Welfare

Busta paga più leggera per i dipendenti stranieri

Presentato uno studio della Fondazione Moressa sugli stipendi di dipendenti italiani e stranieri a confronto

di Redazione

Quasi 300 euro in meno di un dipendente italiano. È quanto percepisce un dipendente straniero, in media 987 euro al mese, (il 22,9% in meno del collega italiano). Nelle regioni settentrionali, soprattutto del NordEst (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto) la busta paga è “più ricca” e vi è un minor differenziale con gli italiani. Le donne straniere guadagnano appena 797 euro al mese, nessun vantaggio salariale per gli stranieri più istruiti, migliori retribuzioni per chi lavora nei settori del trasporto/comunicazione e nelle costruzioni, più basse per chi opera nell’agricoltura o nei servizi alla persona. Tra le prime 5 nazionalità più rappresentate, il salario annuo di un dipendente marocchino è equivalente alla ricchezza prodotta da 5,5 marocchini rimasti in Patria, 6,5 se si tratta di filippini. Questi alcuni risultati di uno studio della Fondazione Leone Moressa che ha analizzato le retribuzioni mensili dei dipendenti stranieri nel quarto trimestre 2010.

Nelle aree settentrionali gli stranieri guadagno mediamente di più rispetto a quelli che lavorano nel Mezzogiorno: si tratta di comparare ad esempio i 1.159 euro al mese di un immigrato che lavora in Friuli Venezia Giulia e i 674 euro di uno straniero in Calabria. Ma il Sud si differenzia anche per il maggiore gap retributivo tra dipendenti stranieri e italiani: se in alcune regioni settentrionali i differenziali non superano i 300 euro, in alcune regioni del Sud il gap retributivo oltrepassa i 500 euro (come in Basilicata). I dipendenti stranieri di sesso maschile, oltre a recepire un salario mensile mediamente più alto delle donne (1.135 euro vs 797 euro), mostrano dei divari retributivi meno ampi rispetto alle retribuzioni dei dipendenti italiani dello stesso sesso: si tratta del 19% in meno per i maschi rispetto al 29,4% delle donne.
Il titolo di studio non ha alcuna influenza sul livello salariale degli stranieri. Le retribuzioni percepite da coloro che hanno un basso livello di istruzione (nessun titolo, licenza elementare e licenza media) non differisce di molto da quanti invece hanno il diploma superiore. Diverso è invece il caso dei laureati che ricevono in media al mese 1.123 euro. Ma più aumenta il livello di istruzione, maggiore è il gap con i dipendenti italiani con le medesime caratteristiche.

I dipendenti inquadrati con contratti a tempo indeterminato guadagnano poco meno di mille euro al mese, mentre coloro che sono a tempo determinato ricevono 926 euro. Nel confronto con gli italiani emerge come i differenziali siano però più evidenti tra i primi rispetto ai secondi. Non esistono invece grosse differenze con gli italiani se si considera il reddito di un dipendente straniero che lavora a tempo pieno (-20,1%) o a tempo parziale (-17,6%). I dipendenti stranieri nel settore dei trasporti sono quelli che guadagno di più (1.348 euro); seguono quelli del comparto delle costruzioni, istruzione/sanità/servizi sociali, manifattura e commercio le cui retribuzioni superano i 1.000 euro mensili. Al di sotto di questa cifra si collocano i dipendenti degli alberghi, dei  servizi alle persone, del settore primario e dei servizi alle persone (con appena 724 euro). Questi ultimi sono anche quelli che mostrano i gap retributivi più elevati rispetto ai lavoratori italiani nello stesso comparto di attività (-26,4%). L’età anagrafica non influisce significativamente sui livelli retributivi, ma con l’aumento dell’età, si amplificano i differenziali con i colleghi nativi: se nella fascia 15-24 anni gli stranieri ricevono appena l’1,2% in meno di stipendio,  per gli over 55 il gap supera il 30%. Gli africani e i cittadini dell’Europa comunitaria sono i lavoratori che in Italia percepiscono una retribuzione mediamente più elevata: rispettivamente di 1.055 euro e di 1.024 euro. Europei non comunitari, asiatici e americani coloro che ricevono uno stipendio inferiore.

«La disparità salariale tra stranieri e italiani non deriva esclusivamente dall’origine immigrata dei dipendenti – affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa – quanto da elementi che, combinati, determinano uno svantaggio salariale: la professione ricoperta dagli stranieri, la loro bassa qualifica, l’occupazione nei settori di attività dalla più bassa produttività in cui sono impiegati, l’età giovane della manodopera che non permette di raggiunge una sufficiente anzianità retributiva». «Bisogna inoltre considerare che il lavoro per gli stranieri è la condizione necessaria per avere e per rinnovare il permesso di soggiorno. Questo legame indissolubile può portare all’accettazione da parte del lavoratore di condizioni occupazionali marginali, poco tutelate e, in alcuni casi, anche sotto pagate – concludono – Il problema del differenziale retributivo si fa più evidente specie in questo momento di crisi, dato che gli stranieri difficilmente possono contare su fonti di guadagno alternative al reddito da lavoro o sul supporto dato dalle reti familiari. Tutto ciò rischia di rallentare i processi di inserimento sociale ed economico degli stranieri che lavorano e vivono nel nostro Paese»

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