Non profit
Cè chi rincorre la piazza e chi rincorre la realtà
A che serve contrapporsi alla Marcia di Assisi e manifestare con le bandiere americane se non a soffiare sul fuoco dell'antiamericanismo?
Evai con il teatrino: il 10 novembre si farà la Marcia per la guerra, perché questa è, nella sostanza, la manifestazione pensata da un giornalista che ha nostalgia di manifestazioni di piazza, Giuliano Ferrara, e che è stata sostenuta entusiasticamente da un presidente del Consiglio che non si rassegna al ruolo di uomo di Stato. Non saranno soli in piazza, perché quello stesso giorno, a rendere compiuto il teatrino, scenderanno in piazza anche i due leader di ciò che resta del Gsf: Agnoletto e Casarini sempre più necessari ai piani di chi sogna di tenere il paese in trincea, estenuato da scontri ideologici sempre più lontanti dal piano della realtà.
Davvero una triste prospettiva: tutto si consuma sul piano della rappresentazione mediatica, sotto la regia di personaggi che, a partire da Silvio Berlusconi, sono nati dai media e hanno fatto dei media il loro habitat. Personaggi divisi dalla fede politica, ma uniti nello stesso snobistico disprezzo per le conseguenze dei loro gesti, uniti da una stessa irresponsabilità. A che serve manifestare con le bandiere americane se non a soffiare sul fuoco dell?antiamericanismo che in Italia ha radici profonde e lontane? E a che serve contrapporsi con una manifestazione alla Marcia di Assisi se non a ridurre a teatrino la civilissima domanda di pace alzatasi domenica 14 ottobre?
Ma questo è il punto: è il paese mediatico che cerca di affondare e silenziare il paese reale.
Ci sono, in effetti, due numeri che possono far perdere il sonno ai capicomici del paese mediatico. La prima riguarda proprio la Perugia-Assisi: calcoli fatti con calma nei giorni seguenti hanno portato a considerare ragionevolmente che i partecipanti siano stati oltre 300mila. Lo conferma, analisi alla mano, Flavio Lotti nell?intervista pubblicata a pagina 13, in cui, con molta civiltà, contesta ai mass media il modo con cui l?evento è stato raccontato. Addirittura qualche testata non ha dedicato neppure un titolo alla più grande manifestazione per la pace della storia italiana. Se un quarto di quei ragazzi avesse presenziato a un qualsiaisi concerto, si sarebbero sprecate analisi sociologiche e sentenze tuttologiche. La seconda cifra è quella, clamorosa, dell?audience conquistata dal film di Roberto Benigni, che lunedì 22 è stato seguito da ben 16 milioni di spettatori. Che cosa c?entra Benigni? Innanzitutto La vita è bella ha stravinto la sfida con lo spettacolo simbolo del paese mediatizzato, cioè Il grande fratello in versione hard: e questo è certamente un segnale impressionante di quali siano le domande e le preoccupazioni delle persone normali nell?Italia di oggi. In secondo luogo, il film premiato con l?Oscar era stato quasi criminalizzato proprio da quell?ingombrante e onnipresente giornalista che ha lanciato l?idea della Marcia per la guerra. In terzo luogo, La vita è bella è il film di un grande attore e poeta che ama la realtà, che se ne lascia commuovere e stupire, che, senza nascondere la drammaticità delle cose, sa ancora darsi l?umile compito di seminare speranza.
Fossimo negli arroganti registi del paese mediatico saremmo anche noi davvero preoccupati. Questa Italia silenziosa, che non sente bisogno di pubbliche relazioni, che non si sente diminuita dal fatto di non avere telecamere puntate su di sé, è molto più forte e cosciente di sé di quanto nessuno potesse pensare.
PS: Piccola controprova di questo ragionamento è anche il compleanno che questo giornale festeggia il 27 ottobre: sono sette anni di Vita. Sette anni che ci hanno permesso di diventare grandi, restando liberi. I numeri oggi dicono che la sfida di Vita era una sfida ragionevole, proprio perché con il giornale sta davvero crescendo un?Italia diversa. In questi tempi così drammatici e resi ancor più cupi dall?irresponsabilità di tanti, la tenacia con cui questo giornale esce ogni settimana e la tenacia con cui migliaia di lettori ogni settimana lo cercano, è un fatto che ci riempie di orgoglio e di gratitudine verso chi lo ha caparbiamente voluto e fondato. Benigni ci perdoni: anche questa Vita è bella.
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