Gianfranco Serioli, un passato da calciatore professionista (Piacenza, Atalanta e Monza), oggi membro della segreteria dell’Aic, ha seguito da vicino tutte le fasi che hanno portato il Consiglio direttivo della Serie C a deliberare la regola degli under. «Il provvedimento», spiega Serioli, «prevedeva l’obbligo di schierare un giocatore nato dopo il 1° gennaio 1981 e un altro nato dopo il 1° gennaio 1983. Come sindacato abbiamo manifestato il nostro disappunto, facendo iniziare in ritardo le partite dei play off e play out». Da quel momento è iniziato un braccio di ferro tra Aic e Lega di C, con Petrucci, commissario della Federcalcio a far da mediatore. Dopo uno sciopero minacciato si è giunti alla soluzione. «La nuova norma», afferma Serioli, «prevede l’obbligo di inserire all’arbitro almeno 4 giocatori under 20 per la C1 e 5 per la C2. Inoltre è stato creato un fondo federale di 12 miliardi gestito dalla Lega di C».
Vita: Il provvedimento precedente, però, quali effetti ha già dispiegato?
Serioli: Intanto ha scatenato la caccia ai baby calciatori, con inevitabile innalzamento dei prezzi di mercato; in secondo luogo ha creato maggiore disoccupazione perché tanti giocatori, anche giovani, con il contratto in scadenza, si sono visti negare la conferma.
Vita: Ma il nostro calcio ha così tanti under 20 pronti per la serie C?
Serioli: Io posso dire che le squadre di C non riusciranno a provvedere alle loro esigenze con i propri vivai. Ecco allora il ricorso al mercato estero e ai prestiti delle grosse società che vorranno molti soldi e non concederanno più il premio-valorizzazione.
Vita: E questi ventenni che fine faranno?
Serioli: Sono preoccupato. Un conto è giocare nel campionato “primavera”; tutt’altra cosa è cimentarsi tra i professionisti. Io ho il forte dubbio che più d’uno si brucerà.
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