Energia in periferia
Cagliari, duemila bombole del gas distribuite in sei mesi a oltre 700 famiglie in difficoltà economica
La fondazione Domus de Luna è l'ente attuatore del progetto promosso da Banco dell’energia in collaborazione con Edison. Previsti i tutor per l'energia domestica: aiuteranno le persone a risparmiare nei consumi e utilizzare meglio gli elettrodomestici
Duemila bombole di gas distribuite dalla Fondazione Domus de Luna alle famiglie indigenti dell’area metropolitana di Cagliari. A suscitare meraviglia sono due elementi: il fatto che la distribuzione sia avvenuta in un periodo tutto sommato breve (gli ultimi mesi del 2023 e questo primo scorcio del 2024) e che ancora parecchie abitazioni, in un capoluogo di regione, non siano raggiunte dalla rete del gas. Definirlo “caso Sardegna” è esagerato, ma questa caratteristica fa comprendere ancora il divario energetico tra le varie parti d’Italia: altre regioni del Mezzogiorno presentano lo stesso fenomeno. La particolarità è emersa oggi, nel corso della presentazione di “Energia in periferia”, il format promosso su tutto il territorio nazionale da Banco dell’energia, sbarcato nel quartiere di Santa Teresa a Cagliari grazie alla collaborazione con Edison e Domus de Luna. Il progetto, che darà sostegno a oltre 700 famiglie in condizioni di vulnerabilità economica e sociale attraverso il pagamento delle bollette energetiche emesse da qualunque operatore e l’avvio di percorsi di educazione al risparmio energetico a cura dei Tutor per l’energia domestica – Ted, si inserisce perfettamente nel super collaudato programma “TiAbbraccio all’Exmè”, lanciato nel 2012 da Domus de Luna. Sarà proprio questa prolifica realtà fondata da Ugo Bressanello ad attuare il progetto sul territorio, individuando i beneficiari da coinvolgere e provvedendo al sostegno delle famiglie grazie ai fondi messi a disposizione da Banco dell’energia ed Edison. La fondazione nel frattempo ha individuato, al suo interno, operatori e volontari che si sono formati e si formeranno a loro volta come Ted, per sviluppare competenze che porteranno un beneficio duraturo all’area della Città metropolitana di Cagliari anche una volta terminata l’iniziativa, in modo da diventare una best practice replicabile in altri contesti fragili.
“Energia in periferia” è partito da Milano e ha già raggiunto Roma, Reggio Calabria, Gualdo Tadino, Gubbio, Napoli e Torino. «Per la prima volta, in questa fase, ci siamo trovati di fronte a un contesto nuovo e, dunque, a pagare le bombole del gas anziché le bollette», ha spiegato Laura Colombo, segretario generale di Banco dell’energia. «Non so se sia un unicum in Italia, in ogni caso non ci siamo fermati di fronte a questo ostacolo. Se penso che nel 2016, quando il Banco è stato istituito, nel nostro Paese si parlava pochissimo di povertà energetica: sembrava un problema delle sole realtà del Terzo mondo. Oggi purtroppo non è così e, grazie a una raccolta di 10 milioni di euro, in questi anni siamo riusciti a venire incontro alle esigenze di molte famiglie in difficoltà. Secondo l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica – Oipe (dati 2022), sono due milioni le famiglie italiane a rischio scivolamento verso la vulnerabilità energetica, pari al 7,7% della popolazione, ma il dato è più elevato in Sardegna con una percentuale pari all’11,8%. Dai dati Ipsos si evince che il concetto di povertà energetica è noto al 66% degli italiani, per lo meno a grandi linee, mentre solo il 6% circa conferma un’elevata familiarità. In futuro è previsto l’ampliamento degli interventi, con l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica (non sempre accessibili alle famiglie in difficoltà economica). Nel lungo periodo puntiamo alle comunità energetiche».
«Siamo orgogliosi di supportare economicamente 700 famiglie cagliaritane del quartiere di Santa Teresa», ha detto Emanuela Gatteschi, amministratore delegato di Gaxa (Gruppo Edison). «L’energia è un bene essenziale per la vita di tutti i giorni e lo diventa ancora di più nelle realtà sociali o geografiche fragili. Cagliari è una città servita da una rete che porta aria propanata nelle case. È più estesa di quanto si creda, e forse occorrerebbe una migliore comunicazione da parte nostra, tuttavia potrebbero esserci ancora dei tratti incompleti in periferia. Ecco spiegato il ricorso di molti nuclei familiari alle bombole del gas».
I lavori, moderati dalla giornalista Cristiana Aime, sono stati seguiti da numerosi abitanti del quartiere, che in questi giorni parteciperanno agli incontri con i Ted. «Da 22 anni cerchiamo di fare del nostro meglio», ha esordito il padrone di casa, il fondatore di Domus de Luna, Ugo Bressanello. «Devo confessarvi che però non lo facciamo volentieri: fosse per me, lo chiuderei anche domani, perché vorrebbe dire che l’emergenza è finita. La verità è che non possiamo più parlare di emergenza, perché ormai sono anni che si va avanti così. Il nostro progetto “TiAbbraccio” da dodici anni coinvolge 2.500 famiglie, cioè più di 7.000 persone, di cui 2.000 minorenni e 300 bambini di età inferiore ai 3 anni. Numeri che non accennano a diminuire. Sia chiaro: ben vengano le iniziative come queste, che danno una boccata d’ossigeno alle famiglie schiacciate dal peso dell’inflazione e del lavoro precario. Siamo orgogliosi di ciò che facciamo ma è negativo il perdurare della crisi. Occorrono politiche del lavoro serie per spezzare questa tendenza, e credo che dopo tutti questi anni di attività in prima linea possa permettermi di dirlo: non tanto come Ugo Bressanello quanto come Fondazione Domus de Luna, che è fatta di tante persone, in buona parte volontari che comprendono anche ex assistiti».
Superata l’emergenza pandemia, bisogna ancora fare i conti con quella economica. «Ormai basta poco per trovarsi in difficoltà, siamo tutti più fragili», ha proseguito Bressanello. «Sì, 2.584 famiglie da assistere sono troppe per una città così piccola, non è ammissibile. Mi auguro che, con la nuova Giunta regionale, ci siano risposte più strutturali. Non esiste che un privato sociale si occupi di temi così grandi. Ben venga la rete, ma serve una svolta. All’Exmè siamo circondati di beni di prima necessità. Siamo stanchi di sentire le promesse dei politici in campagna elettorale, vorremmo vedere interventi mirati e più efficaci, anche sfruttando meglio le risorse destinate ai lavori socialmente utili. Noi non ci tiriamo indietro, ma c’è troppa burocrazia che spesso non ci permette di fare meglio le cose. Dando più fiducia a certe organizzazioni del Terzo settore, si potrebbero evitare tanti passaggi e ostacoli inutili: avremmo anche migliori risultati in ambito sociale e forse spenderemmo meno soldi. È una delega che lo Stato deve concedere a chi opera da tanto tempo».
I servizi erogati da Domus de Luna attraverso “TiAbbraccio”, per un buon 50% sono destinati alle famiglie di Cagliari, il 20% a quelle di Quartu Sant’Elena (dove è stato aperto da due anni il “Non Negozio”, che mette a disposizione scarpe, abiti e cappotti di tutte le taglie) e il restante 30% agli altri Comuni dell’area metropolitana. Dal 2020, con l’insorgere della pandemia, questo intervento ha registrato una crescita esponenziale, al punto da essere esteso e rafforzato per poter soddisfare tutte le richieste d’aiuto: oggi sono 7.148 gli iscritti al servizio (erano 2.980 nel 2020). Ci lavorano quotidianamente 40 volontari. Va detto che, nella Città metropolitana di Cagliari, che conta 17 Comuni per una popolazione di circa 432mila abitanti, il 39,9% delle famiglie ha un reddito inferiore ai 15mila euro annui. Il 30% dei residenti dichiara un peggioramento della propria situazione nell’ultimo periodo.
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