Non profit

Calabria: politica miope. Fondi a pioggia non vuol dire pioggia di fondi.

Mancanza di coordinamento e “vision” non favoriscono lo sviluppo sociale.

di Redazione

L? indagine realizzata per conto dell?Isfol sui fabbisogni delle imprese sociali calabresi ha evidenziato alcuni punti critici dei progetti regionali di sviluppo. Le politiche regionali a favore dell?imprenditorialità sociale sono basate su due assi: quello del Fondo sociale europeo, in cui le imprese sociali sono degli intermediari e l?utente finale è il beneficiario; e quello del Fondo europeo per lo sviluppo regionale. Gli effetti di entrambi risentono della mancata realizzazione del Centro regionale per l?economia sociale, una struttura innovativa promossa dalla Regione e progettata con il coinvolgimento di numerosi soggetti. Doveva coordinare tutte le azioni di sviluppo a favore delle imprese sociali, così da garantire sistematicità agli interventi fungendo da agenzia di sviluppo per l?intero settore, ma non ha mai raggiunto l?operatività, sia per i motivi addotti dalla Regione (secondo cui l?Unione europea avrebbe sollevato dubbi su alcuni aspetti del progetto bloccandone l?iter) sia per altre ragioni, di natura politica. La presenza di un soggetto cui è demandata la funzione di coordinare gli interventi sottrae margini di discrezionalità al decisore politico il quale, nelle sue scelte, non può trascurare il contesto in cui il suo intervento va a inserirsi. Effetti tangibili della mancanza di una struttura di coordinamento sono evidenti nella gestione dei Patti per il sociale, in cui invece di adottare il modello utilizzato dalla Sovvenzione globale (che ha dimostrato in più di un?occasione di funzionare), si è optato per il finanziamento di 15 Patti a cui mediamente sono andati 500mila euro ciascuno. Non sarebbe stato meglio sostenere con finanziamenti più cospicui un numero limitato di Patti, che comprendessero però un numero maggiore di interventi coordinati? Stessa sorte è toccata agli interventi finanziati nell?ambito del Fondo sociale. Le azioni formative sono state progettate senza tener conto degli interventi a sostegno dell?inserimento lavorativo, col rischio di vanificare gli interventi. di Domenico Marino docente Politica economica università Reggio Calabria

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