Formazione

Cala l’usura o sale la paura?

In quattro anni, il numero delle persone segnalate per strozzinaggio da quasi 4 mila è sceso a poco più di mille. E gli arresti sono stati solo 260. Merito delle nuove leggi? Non soltanto, dicono gli

di Mariateresa Marino

Dal ?94 al ?97 le denunce di reati di usura si sono ridotte di un quarto, da 4.000 a 1.200. Segno che l?usura sta scomparendo, oppure che le vittime preferiscono continuare a subire piuttosto che mandare in galera i ?cravattari?? Gli addetti ai lavori, putroppo, propendono per questa seconda ipotesi. E quindi, secondo loro, il dato, che emerge dal bilancio annuale dell?attività dell?Ambulatorio antiusura, si scontra paradossalmente con alcuni passi avanti compiuti nella lotta all?usura, soprattutto quelli dovuti all?entrata in vigore della legge 108 del ?96.
I primi segnali di un calo delle denunce si erano avuti già in quell?anno, con 2.364 usurai segnalati all?autorità giudiziaria, contro i 3.296 del ?95 e i quasi 4.000 registrati nel ?94.
Altro dato che fa molto riflettere: tra tutte le persone denunciate e quelle arrestate, nel ?97, c?è uno scarto ancora più preoccupante; di ben 1.200 denunciati, solo 260 si trovano in carcere. Il resto sta fuori, senza alcun tipo di controllo e con tutte le intenzioni di continuare nei propri traffici e di infierire sulle proprie vittime.
Ma perché questa resistenza da parte delle vittime alla denuncia? «Le ragioni sono molte e difficilmente raggruppabili», spiega Tano Grasso, presidente dell?Ambulatorio antiusura. «Possiamo solo spiegare quelle che emergono dai nostri contatti e dai colloqui che i nostri operatori avviano con le vittime. Innanzitutto la solitudine di chi denuncia e la mancanza di garanzie anche da parte dell?autorità giudiziaria. E poi, motivo da non sottovalutare, la lentezza dei processi. L?usuraio che non si vede trattare da vero criminale, ritiene di poter continuare a esercitare un potere oscuro e forte sulla vittima».
Insomma, l?impressione è che le istituzioni stentino ancora a dare segnali chiari di repressione di un reato che, dati alla mano, è più che mai lontano dall?essere sconfitto. Anzi, ha esteso il suo potere, infiltrandosi in particolare nelle popolose periferie urbane, ma anche nei piccoli centri e scegliendo le proprie vittime tra i commercianti alimentari, gli artigiani, gli impiegati e i disoccupati.
E le aree del Paese più colpite rimangono sempre le Regioni meridionali, in particolare la Sicilia, la Campania, la Puglia, la Calabria e l?Abruzzo.
Questo non significa che il Nord sia immune dal fenomeno; tra le Regioni settentrionali, è la Lombardia a vantare una presenza cospicua di usurai. «Non è un caso che il reato di usura sia diffuso più al Sud che al Nord», afferma Angelo Bonelli, presidente della Commissione criminalità della regione Lazio e stretto collaboratore di Tano Grasso nell?Ambulatorio.
«Il denaro degli usurai, infatti viene riciclato dalla criminalità organizzata ed entra così a tutti gli effetti in un meccanismo globale di economia». Da qui, sempre secondo Angelo Bonelli, la necessità di creare un vero e proprio pool di magistrati specializzati in indagini di questo tipo, così come per la lotta alla mafia.
L?Ambulatorio antiusura intanto fa la sua parte, organizzandosi in modo da essere presente capillarmente sul territorio nazionale. Da gennaio a settembre del ?97 gli operatori hanno avuto circa 463 contatti; su 50 di questi l?Ambulatorio ha fatto un ?investimento totale?, predisponendo non solo il sostegno psicologico, ma anche un eventuale intervento economico. «L?elargizione del denaro viene fatta solo quando si è certi che la vittima ha preso coscienza del problema e intende affrontarlo ammettendo in primis i propri errori», spiega Tano Grasso. «In caso contrario l?aiuto economico non serve a nulla, anzi spesso danneggia la vittima e non la rende affatto immune dal ricadere nella trappola degli usurai».

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