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Cagliari, con la Dad record di iscrizioni in Psicologia

Nel 2020, grazie al lockdown, una clamorosa impennata di iscritti non residenti in Sardegna: dal 3,5% del 2018 la percentuale è salita al 37,8%. La didattica a distanza è all'origine di questo dato curioso. Ma è un'arma a doppio taglio, di cui non bisogna abusare. Il parere degli psicologi

di Luigi Alfonso

La pandemia ha prodotto un record curioso all’Università degli studi di Cagliari. Nel 2020, cioè nel periodo più critico, il corso di laurea di Psicologia ha registrato, a sorpresa, un’impennata di iscrizioni di studenti non residenti in Sardegna al primo anno del corso di laurea triennale. La curiosità salta fuori grazie a un lancio dell'agenzia giornalistica Agi. «È vero, siamo passati da una percentuale di iscritti provenienti da altre regioni pari al 3,5%, nel 2018, al 37,8% nel 2020», racconta Cristina Cabras, docente di Psicologia sociale e coordinatrice dei corsi di Psicologia dell’Ateneo cagliaritano. «Vuol dire che questo corso di laurea ha una buona attrattività verso l’esterno e che le difficoltà dovute all’insularità sono state superate dal ricorso alle nuove metodologie didattiche».

L’Università di Cagliari, sin dalle prime settimane di lockdown, aveva introdotto le lezioni a distanza che, evidentemente, hanno incoraggiato studentesse e studenti che risiedono in altre regioni, anche se poi si è passati a un sistema d’insegnamento misto.

«Rispetto al dato nazionale, che parla di una media del 34,2% di studenti fuori regione, quella del corso di Psicologia di Cagliari è di quasi il 38%. Abbiamo superato anche quella delle università del Mezzogiorno, che si è attestato al 25%», spiega Cabras. «Bisogna tenere conto che questo corso è a numero programmato, cioè ogni anno consente l’accesso a un massimo di 250 studenti. In media, vengono presentate 900 domande l’anno: nel 2018 gli iscritti e le iscritte a questo corso, non residenti in Sardegna, erano 6, nel 2019 sono diventati 10 mentre nel 2020 sono stati 88, sempre su un totale di 250. La differenza è tangibile».

«L’esperienza del lockdown – prosegue la professoressa Cabras – ci ha costretti a trovare nuovi sistemi per interagire con gli studenti per garantire a tutti il diritto allo studio, anche in situazioni estreme come quelle vissute nel 2020. È stata una grande opportunità durante i periodi bui della pandemia, e alcuni elementi positivi li ritroviamo ancora oggi. Anche se, va detto, la percezione della qualità didattica è più bassa, sia da parte dei docenti che degli studenti. Soprattutto i primi hanno avuto non pochi problemi nella riformulazione delle modalità didattiche che non possono essere identiche a quelle in presenza, e che vanno ripensate totalmente. È decisamente complicato dover tenere conto contemporaneamente dell’interazione di chi sta in aula e chi sta on line, perché vanno stimolati diversamente».

«Indubbiamente, con la Dad è più facile iscriversi e muoversi», è il commento di Angela Quaquero, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Sardegna. «Attraverso questa modalità, si va a cercare la soluzione che in qualche modo ci soddisfa di più. Certo, non si tiene conto del fatto che è Dad sino a un certo punto, perché ormai da un po’ di tempo a questa parte si lavora in presenza. Piuttosto, credo che sia preoccupante in un altro senso: l’università non è fatta soltanto di lezioni e laboratori, bensì di vicinanza, prossimità, confronto, gruppi che si formano e lavorano insieme. L’apprendimento è fatto di socialità, la conoscenza diventa più stimolante e vivace se è fatta in gruppo. Si rischia di individuare un fattore di utilità e comodità, quali sono le piattaforme on line, svilendo l’importanza della presenza fisica. Anche quando ci sono antipatie e conflitti, è pur sempre vita. Mi fa piacere che si scelga Psicologia e che si scelga Cagliari, ma attenti a non sminuire l’importanza della socialità».

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