Famiglia

Bye bye tendopoli

I piccoli afghani di Roma Ostiense trasferiti nei centri di accoglienza. Ma l'emergenza rimane

di Redazione

L’Albero dalla Vita Onlus, impegnata da oltre 13 anni sul fronte del disagio minorile,  giudica positivamente il trasferimento, annunciato per oggi, dei profughi afgani della tendopoli della stazione Ostiense in strutture dignitose e rispettose dei diritti umani. Ma denuncia anche che «il problema dei minori afgani che transitavano e transiteranno in futuro per Roma è lungi dall’essere risolto». Il previsto trasferimento di 150 profughi afgani della tendopoli di via Capitan Bavastro, nei pressi della stazione Ostiense di Roma, presso tre centri di accoglienza comunali, non è una notizia completamente positiva.

 
I minori che intendono raggiungere parenti ed amici in altri Paesi europei, infatti, sono la maggioranza di coloro che ogni settimana approdano a Roma dopo un lungo e pericoloso viaggio. Una volta raggiunta l’Italia cercano di muoversi il più possibile nell’ombra per evitare di essere coinvolti all’interno delle strutture di assistenza dove necessariamente terminano il viaggio. Di conseguenza, se da un lato chiudere il campo profughi è un obbligo morale, dall’altro rimane la problematica di chi accoglierà i minori che arrivano in stazione e non hanno alcun punto di riferimento. «Il rischio vero», sottolineno da L’Albero della Vita, «è che questi minori incontrino ancora più difficoltà nel loro viaggio e che siano potenzialmente esposti a rischi maggiori di prima». Per questo motivo L’Albero della Vita ha attivato da alcuni giorni un servizio informativo e di orientamento mobile, gestito e coordinato da operatori dell’organizzazione e destinato al sostegno dei minori afgani e di tutti i profughi ospiti della tendopoli per orientarli nella fruizione di servizi sanitari, legali, amministrativi.

Per affrontare l’emergenza dei profughi afgani nel campo di Roma, allestito lungo una polverosa strada tra la linea ferroviaria e alcuni cantieri edili senza alcun tipo di struttura igienico-sanitaria minima come i bagni, negli ultimi tre mesi l’onlus ha effettuato oltre 20 interventi, tra cui l’installazione di due cisterne d’acqua della capienza di 2.000 litri l’una e 1.500 l’altra, per sopperire alla mancanza di acqua potabile nella tendopoli dopo il taglio avvenuto in primavera dell’unica fonte idrica condivisa con il cantiere edile adiacente il campo. Nel corso della sua attività, L’Albero della Vita ha individuato oltre 50 minori che hanno transitato per Roma prima di ripartire alla volta di altre nazioni europee, dove avrebbero raggiunto amici e parenti. I ragazzi hanno un’età media di 15 anni e mezzo e sono arrivati nel nostro Paese dopo lunghi e pericolosi viaggi. Di loro solo 15 erano accompagnati e vivono ormai stabilmente da più di un mese nel campo. Tutti gli altri sono già ripartiti alla volta di altre mete europee (Inghilterra la maggior parte, ma anche Germania, Svezia, Danimarca, Olanda e Francia).

E il fenomeno coinvolge anche gli adulti: in soli 2 mesi ne sono stati visti passare almeno 300 per il campo di Roma. Una cinquantina di loro non è ancora ripartito (tutti in attesa di ricorso o anche con documenti validi). Molti di quelli che sono riusciti a raggiungere gli altri Paesi, invece, sono stati rimandati indietro dalle autorità del posto, perché arrivati clandestinamente e con le impronte digitali registrate in Italia. Anche loro sono giovanissimi, hanno in media 28 anni e comunque non superano i 40. Vivono in tende di fortuna prive anche dell’acqua, e sono costretti a sopportare una situazione igienico-sanitaria pessima. In attesa di un posto di lavoro che non arriva, di una casa che non c’è, per uscire da questo eterno cerchio e da questo migrare alla ricerca di cibo, di cure mediche, di vestiti, di documenti, senza però riuscire a vedere un futuro sereno.

 

foto © Gilberto Mastromatteo

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