Non profit

Business a sirene spiegate

Boom delle imprese for profit che gestiscono ambulanze

di Riccardo Bagnato

In Italia questo mercato vale ormai 1,5 miliardi di euro.
Una torta che sta riempiendo la pancia a un numero sempre maggiore di aziende. Come la Croce Amica di Messina che,
con 400 dipendenti, ormai fattura 30 milioni l’anno
Uno-virgola-cinque. Stiamo parlando di un 1 miliardo e mezzo di euro. Tanto varrebbe il mercato dei trasporti sociosanitari secondo Luigi Luchetta, presidente dell’Aisa – Associazione nazionale Servizi ambulanze che raggruppa 30 delle 300 aziende for profit impegnate nei servizi di emergenze e trasporti programmati in Italia.
Un settore in crescita dove – tanto per fare qualche esempio – ci sono “colossi” del calibro della Croce Italia Marche srl di Pesaro, con i suoi 230 dipendenti, 100 mezzi e 8 milioni di fatturato, la Croce Amica srl della famiglia Calderone, con sede a Messina e un autoparco di 150 macchine, 400 dipendenti e 30 milioni di fatturato, o ancora la Duelle Service srl, al secolo Croce Verde Ancona (30 mezzi e 22 dipendenti), dello stesso Luigi Luchetta & figli, controllata dalla finanziaria di famiglia – la Lufim spa – che, insieme ad altre aziende del gruppo (Croce Azzurra Italiana srl, Ado Service srl e la cooperativa sociale Cts), fattura ogni anno 5 milioni di euro circa. Realtà verso le quali non sono mancate le polemiche, sfociate talvolta in denunce e ricorsi, con chi – come Anpas, Misericordie o Croce Rossa – effettua lo stesso servizio come associazione di volontariato o ente pubblico.

Roma capitale
Basta però fare una breve ricerca per scoprire come il privato a scopo di lucro nei trasporti sociosanitari sia una realtà diffusa sul territorio. «L’organizzazione dei trasporti presenta caratteristiche molto diverse sull’intero territorio nazionale», dicono dalla Croce Amica, «al Nord abbiamo una prevalenza del volontariato, al Centro dell’impresa (Emilia, Lazio e Marche) e delle Misericordie in Toscana, infine al Sud prevalgono la Croce Rossa e il volontariato ma c’è anche un modesto interesse da parte delle piccole imprese».
Nel Lazio, in Campania e in Sicilia, però, più che un modesto interesse, sembra un vero e proprio boom di srl, snc e cooperative che prestano i propri servizi di trasporto. Solo a Roma e dintorni sono decine le Croci for profit: dalla Croce Rosa Italiana srl alla Nuova Croce Verde Romana, dalla Croce Azzurra Alto Lazio alla Croce Bianca Italiana srl. Tanto che lo scorso aprile le aziende romane del soccorso hanno minacciato di fermarsi perché gli ospedali erano in arretrato di ben 13 milioni di euro sui pagamenti. Numeri che la dicono lunga sulla presenza del privato for profit in questo settore nel Lazio.

All’assalto del 118
«I nostri servizi li offriamo ai privati, ma anche e soprattutto alle assicurazioni come Europ Assistance, a club di calcio come la Roma e la Lazio o alla Nazionale di rugby», ci dice Salvatore Fontana, direttore Marketing e comunicazione della Croce Bianca Italiana srl di Roma, fondata nel 1976 e gestita dalla famiglia Aquilani (quella dell’ex giocatore della Roma). «Noi, aziende», chiosa Fontana, «dovremmo metterci d’accordo, e invece ognuno di noi protegge il proprio orticello, così spesso rimaniamo fuori dalla gestione ad esempio del 118». Cosa che invece è riuscita alla Croce Amica, presente in Piemonte, Lombardia, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, Calabria e per cui i privati cittadini rappresentano “solo” il 15% dei clienti, le aziende un misero 5%, mentre gli enti pubblici la fanno da padrone con l’80%. Idem per la Croce Verde Ancona, come testimonia lo stesso Luigi Luchetta: «L’illuminazione che si stava aprendo un mercato importante», confessa, mi è venuta con la direttiva europea 92/50/CEE in materia di appalti pubblici di servizi recepita in Italia dal dl del 17 marzo 1995 n. 157. Lì si stabilivano criteri tali da suggerire all’istituzione un partner privato capace di un alto livello di professionalità».

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.