Non profit
Caffo: «La vera sfida sul web è rendere tutti responsabili»
Per il Presidente di Telefono Azzurro il Paese è pronto per affrontare con maturità i grandi temi del digitale in rapporto ai giovani, facendo sedere a un tavolo regolatori, aziende e società civile. «Dobbiamo creare un ecosistema con la persona al centro, mobilitando risorse e intelligenze per pensare ora il futuro che ci attende domani»
di Marco Dotti
Si è celebrato oggi, in tutto il mondo, il Safer Internet Day, giornata internazionale dedicata alla sicurezza in rete dei minori. Un'edizione, quella del 2021, che è stata dedicata all'uso positivo e in sicurezza della rete. Tante le iniziative organizzate oggi, tra cui si segnalano quelle di Telefono Azzurro. Ne parliamo con il suo Presidente, il professor Ernesto Caffo.
Intelligenza Artificiale, algoritmi, piattaforme… Negli eventi di quest'anno, Telefono Azzurro ha affrontato ogni aspetto della sfida digitale…
Il tema centrale in questa serie di incontri è il futuro del digitale. Se non riusciamo a capire e comprendere il disegno generale che c'è, da una parte, sul piano economico e dall'altra su quello sociale non riusciremo a cogliere le sfide che ci si presenteranno. La conoscenza digitale diventa, pertanto, il perno su cui far leva. Per noi, che dobbiamo capire qui e ora come si delineerà questo futuro e per le giovani generazioni che si troveranno a viverlo e ad abitarlo.
Le tecnologie, però, si sviluppano oggi senza un sistema di governo e di regole, per cui diventa difficile comprenderne la traiettoria…
Questo è un altro, grande tema. Manca un governo condiviso a livello globale e le regole stanno nascendo adesso, con grande ritardo, in un mercato già determinato. L'elemento chiave che, in questo mercato, determina lo sviluppo è però la raccolta del dato (i Big Data) e soluzioni elaborate sul piano economico. L'economico è ciò che determina lo sviluppo del sistema, mentre l'etica, i valori e la persona passano in secondo piano.
Che fare, allora?
La ragione del nostro percorso è stata quella di far emergere che non possiamo affrontare i problemi che sorgono dal digitale solo in chiave economica e, casomai, prendendo solo il sintomo di un disagio sociale che si materializza in fatti che ben conosciamo (pensiamo al suicidio legato al social Tik Tok)…
Intende dire che, anziché al sintomo, dobbiamo andare alla radice o, come dicono gli esperti di etica digitale, al design…
Esattamente. Dobbiamo costruire un ecosistema che abbia al centro la persona e consideri il digitale come qualcosa che va usato. Va usato, ovviamente, partendo dai valori della persona e della relazione. Telefono Azzurro si è sempre occupato delle conseguenze e delle problematiche legate ai fenomeni digitali, pensiamo alla pornografia online. Ma, oggi, ci siamo resi conto che raccogliere "pezzi" serve, ma non basta. Dobbiamo andare in alto: per questa ragione da alcuni anni abbiamo deciso di coinvolgere a uno stesso tavolo aziende, decisori politici istituzionali e intellettuali.
Per anni, gli adulti non hanno voluto vedere gli enormi rischi generazionali che avanzavano con l'avanzare del digitale. Oggi, invece, molti hanno aperto gli occhi.
C'è più consapevolezza?
Le aziende si stanno muovendo, le istituzioni si stanno svegliano e moltissime persone si dichiarano disponibili a mettere in condivisione le proprie competenze per capire meglio e più a fondo questo mondo. Il Paese è certamente più preparato, ma soprattutto è preparato a una svolta. Ma inanzitutto si sta affermando la consapevolezza che essere nei social non è banale. Stare in una rete sociale confonde i piani della dimensione del proprio sé e i confini generazionali, tutto questo porta degli effetti anche molto profondi. Data questa consapevolezza, bisogna fare un passo avanti…
In questa partita, che cosa possiamo fare?
Dobbiamo, prima di tutto, riflettere insieme. In secondo luogo, senza creare allarmismi dobbiamo rendere tutti responsabili. In terzo luogo, data la maggior consapevolezza del Paese rispetto alle grandi sfide del digitale, dobbiamo capire come dar voce a questa realtà. Dobbiamo cercare di raccontare il digitale con una fortissima attenzione al sociale. Perché l'educazione delle prossime generazioni passa attraverso tantissimi canali, non solo quelli formali della scuola. Il digitale è il canale principale ed è lì che dobbiamo concentrare i nostri sforzi.
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