Welfare

Calabria, Comune di Riace parte civile contro la ‘ndrangheta

E' l'unico Comune della Locride che ha risposto all'appello del padre di un giovane imprenditore ucciso nel 2005 dalla malavita organizzata. Al sindaco è arrivato l'appoggio della vedova Fortugno

di Daniele Biella

Facessero tutti come il sindaco di Riace, la ‘ndrangheta avrebbe i giorni contati. Anche la vedova Fortugno ha dato la sua approvazione alla decisione di Domenico Lucano, sindaco della piccola cittadina calabrese (famosa per aver ospitato, nel fondale delle sue coste, i Bronzi), di costituire il Comune stesso parte civile nel processo per l’uccisione di Gianluca Congiusta, imprenditore ucciso dalla malavita a Siderno (Rc) nel 2005 per il quale il principale imputato è il Clan Costa.

“Sono con la massima partecipazione a fianco del sindaco di Riace che, primo fra tutti, e sganciato da ogni consorteria, ha deciso di convocare il consiglio comunale con la proposta di modificare lo statuto e prevedere l’obbligo dell’ente dallo stesso guidato, a costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia”, ha detto l’onorevole Maria Grazia Laganà Fortugno, “L’azione del sindaco Lucano va vista come un segnale fondamentale per la coscienza civile della Locride e deve servire da monito per quella classe politica che ritiene opportuna la ‘pacifica convivenza’, e spesso dimentica chi ha perso la vita perché, quella pacifica convivenza, l’ha rifiutata con tutte le forze”.

Riace, poco meno di duemila abitanti, è l’unico Comune che ha risposto all’appello alle Istituzioni lanciato da Mario Congiusta, il padre del ragazzo assassinato, e da alcuni giovani della Locride. Lucano, sindaco dal 2004, ha di recente incontrato Mario Congiusta e ha convocato una seduta del consiglio comunale per martedì 22 gennaio con un solo punto all’ordine del giorno, quello di modificare lo Statuto e inserire una nuova disposizione che impegna il Comune a costituirsi parte civile in tutti i processi per mafia della Locride.

“Mi fido di Mario Congiusta perché leggo nei suoi occhi leggo la lotta disperata per la verità, per questo ho subito firmato”, spiega il sindaco di Riace, “mi ricordo dopo la morte di Fortugno, le fiaccolate i consigli comunali aperti, tutti con fascia davanti alle telecamere. Con le parole tutti siamo bravi a lottare contro la n’dranghete, ma davanti ad un tribunale ci tiriamo indietro: questa è antimafia spettacolo”. Lucano, che ha 50 anni ed è primo cittadino del paese dal 2004, ha sempre tenuto posizioni molto forti e in prima linea sul tema della legalità e dei diritti della cittadinanza. “Oggi non si spende un centesimo per incentivare la politica sociale. C’è invece la corsa per l’opera pubblica, una spesa folle che alimenta una spesa economica collaterale spesso collusa. Perché?”, si chiede Lucano provando poi a dare una risposta, “perché non puoi fare altrimenti quando per vincere le elezioni chiedi sostegno a certi ambienti, poi ti prestano il conto. Così smarriamo il senso del ruolo di amministratori, deturpiamo il territorio e finiamo di essere tutti complici del sistema malato”, afferma.

A testimonianza dell’impegno del sindaco per la sua comunità, vale la pena citare l’esperienza dell’associazione Città futura Giuseppe Puglisi, che proprio nel piccolo borgo calabrese, avallata dall’amministrazione comunale, gestisce luoghi di accoglienza per rifugiati e strutture ricettive di turismo responsabile.

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