Non profit

Cade la neve, si ferma il Nord

Cronaca di un disastro annunciat:o: auto bloccate, treni e aerei in crisi

di Franco Bomprezzi

La Caporetto dei servizi pubblici, venti centimetri di neve a Milano paralizzano la metropoli, e non va meglio per treni e aerei, mentre anche in Europa il gelo fa danni. Oggi è questa l’apertura di quasi tutti i giornali che sono riusciti ad arrivare in edicola.

“Il nord d’italia si ferma per la neve” titola in apertura il CORRIERE DELLA SERA di oggi. Le Ferrovie: portate panini e coperte. A Milano scuole chiuse, soldati per spalare. I servizi vanno dalla pagina 2 alla 6. Paola D’Amico e Gianni Santucci raccontano la giornata campale di ieri nel capoluogo lombardo: “Il giorno dei pendolari in trappola, quattro ore per uscire dal centro”: «…ieri da Milano è stato impossibile uscire, in macchina e in treno. Alle cinque del pomeriggio la metropoli si è trasformata in un carcere sporco e ghiacciato. Ore 18, il tracollo va in onda su trenta monitor dell’unità di crisi del centralissimo palazzo dei vigili. Bloccate tangenziali est e ovest. Immagini tutte identiche: fiumi di luci rosse sfuocate in lentissima processione». Tanti i racconti dei disagi raccolti dal quotidiano. Un pendolare ha impiegato 4 ore per andare da via Famagosta a Vigevano, 37 chilometri di strada. Un altro ha scelto il treno, ma arrivato in stazione ha realizzato che il convoglio per Saronno non c’era: «meglio quattro ore di macchina o un treno che non esiste?». “Le città fragili” è il titolo del commento di Giangiacomo Schiavi. Scrive Schiavi: «…Va in tilt Milano, ma l’emergenza si ripete a Brescia, a Varese e Bergamo, dove una neve canaglia blocca ogni mezzo in circolazione. Non usate l’auto, aveva detto il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, mettendo le mani avanti con un allarme preventivo, evitando le rassicurazioni dell’anno precedente, quando quaranta centimetri di neve avevano sepolto l’efficienza ambrosiana. Non è stato ascoltato: perché è difficile muoversi senz’auto a Milano per un esercito di pendolari che non hanno alternative se vanno verso ospedali, aziende, negozi lontani dal metrò; e perché da giorni i treni in Lombardia, Emilia e Veneto viaggiano con ritardi apocalittici che non si conciliano con i cartellini da timbrare in ufficio: anche ieri, causa freddo, duecento locomotori non sono arrivati a destinazione. Milano si è sforzata di essere normale nei suoi ritmi di vita e di lavoro, ma ha pagato un conto salatissimo per non aver spento qualche motore. Fin dai primi centimetri di neve è apparsa evidente la vulnerabilità di una città prigioniera di un traffico caotico e problematico, con pochi vigili in strada e troppe auto in doppia fila: difficile, quasi impossibile uscire dall’imbuto verso le tangenziali già intasate e vicine al collasso». Al black out ferroviario sono dedicate le pag 5 e 6. La prima si occupa di Italia (“Guasti a bordo, vagoni gelati. Moretti: vestitevi più pesante”, con l’ad Moretti che si vanta: «In Europa viaggiamo solo noi»”), la seconda del terzo giorno di blocco dell’eurostar che attraversa la Manica: “Da gioiello a incubo, processo all’Eurostar”.

LA REPUBBLICA apre sull’emergenza freddo: “La neve paralizza il Nord scuole chiuse, 350 treni fermi”. Un bollettino assai negativo per l’efficienza settentrionale e per le Ferrovie dello Stato, il cui ad, Mauro Moretti, è arrivato a esortare: «portatevi coperte, panini e bevande calde». Sei pagine di cronaca della giornata nera in cui non si contano i disagi. A Belluno, un ospedale ha trasferito 60 malati perché l’impianto elettrico è saltato, a Bologna l’aeroporto ha cancellato 300 voli. Le istituzioni, con il sale, spargono ottimismo:  secondo Bertolaso «il paese non è nel caos mentre 10 o 15 anni fa si sarebbe bloccato», per Moretti  «se confrontiamo i dati che ci arrivano dai paesi europei la situazione non è poi così tragica». Sarà. Verrebbe da chiederlo ai passeggeri coinvolti dai disagi di cui parla Roberto Bianchini in “Vagoni come freezer tra ritardi e porte bloccate in tilt tutto il Nord Est”. Una fotografia accurata dei molti disagi, ma in chiave milanese, la fa anche Fabrizio Ravelli: non seguendo il consiglio del vicesindaco, i cittadini hanno preso anche ieri la macchina e così si sono ritrovati ostaggi del generale inverno (mandando in tilt la città). De Corato, annota il cronista, ha scoperto così che la metropoli senza auto è meglio. Peccato non vi siano alternative per moltissimi cittadini (circa 500 dei quali hanno passato la notte a Linate). Oggi le scuole sono chiuse e dovrebbero arrivare 500 soldati e il generale inverno sarà sconfitto dalla truppa… Non è comunque andata molto meglio in Europa: «manca solo che ci chiedano di attraversare la Manica a nuoto» commenta sarcastico un viaggiatore che intendeva raggiungere Londra da Parigi. Eurostar – che garantisce si fa per dire – quella tratta ha in effetti fatto una figura barbina: i treni ad alta velocità sono fermi da giorni. Sarkozy ha convocato il presidente della compagnia.

“Lo stallo di un paese ghiacciato” è il titolo di pagina 3 del SOLE24ORE che dedica la prima al maltempo e la seconda al caos in Europa. A pagina 3 invece si analizzano appunto i disagi provocato dalla neve a pendolari e cittadini, con un occhio particolare – in stile SOLE – all’aspetto economico: «Il mio volo è stato annullato a causa del maltempo, a cosa ho diritto? Il mio treno è stato cancellato, a cosa ho diritto? La class action può essere intentata dai passeggeri?» recita un bel box di FAQ. Risposte: due sì (i passeggeri degli aerei hanno diritto ad assistenza e un volo alternativo; la class action potrà essere avviata dal 1° gennaio) e un no (le Ferrovie non sono obbligate in caso di maltempo a fornire assistenza o trovare una soluzione di viaggio alternativa). E comunque, il meteorologo Mercalli assicura: «Emergenza finita, arriva il libeccio», quindi basta con –10, anche se non è esclusa altra neve. Quanto alla questione del gelo rispetto al riscaldamento globale, per Mercalli «le due cose non sono collegate» perché «sui cambiamenti climatici si ragiona in termini di secoli».

AVVENIRE apre la prima pagina con la notizia delle morti dei senzatetto: in Europa sono già 80 le vittime, di cui 9 in Italia. Il quotidiano di piazza Carbonari mette in risalto  le problematiche  a cui le associazioni stanno cercando di far fronte. Raffaelle Gnocchi della Caritas Ambrosiana dice «il coordinamento milanese ha funzionato, il comune ha  mobilitato nove unità di strada dell’associazionismo suddividendo la città in aree. Resta però scoperto il centro dove dormono almeno 150 persone. I tendoni montati sinora e le atre strutture sono troppo lontani per loro. Inoltre il comune dovrebbe istituire un numero verde per raccogliere le numerose segnalazioni di cittadini che chiamano enti assistenziali segnalando casi di persone che dormono per strada». Paolo Pezzana della Fiopsd afferma: «I piani antifreddo sono stati organizzati per tempo. Nonostante ciò però l’assistenza ai senzatetto nel nostro Paese resta ferma a livello assistenziale, manca una politica e così queste persone hanno sempre meno diritti delle altre. Se non fosse per l’intervento delle associazioni i punti di accoglienza resterebbero vuoti». Dopo l’esperienza di queste ore anche una proposta: «Chiederemo al Governo di aiutarci a costruire un osservatorio specifico come quello delle morti in carcere». Sul tema l’editoriale a firma di Giuseppe Anzani che sotto al titolo “La vampa gelida e le nostre scialbe provvidenze” commenta la notizia del barbone morto a Milano «la capitale morale d’Italia» così: «Il povero, il morto di fame, il morto di freddo riappare ogni volta all’indomani delle dottrine e delle prassi politiche che da opposte sponde hanno seminato promesse e mietute sconfitte. La difficoltà (dei clochards, ndr) chiede una nuova chiave di soccorso  alle nostre scialbe provvidenze. E’ questa la vampa possibile, nel freddo che ci scuote, è di familiarizzare il dolore. Sono i poveri riempire il presepe se la buona novella che viene dal cielo è una familiarità definitiva d’amore».

L’emergenza maltempo è trattata da LIBERO con la consueta ironia. Nei vari pezzi pubblicati oggi, LIBERO se la prende con la stampa in generale, con i politici e con gli ambientalisti. Nel pezzo “Anche le cronache sono congelate per l’emergenza che c’è da tempo” LIBERO accusa gli addetti a lavori di essere rimasti a descrivere l’emergenza maltempo secondo parametri tipici di 20 anni fa. Andrea Scaglia fa la cronaca meteorologica del 22 dicembre del 1986 e la dedica «a quelli secondo cui il fatto che, sotto Natale, nevichi magari un po’ più del solito e faccia freddo è da considerarsi un evento eccezionale. Questo meteorologicamente parlando. Se poi si vuole parlare di capacità organizzative, ecco, in questo caso il discorso è un altro. E visto l’argomento, va coperto con un velo. Pietoso». I politici sono il target del pezzo “Piccoli geni fioccano: Lasciate a casa l’auto e niente ferrovia”. Profeti di sventura, così i politici sono chiamati nel pezzo i vari presidenti di regione, gli assessori comunali, i sindaci e i vice sindaci, «che si sono impadroniti subito di palco e microfono per dettare le loro ordinanze alla città e alla stampa». Il politico più gettonato nel pezzo è il vice sindaco di Milano. «Già da domenica pomeriggio, lo zelante vice di lady Moratti diffondeva accorati e imperativi messaggi via radio e tv e appena i primi fiocchi scendevano su Milano, dettava alle agenzie un comunicato che stillava malizia vendicativa a occhio nudo». Steccatina anche agli ambientalisti di ritorno dal vertice sul clima. «A Copenaghen ci si è stracciati le vesti in attesa delle catastrofi derivate da surriscaldamento globale» si legge nel  pezzo  “Altro che surriscaldamento questi sbalzi del clima sono nella norma”, «e intanto la gente batte i denti per via delle temperature polari». Ma niente allarmismi. Secondo Teodoro Georgiadis, ricercatore all’istituto di Biometeorologia del Cnr, «non siamo alla glaciazione. Arriverà si, ma non è possibile prevedere quando».

Nelle due pagine dedicate al «Natale al gelo» su IL FATTO QUOTIDIANO non si parla tanto di maltempo e disservizi quanto delle numerose proteste degli operai che rischiano il posto di lavoro e salgono quindi su tetti e ciminiere. La loro situazione, nota IL FATTO, è ovviamente resa più drammatica dalla neve e dal gelo. I casi raccontati sono tre: l’Ispra di Roma, dove alcuni dipendenti sono sul tetto da 29 giorni al freddo (a rischio ci sono 230 contratti); la Fiat di Termini Imerese, dove la fabbrica è occupata (ma la neve non c’è); la Yamaha di Monza, dove invece nevica pesantemente ma nonostante ciò 4 operai hanno passato la notte sul tetto della fabbrica come negli ultimi sette giorni. La Yamaha, conclude IL FATTO, chiude lo stabilimento e ha deciso di licenziare senza ammortizzatori 62 persone.

“Nord sotto la neve, Milano nel caos” è il richiamo in prima con cui LA STAMPA sottolinea che «sono bastati venti centimetri di neve per fermare Milano e buona parte della Lombardia». Massimo Gramellini firma “Che gelido trenino”, un commento, sempre in prima, con cui ironizza sulle Ferrovie dello Stato: «ancora l’altra settimana Mauro Moretti, amministratore FS, celebrava le magnifiche sorti e progressive dell’Alta Velocità» salvo poi, con l’arrivo della neve, invitare lui stesso «i passeggeri a munirsi di coperte, maglioni, acqua e panini». Aggiunge poi sarcastico: «era questa la dimensione epica che sognavamo». La prima delle due pagine dedicate al maltempo titola “Dopo i treni tocca agli aerei: il Nord va in tilt” a firma di Antonella Mariotti che regala una panoramica del disagio. Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria totalmente bloccate. Sia stazioni che aeroporti inagibili o in tilt e oggi «scuole chiuse a Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Varese e Milano». “L’efficientissima Milano si consegna ai soldati” di Suzanna Marzolla che racconta le inefficienze nel capoluogo lombardo. «Ancora una volta prevedibile e prevista, è arrivata la grande nevicata. Ancora una volta Milano è crollata sotto i fiocchi». Tutto questo nonostante gli sforzi del Comune «che non ha saputo gestire il traffico».  

E inoltre sui giornali di oggi:

CLASS ACTION
CORRIERE DELLA SERA – “Class action (impossibile) contro la mala-burocrazia”. Scrive Sergio Rizzo: «Ecco quindi che chi, dal primo gennaio, vorrà promuovere una class action contro un’amministrazione inefficiente (ma sono esplicitamente escluse le authority, il Parlamento e gli altri organi costituzionali, i tribunali e la Presidenza del consiglio con tutti i suoi ministeri senza portafoglio) dovrà mettere in conto che per prima cosa non potrà chiedere nessun risarcimento. Allora a che cosa serve? Semplice: a «ripristinare la corretta erogazione di un servizio pubblico». Già, ma in che modo? Accertato il disservizio, il Tar dovrebbe ordinare all’ufficio inefficiente di cessare l’inefficienza. Ma se non obbedisce? In questo caso, dice il decreto legislativo Brunetta, approvato definitivamente giovedì scorso dal Consiglio dei ministri, «si applicano le disposizioni di cui all’articolo 27. comma 1, n. 4, del regio decreto 26 giugno 1924, n. 1054». Traduzione del geroglifico: ci pensa il Consiglio di Stato. E la cosa viene comunicata anche alla Autorità «antifannulloni». E le sanzioni? Boh… «Ma c’è di più. Perché il decreto prevede che lo stesso meccanismo si applichi pure alle azioni collettive intentate contro i «concessionari di servizi pubblici»: come le Ferrovie o la Rai».  

NUCLEARE
LA REPUBBLICA – Arriva il decreto sui siti. Sarebbero cinque in pole position per la candidatura, ma ai comuni che accettano l’impianto arriverebbero 20 milioni l’anno di compensazione: è questo ciò che il governo intende per concertazione. Oggi Scajola dovrebbe portare questa proposta al consiglio dei ministri. Le cinque zone sono: Vercelli, Rovigo, Piacenza, Montalto e Termoli. Gli ambientalisti annunciano battaglia.

PAPA
AVVENIRE – Il quotidiano della Cei dedica le pagine 4, 5 e 6 dell’edizione di oggi all’incontro fra Benedetto XVI e la Curia romana. Nel  discorso, che il quotidiano pubblica in versione integrale alle pag. 5 e 6, il Papa ha ripercorso gli eventi del 2009, un anno in gran parte nel segno del Continente Nero: prima con il viaggio a marzo, poi a ottobre con il sinodo in Vaticano. AVVENIRE sottolinea anche il passaggio in cui il Papa ha affermato che «la pace può realizzarsi solo se c’è riconciliazione e i vescovi sono pastori non guide politiche».

SALUTE
LA REPUBBLICA – Secondo il Censis che ha reso nota l’indagine per la ricerca biomedica, gli italiani tornano al pubblico: accettano di mettersi in coda pur di risparmiare le spese mediche (è il 35% della popolazione) e rinunciano a quelle non fornite dal Ssn, come per esempio quelle dentistiche. Un italiano su cinque rinuncia così a curarsi. La domanda di prestazioni pubbliche potrebbe aumentare anche nel 2010. Urge quindi il taglio degli sprechi.

STATI UNITI
SOLE24ORE – “La riforma del dottor White House” è il bel titolo di un commento in prima sul  «battesimo» della riforma Obama, ieri al Senato: con 60 voti contro 40 i senatori democratici hanno superato l’ostruzionismo dei rivali repubblicani. Certo, dovranno farlo altre quattro volte almeno perché il piano del presidente Barack Obama diventi legge, ma «la lezione è molto importante. Se davvero Obama ce la farà sarà la prima, grande, riforma sociale di un democratico» dai tempi di Roosevelt. E «Obama sa che un successo sulla mutua mobiliterà la sua base più del Nobel per la pace e dell’esercito a Kabul». Tuttavia ci sono due preoccupazioni: primo, «nessuno sa bene quanto la legge costerà», secondo è «orrendo il clima in cui la riforma sta nascendo» perché «la riforma divide anziché unire». Morale? «La favola della sanità Usa parla a noi europei e italiani: senza un diverso consenso la politica del coltello è la sola disponibile».

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