Volontariato

Cagliari Social Forum, l’ultimo rimasto

Una riunione settimanale nel capoluogo sardo il martedì, dieci fedelissimi attivisti sulla sessantina e pochi giovani: «Siamo ancora vivi perchè abbiamo mantenuto l’idea iniziale di un luogo dove cittadini, associazioni, comitati e collettivi in genere e sindacati possano riunirsi per confrontarsi e decidere iniziative comuni»

di Francesco Mattana

Cagliari  unica piazza italiana in cui il Social Forum è regolarmente in attività. In tanti, nel lontano luglio 2001, avevano partecipato con passione alle manifestazioni contro il G8 di Genova. Purtroppo, poche città hanno mantenuto negli anni il medesimo entusiasmo. Tra queste il capoluogo sardo, dove da dodici anni ci si riunisce nella sede di via Lanusei 19a.
Un punto di incontro settimanale (ogni martedì) aperto a tutti coloro i quali -interiormente convinti che la guerra e le ingiustizie sociali vadano ripudiate senza se e senza ma– desiderano realizzare  iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica.  
Ogni riunione ha una media di dieci partecipanti, prevalentemente donne e uomini che hanno superato i sessanta. Il fatto che i giovani frequentino sporadicamente la sede è sì uno svantaggio, ma nello stesso tempo ha i suoi lati positivi:  gli animatori del Centro provengono da una lunga militanza a Sinistra,  dunque sanno come bisogna organizzarsi per far sì che le iniziative abbiano un buon seguito.
Eppure, nonostante avessero tutti alle spalle un percorso "antagonista", il desiderio di farsi Movimento è scattato a Genova,  durante quelle giornate in cui si sentiva nell'aria che "cambiare il mondo è possibile" non era solo uno slogan, ma un programma attualizzabile.
 
Quali iniziative vengono predisposte durante le riunioni? Manifestazioni, sit-in, volantinaggio nelle piazze e qualunque altro contributo creativo che possa risultare utile alla causa. Tra le Associazioni che collaborano frequentemente col Centro c'è Amicizia Sardegna Palestina, Don Chisciotte  (per la cultura e la promozione sociale), Italia Nostra (per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente), Amici della Bicicletta (per una città a misura di due ruote),  Gettiamo le Basi (in prima fila contro le servitù militari sparse nell'isola), Altragricoltura (nel 2005 il CSF era diventato luogo di aggregazione e dibattito per gli agricoltori che lottavano contro gli sfratti esecutivi delle loro case), Legambiente  (molto significativa la battaglia comune del 2003 per impedire che la Sardegna diventasse deposito di rifiuti radioattivi delle vecchie centrali nucleari). Inoltre il Centro non ha mai rifiutato l'appoggio delle istituzioni quando l'obiettivo da raggiungere è il medesimo (ad esempio, coi Co.Bas c'è un'affinità di vedute su molti temi). 
“Pensare globalmente e agire localmente”: a partire da questo assunto, il Movimento da anni fa sentire la sua voce nell’isola. Sul fronte internazionale, si impegna contro tutte le guerre (e la mentalità militarista per cui la Sardegna è costretta a pagare dazio con le servitù militari); sul versante cittadino, lotta contro la speculazione edilizia che spinge le Amministrazioni (di ogni colore) ad abbattere gli alberi e i monumenti cittadini.
 
Di seguito, l’intervista a due volti storici del CSF: Pinella Depau e Serafino Canepa
 
 
Cagliari è una delle poche piazze italiane con un Social Forum ancora attivo. Come mai?
«Perché, a differenza di altri che non hanno avuto la stessa costanza, abbiamo mantenuto l’idea iniziale di un luogo dove cittadini, associazioni, comitati e collettivi in genere e sindacati possano riunirsi per confrontarsi e decidere iniziative comuni».
 
Qual è il focus principale delle vostre iniziative?
«Sul piano internazionale, il nostro è un NO a tutte le guerre, senza se e senza ma. Ci impegniamo affinché l’opinione pubblica capisca questo: che tutte le guerre si fanno in nome del neoliberismo, perciò la prima cosa da fare sarebbe estirpare la malapianta del sistema economico vigente. Sul piano locale, siamo attivissimi su due fronti: la lotta contro le servitù militari nel territorio sardo; la difesa dell’ambiente ferito e dei beni artistici maltrattati da amministrazioni poco oculate».
 
Parliamo delle servitù militari in Sardegna
«In questi ultimi anni abbiamo partecipato a iniziative, manifestazioni portando in loco –ad esempio a Fluminimaggiore e S.Antioco– la nostra solidarietà agli abitanti e ad alcuni attivisti che presidiavano la zona contro nuove installazioni di radar militari. Siamo stati presenti con sit-in informativi durante le udienze del TAR, attivate per iniziativa di Associazioni e Comuni. In alcuni casi, come appunto Fluminimaggiore e S.Antioco, il risultato di queste lotte è stato la sospensione e messa in mora di lavori già iniziati
Ricordiamo, inoltre, la collaborazione con studiosi di fisica che sono venuti qui da noi a documentare i danni alla salute dei radar di Quirra». 
 
Ultimamente vi siete opposti alla proposta di consegnare allo scrittore David Grossmann la cittadinanza onoraria di Cagliari. Perché?
«Un impegno sempre vivo nel tempo è quello della solidarietà con il popolo palestinese e contro l’occupazione della Palestina, non solo partecipando alle attività dell' Associazione Sardegna Palestina ma anche col boicottaggio dei prodotti israeliani. Di recente il CSF si è pronunciato pubblicamente contro la proposta di dare la cittadinanza onoraria a David Grossmann poiché –al di là degli indiscutibili meriti letterari- ha espresso posizioni non condivisibili a favore del Muro in Cisgiordania, contro il diritto al ritorno degli esuli palestinesi».
 
Sul fronte dei diritti ai carcerati come vi muovete?
«Per quanto riguarda la battaglia di civiltà sulle carceri abbiamo ottenuto talvolta risultati concreti: proprio dalla sede del CSF è partito uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni di carcerazione dei detenuti sieropositivi. Lo sciopero sortì un effetto positivo, costrinse le autorità a prendere provvedimenti in loro favore.
Questo impegno ci ha portato a collaborare alla campagna per la liberazione di diversi compagni arrestati. È il caso, ad esempio, di un capostazione accusato di associazione sovversiva e banda armata, licenziato dalle FS. Dopo 29 mesi carcere, è stato assolto in Corte d'Assise». 
 
Cagliari è conosciuta come città di “palazzinari”. Vi siete scontrati spesso con le lobbies edilizie?
«Abbiamo tentato di evitare la totale distruzione di parti importanti della città: ci siamo opposti all’edificazione di parte del Parco di Tuvixeddu, dando sostegno alle associazioni ambientaliste che hanno intrapreso azioni legali: il risultato, anche in questo caso una piccola vittoria, è la sospensione dei lavori. 
Un’altra battaglia importante  è quella che, allo scopo di salvare gli alberi di Piazza Giovanni XXIII ci ha portato a costituire  un Comitato in Difesa degli Alberi: l’occupazione pacifica del cantiere ha consentito di salvarne oltre cento dal taglio previsto. La piazza, grazie alla nostra vigilanza costante, è stata realizzata senza recidere nessun albero». 
 
La bici è un alleato prezioso nelle vostre battaglie?
«Assolutamente sì, il futuro sarà sostenibile solo se ci abitueremo a inforcare le due ruote. Nel 2008, contro il G8 in programma a La Maddalena, la nostra idea era di arrivare fin lassù pedalando. Poi la sede è stata spostata all’improvviso e abbiamo organizzato una tre giorni a cui hanno partecipato 15 persone (8 ciclisti, fra cui due ragazzi che studiavano nella penisola più alcuni attivisti  e tre macchine al seguito): hanno  raggiunto Nurachi (provincia di Oristano) da Cagliari in tre tappe. A Nurachi abbiamo organizzato  un convegno sul nucleare, ospiti dell'amministrazione comunale (luogo simbolico perché situato nell'area in cui sembrava che il governo volesse collocare una centrale nucleare)».
 
Dodici anni di Social Forum. Qualche sconfitta ?
«Sì, ma tutte battaglie che valeva la pena di portare avanti. Ad esempio il supporto a un Comitato che lottava contro la costruzione di un parcheggio di quattro piani in via Manzoni: la vittoria è stata monca, ma almeno rispetto al progetto iniziale è stato tolto un piano. Poi  nel quartiere Castello l’intervento di alcuni nostri attivisti ha consentito che non venisse raso al suolo lo storico Palazzo Aimerich per costruire al suo posto dei garage sotterranei: gli abitanti del quartiere si sono mobilitati e hanno fatto in modo che i lavori venissero sospesi. Purtroppo, la magistratura per il momento ha dato ragione all’impresa. Ma non è ancora detta l’ultima parola». 
 
In ambito locale quali progetti state portando avanti attualmente?
«Combattiamo contro il minacciato parcheggio sotto le mura di Castello -opera peraltro sostenuta dalla giunta di Centrosinistra, il fuoco amico ci rattrista ancor di più. Abbiamo espresso la nostra documentata contrarietà, insieme a Italia Nostra. Per ora i lavori sembrano sospesi, non sappiamo molto di più. Inoltre siamo impegnati contro la distruzione o la deportazione di bellissimi alberi nella importante passeggiata di Terrapieno. Le forze politiche di maggioranza ci dicono di aver chiesto una moratoria per approfondire, la nostra lotta sta ottenendo molti consensi ma c’è un punto che ci preoccupa: il Comitato Salviamo gli Alberi non è stato ancora ricevuto dal sindaco Massimo Zedda. Tuttavia, continuiamo a credere in questa Giunta. Siamo convinti che ci siano margini di dialogo, come testimonia questa lettera del gennaio 2012. Più difficile dialogare con la giunta Cappellacci, molto meno sensibile rispetto a Renato Soru sui temi ambientali. Questa missiva rivolta all'Assessore all'Urbanistica Paolo Frau riassume le nostre preoccupazioni». 
 

 

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