Cultura

Cacciari: punto primo, ridiamo vita alla politica

Sinistra e no global che rapporto? Le risposte del filosofo ed ex sindaco di Venezia. Brani dal suo intervento sul settimanale Vita

di Redazione

Globalizzazione. Non è una novità. Sono decenni che questo processo è in corso e trascina le nostre vite. Oggi è più evidente perché la sua presenza si è fatta più prepotente. Ma, come gli economisti hanno dimostrato, la globalizzazione non ha smesso di crescere neppure nella stagione dei totalitarismi. Gran parte dei nostri destini dipendono da fattori tecnico-economico-finanziari, che apparentemente dominano quelli politici. Dico apparentemente perché, in realtà, c?è una regia politica che guida questa subordinazione della politica a quei fattori. Ci sono soggetti sovranazionali (penso alla Banca mondiale o al Wto), all?interno dei quali le grandi potenze contano in maniera schiacciante, che guidano questo processo. E sono certo che il disagio nei confronti della politica che oggi i giovani avvertono, abbia la propria radice psicologica in questa emarginazione della politica, che non può più rivestire la sua funzione vitale di contraddizione dialettica del potere economico. Non dimentichiamo che questa non subordinazione della politica è stata il vero segreto dello sviluppo occidentale.

La sinistra e i no global
La situazione è così difficile che mi sarei stupito se il centrosinistra si fosse mostrato in grado di confrontarsi e di dialogare con il movimento di Genova. Ma come può un muto parlare? Oggi la sinistra è come un soggetto con la lingua tagliata: per metà sono in ricerca di un nuovo assetto organizzativo; per un?altra, vedi i diessini, stanno vivendo un?agonia infinita. Insomma è un soggetto senza lingua, quindi impossibilitato a ogni confronto e dialogo.

La ?disgrazia? di Tangentopoli
La prima Repubblica era destinata a finire. Ma se l?ordine delle cose fosse stato quello naturale, avremmo avuto nei primi anni 90 la fine del Pci, conseguenza del crollo del Muro di Berlino. E intorno al 2000 la fine per estinzione del blocco moderato di Dc e Psi. Tangentopoli ha invertito l?ordine dei fattori, creando nell?ex Pci l?illusione di poter sopravvivere e dando tempo al blocco moderato di trovare una sua nuova rappresentanza: e se non fosse spuntato Berlusconi, ne sarebbe senz?altro saltato fuori qualcun altro.

Individui e comunità
Per una critica reale della globalizzazione bisogna intendersi bene sul termine comunità. Perché c?è la comunità intesa come concetto di terra e di sangue, con tutte le varianti tragiche che abbiamo sperimentato anche in anni recenti. Poi c?è la comunità come prodotto locale del globale. Il globale infatti non vive nella stratosfera: circola per il mondo ma poi atterra e determina la faccia di tanti luoghi. Quella comunità non potrà per principio confrontarsi con il globale in quanto ne è un prodotto, ne dipende. Infine c?è la comunità intesa come il luogo in cui elaboriamo una nostra cultura, nel senso meno intellettualistico del termine. Ma questo processo non viene giù dal cielo. è il frutto di un?educazione costante. La tua appartenenza a quella comunità la ricrei continuamente, trasmettendo valori, trasmettendoli criticamente e in maniera viva. Ma oggi chi educa chi? E siamo in grado di ripensare le nostre scuole e tutte le istituzioni culturali alla luce di questa idea?

Comunità e immunità
Parlare di comunità aperta è una ridondanza: la caratteristica di essere aperta è compresa nella parola stessa. Sapete qual è il termine opposto a comunità? è immunità: un luogo chiuso, inattaccabile. Ma un luogo che non sia aperto al dialogo, che non sia disposto a percorsi comuni non può essere comunità. Per esempio, mi chiedo se la piazza di Ascoli, scelta come manifesto di questa tre giorni di Vallombrosa, sia un luogo aperto o chiuso. Dove sia in questo quadrilatero così suggestivo l?apertura verso il mondo. Dove sia, tra la gente che lo popola, la consapevolezza che comunità è il contrario di immunità.

La democrazia degli sportelli
Come si concilia la democrazia che è uno spazio eclettico e per così dire politeistico, con la comunità che è l?opposto? La democrazia comporta un indebolimento dell?ethos comune che fa da collante della comunità? Non sono domande scontate. E non sono processi spontanei quelli che portano a una soluzione. Se lasciamo le cose come stanno avremo una comunità prodotto locale del globale e una democrazia completamente formale, ridotta a una procedura in cui vengono nominati gli addetti agli sportelli, qualsiasi coalizione governi. Ci può essere l?addetto più simpatico o meno, più sensibile al sociale o meno, più o meno ladro, ma la sostanza non cambia. E sappiate che questa democrazia formale, quella degli addetti all?amministrazione, non è certamente la causa ultima che ha portato le comunità a dissolversi.

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