Cultura

Calabria: una lettera dei Vescovi contro la mafia

Una nota necessaria per tener desta l’attenzione sul problema mafia per tentare di liberare da questo male le nostre popolazioni. Sarà letta in tuttte le parrocchie il 25 novembre

di Sara De Carli

Come Vescovi e Pastori della Chiesa di Dio in terra calabra, avvertiamo l?urgenza di incoraggiare tutti ad operare per un?autentica rinascita morale, sociale ed economica. […] Ad una criminalità dai tratti violenti, nascosti e pervasivi, tesa ad assoggettare risorse economiche, relazionali e sociali, opporremo la cultura della vita e della legalità. In questa sfida, nulla sarà d?aiuto più che la riscoperta della fede nel Figlio di Dio, che si è fatto uomo ed è venuto tra gli uomini ?perché abbiano la vita e
l?abbiano in abbondanza? (Gv 10,10).

Partecipare alla polis contro il potere mafioso
Contro un potere mafioso che permea di sé sia i singoli sia le istituzioni, deve nascere e diffondersi un senso critico capace di discernere i valori e le autentiche esigenze evangeliche. Se da un lato inquietano certe accuse di connivenza tra settori della criminalità organizzata e responsabili della cosa pubblica ai vari livelli, dall?altro risalta, specialmente per il cristiano, la necessità dell?impegno
nella polis, come espressione della carità e dell?amore che il credente vive in Cristo. La carità politica, appunto, e i frequenti casi di corruzione ci spingono non solo a sollecitare la politica al recupero
del valore di servizio, ma ancor più ad esortare i cristiani a non disertare questo servizio, resta quando esso significhi sacrificio e rischio per la propria vita.

Il male è anche l’omissione
Il primo passo, quindi, è la conversione personale e comunitaria, grazie ad un cambio di mentalità nel cuore e nella vita di ogni uomo e donna, di ogni famiglia, gruppo e istituzione, che permetta
di rimuovere le forme di collusione con l?ingiustizia e respingere l?ingannevole fascino del peccato. Attrazione, questa, che avvolge anche le nostre comunità ecclesiali, inducendo a minimizzare la realtà del male o ad assumere un atteggiamento fatalistico di rinuncia. Così anche per la tentazione di rifugiarsi nel privato, separando fede e prassi, o di limitarsi alla denuncia: nel male vi è una responsabilità che è propria non solo «di chi genera e favorisce l?iniquità e la sfrutta», ma anche «di chi, potendo fare qualcosa per evitare, eliminare o almeno limitare certi mali sociali, omette di farlo».

Conversione della famiglia
Non dimentichiamo, sulla scorta del documento ?Chiesa italiana e mezzogiorno?, che «la carenza della famiglia, talvolta la connivenza o peggio l?incoraggiamento della famiglia, alimentano le faide e altre forme di devianza criminosa», ribadiamo la centralità della pastorale familiare. E se da un lato assistiamo ad un processo di disgregazione e di crisi della famiglia, che tocca purtroppo anche la nostra regione, dall?altro abbiamo il dovere di non rimanere a guardare, sospinti dalla certezza che, ben evangelizzata e curata, la famiglia possa ancora essere lievito di una società rinnovata. Un impegno altrettanto forte chiediamo alla scuola, laboratorio democratico di convivenza e di formazione dei cittadini di domani. La comunità scolastica si riappropri della sua peculiare funzione educatrice, coltivando negli studenti la volontà di resistere ai soprusi, alle ingiustizie e ad ogni forma di illegalità, anche strisciante, e sviluppando nei giovani il senso della responsabilità nella difesa dei diritti fondamentali e del rispetto per ogni uomo, vero antidoto alla violenza.

Magistratura, forze dell’ordine e imprenditori
A quanti, in particolare nella Magistratura e tra le forze dell?Ordine, sono chiamati a contrastare la mafia in campo aperto, esprimiamo vicinanza ed un plauso per l?impegno costante della loro opera, spesso nascosta o travisata, e per una dedizione che non di rado li porta a mettere a repentaglio la propria vita. Pur coscienti dei limiti umani, esortiamo la nostra gente ad avere fiducia in questa mediazione così delicata della propria sicurezza da parte di Istituzioni che rappresentano, fisicamente, il presidio della legalità dello Stato.Testimoniamo la nostra vicinanza anche agli imprenditori, perché investano con fiducia, vincendo la tentazione del puro profitto e adottando logiche solidali con le legittime aspettative di occupazione e giusta retribuzione. Invocando la tutela legislativa ed istituzionale, sosteniamo quelli che, speriamo sempre più numerosi, scelgono di difendere il loro onesto operato senza cedere a ricatti, denunziando anzi richieste di ?pizzo? in cambio di protezione o invocando il rispetto della legge di fronte all?assalto di chi vorrebbe sottomettere al giogo dell?usura l?economia calabrese. Essi sappiano che non saranno abbandonati a se stessi. Ma è soprattutto ai giovani, futuro della nostra terra, che volgiamo lo sguardo.

La mafia è contraria al Vangelo
Infine, a tutti i credenti, agli uomini ed alle donne di buona volontà, diciamo apertamente che abbracciare o anche solo simpatizzare con una concezione dei valori della vita quale quella mafiosa
è contrario al Vangelo ed al bene della società e dell?uomo, perché l?appartenenza o la vicinanza ai clan non sono un titolo di vanto o di forza, bensì di disonore e debolezza. Esortiamo perciò il popolo di Dio a compiere ogni sforzo per rinunciare ad atteggiamenti che possano alimentare il fenomeno mafioso. E ciò non solo mediante la condanna di tutte le forme di violenza, ma anche avendo sempre presente che la risoluzione dei problemi personali non va affidata al ?padrino? di turno, ma a chi è a ciò preposto dall?Autorità dello Stato.

Leggi la nota in versione integrale.

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