Non profit
Buste di plastica completamente biodegradabili? Un miraggio da non credere. Lo rivela l’Istituto superiore di Sanità
Pubblicità ingannevole
di Redazione

Promettevano buste di una plastica «completamente biodegradabile». E sono appena stati sanzionati dall’Autorità per la concorrenza. Il motivo? Pubblicità ingannevole. Un verdetto che giunge all’indomani del pensionamento dei tradizionali sacchetti per la spesa, e al quale l’Agcm guidata da Antonio Catricalà è appena giunta (con multe da 20mila a 40mila euro) dopo un’analisi particolarmente complessa.
Nel 2009 tre operatori – Italcom, Arcopolimeri e Ideal Plastik – hanno pubblicizzato su web un additivo chimico, l’Ecm Masterbatch Pellet (realizzato da un’azienda americana, Ecm BioFilms Inc. con sede a Painesville, Ohio). Una promozione secondo la quale l’Ecm avrebbe la capacità di rendere biodegradabili e compostabili diverse materie plastiche tradizionali con un’efficacia superiore al MaterBi (realizzato dalla Novamont che utilizza materie prime rinnovabili di origine agricola). Prevedibile la reazione di Novamont che si è rivolta all’Authority. Come ha fatto del resto Legambiente insospettita dalle promesse. Che in effetti non avevano proprio un low profile. «Se un prodotto plastico contiene almeno l’1% di additivo Ecm, rispetto al peso, l’intero prodotto risulterà essere completamente biodegradabile», ad esempio.
L’Agcm ha aperto un fascicolo con l’obiettivo di verificare l’appropriatezza dei concetti di «biodegradabilità» e «compostabilità» (se usati in modo ingannevole, avrebbero potuto essere lesivi della concorrenza). Missione in effetti non semplice. Tant’è che è costretta a chiedere un parere all’Istituto superiore di Sanità. Fatti gli accertamenti necessari, l’Iss conclude che il messaggio pubblicitario «fornisce informazioni in modo ambiguo, in quanto… i manufatti additivati con Ecm risultano biodegradabili in percentuali variabili, in funzione del polimero di base, ma in tempi piuttosto lunghi che andrebbero a ricadere nella fascia scarsamente biodegradabile». Analogo il giudizio sulla compostabilità: «Le materie con Ecm non risultano compatibili con il processo di compostaggio in quanto non subiscono idoneo fenomeno di disintegrazione». Un parere di cui l’Authority non poteva non tener conto e infatti, recepite anche diverse memorie dei tre operatori e di Novamont, ha espresso le sue valutazioni conclusive (pubblicate sul Bollettino settimanale del 17 gennaio). Precisato che «nella sua consulenza l’Iss ha evidenziato come non esista in sede scientifica una definizione univoca di biodegradabilità, né le normative vigenti consentono di individuare con certezza una nozione di biodegradabilità alla quale fare riferimento in sede di comunicazioni commerciali», l’Authority puntualizza che «oggetto di valutazione sono i claim». Ovvero i messaggi pubblicitari. Ebbene: «Tali messaggi», ha concluso l’Agcm, «risultano ingannevoli in quanto privi delle specificazioni necessarie in merito alle effettive caratteristiche delle proprietà di biodegradabilità delle materie plastiche indotte dall’utilizzo dell’additivo Ecm».
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