Welfare

Calabria, allarme delle Acli: situazione da dopoguerra

Il responsabile regionale Saverio Sergi invoca interventi immediati per sovvenire ai tanti bisogni, dal lavoro che non c'è alla chiusura delle imprese alla povertà. In regione un giovane su due è disoccupato. Le richieste dell'associazione e le proposte per uscire dal baratro

di Gabriella Meroni

“La condizione dell’occupazione in Calabria è difficilissima, è la peggiore dal dopoguerra e colpisce soprattutto i giovani. I dati sono allarmanti in tutti i settori: disoccupazione, chiusura di imprese, carenze nella sanità, povertà diffusa, disagio degli anziani.” E' la denuncia di Saverio Sergi, presidente Acli Calabria, a proposito della situazione calabrese. Nella regione, secondo i dati Istat riferiti al secondo trimestre 2013, la disoccupazione totale era arrivata al 21%, contro il 12,5% della media nazionale. La disoccupazione giovanile è invece al 49%.
“Le Acli – ha continuato Sergi – danno risposte quotidiane attraverso i Punti famiglia e gli portelli Salute e vita. È un lavoro enorme ma insufficiente. Per questo nasce l’incontro con le Istituzioni regionali. Servono interventi immediati per affrontare la condizione calabrese”. 
Proprio per trovare una soluzione le Acli Calabria, guidate dal loro presidente, hanno incontrato il 25 ottobre Nazzareno Salerno, assessore alla Regione Calabria per il Lavoro, la famiglia, le politiche sociali e la formazione professionale. Durante l’incontro le Acli hanno sollecitato l’approvazione delle leggi “Cantieri scuola lavoro” e quella di “Istituzione dei parchi agricoli”, depositate in Consiglio comunale e scritte con la collaborazione delle Associazione cristiani lavoratori italiani calabresi. In entrambi i casi, le leggi potrebbero creare occasioni di crescita e sviluppo per i giovani e per i territori più interni della Calabria.
 


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