco, ma qui scende in campo il farsesco: c’era bisogno di addomesticare i giocatori del Gubbio, neopromosso dalla Lega Pro, per perdere contro il Cesena, squadra di serie A? E quelli che tirano in ballo il fratello di Rino Gattuso come “croupier” fidato, non sapendo che il buon “Ringhio” è figlio unico? (…)» Fulminante la conclusione «In troppi hanno scambiato questo sport per una vacca grassa. Ma nonostante le cifre folli che girano ancora, non lo è. Nella follia generale, l’unica frase sensata arriva da un Doni di trent’anni fa, Carlo Petrini: “Se ammazzano la mucca, finisce il latte”».

LA STAMPA punta su una fonte riservata – nome di fantasia “Gabriele” – per raccontare dall’interno i meccanismi dello scandalo combine che sta aprendo squarci incredibili di malaffare sul calcio italiano (e internazionale, visto che la centrale del giro di scommesse sta a Singapore, e a quanto pare opera su tutti i campi del mondo). La fonte “Gabriele” «ha deciso di presentarsi dopo otto appuntamenti mancati, perché forse il suo tempo sta per scadere. Gabriele è una persona nota a chi ama scommettere al nero, non nelle ricevitorie canoniche. Perché è sempre stato nel giro, perché è paradossalmente molto affidabile. Gabriele, di mestiere, fa l’intermediario, in un ambito decisamente illecito. Per dirla in modo meno elegante, aggiusta le partite comprando i calciatori: «L’inchiesta sul calcioscommesse? Un lavoro a metà». Sembra davvero saperne tanto, di questo sistema. «Sono cinque anni che aggiusto partite. Il percorso è sempre quello: assicurarsi un minimo di due giocatori per squadra oppure quattro della stessa formazione. Si lavora sulle partite di Lega Pro e B, raramente su quelle di serie A, perché sono più costose». La torta è allettante: «In Italia sono tantissimi che millantano di fare gli intermediari. Basta fingere di essere amico di qualche giocatore e anticipare, per bravura o per caso, qualche finale di partita. Se sei fortunato guadagni per un po’ ma di strada ne fai poca. E se hai incrociato gente poco simpatica, è meglio che tu sparisca». Per lui è diverso: «Sono 5 anni che vivo di questo. Sono arrivato a guadagnare dai 150 ai 200 mila euro. Faccio la cresta sulle cifre che asiatici o zingari (così chiama i personaggi provenienti dall’Est, compreso l’Uzbekistan, ndr) sono disposti a versare per avere in anticipo la certezza di determinati risultati. Voi pensate sempre a quello finale. Non scherziamo: le combine si fanno sul «gol e gol» (entrambe le squadre a segno, ndr) sugli over (più di due gol, ndr) e anche sui risultati esatti ma con quelli si rischia troppo. Il meglio è il «gol e gol». In Lega Pro, la vecchia C, è una crema: la squadra in trasferta segna, generalmente nei primi minuti, e quella di casa pareggia entro il primo tempo. A quel punto sei già alla cassa avendo investito massimo 15 mila euro. Poi, che giochino liberi e finisca come gli pare». La sua forza? È affidabile. «Sono diventato affidabile con i calciatori perché ho sempre mantenuto gli accordi. All’inizio portavo i soldi subito, quindi sono passato ad un acconto pre gara e al saldo post gara, adesso vado sulla parola e saldo tutto dopo. I giocatori si passano la parola cambiando squadra, ed il gioco è fatto. In genere, prendo contatto la settimana prima della partita da comprare. Il martedì segnalo agli asiatici o agli zingari – ma esistono anche altre organizzazioni con cui non ho mai lavorato (camorra? ndr) – quale partita posso rendere «amica» e gli chiedo i soldi per aggiustarla. Tra i 10 e 15 mila euro per la Lega Pro, 70-80 mila per la B, a volte meno, e 100 mila per la A. Dipende sempre da quale giocatore hai agganciato. In certi casi bastano meno soldi e tu fai la cresta perché mantieni sempre la stessa tariffa». Ebbravo Gabriele.

E inoltre sui giornali di oggi:

RAZZISMO
AVVENIRE – In prima pagina richiamo con foto di teste rasate per “il caso/Su un sito l’elenco di politici, religiosi e magistrati” come il sommario si tratta della “Black list di chi aiuta gli immigrati”. Giorgio Paolucci scrive un commento che inizia in prima e si conclude a pagina 11 dal titolo “i veri nemici del popolo italiano”. Si legge «(…) I promotori del sito Stormfront accompagnano l’elenco con frasi deliranti che cercano inutilmente di dare dignità politica alle loro pulsioni razziste. Prole pesanti come pietre, che non vanno enfatizzate, ma neppure sottovalutate. Deliranti, ma il delirio che abita le menti può diventare il preludio dell’azione, come dimostra quanto è accaduto pochi giorni fa a Firenze (…) siamo convinti che alle follie sia doveroso porre un argine tanto più quando si annidano su internet (…) Per questo è lecito chiedersi se certi siti che diffondo proclami tossici abbiano titolo per restare impunemente aperti. Gli “eroi” di Stormfront se la prendono con personaggi pubblici (…) e li additano come nemici dell’Italia. Ma i veri nemici del popolo italiano sono loro». 

FISCO
ITALIA OGGI – Dedica l’apertura agli imprenditori a cui in queste ore il Fisco sta recapitando dei questionari che  per modalità e tempi stanno facendo discutere la categoria. Torna sul fisco, quello del Paese, con il “caso del giorno” vale a dire la proposta del senatore Pdl Mauro Cutrufo che vuole introdurre una tassa di scopo per chi ha un reddito dai 20mila euro in su. In questo caso si pagherebbe 140 euro il primo anno e poi a salire. Chi non ha figli pagherà di più. La proposta è in linea con quella sostenuta da  “l’Italia c’è” lanciata da Italia Oggi.  La tassa di scopo sarà restituita a partire dal momento in cui lo Stato potrà farlo dismettendo il patrimonio quando il mercato immobiliare tornerà ai livelli pre crisi.  La raccolta sarebbe pari a 400miliardi e fermerebbe la rincorsa agli interessi mettendo la parola fine allo stress da spread. Per il sentore con questa tassa «si risparmierebbero 28miliardi di euro solo d’interessi, dai quali si potrebbero trovare 15miliardi da dare subito allo sviluppo».


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