Mondo
Bush e gli altri. Mister Guerra
Perché lattacco allIraq è una follia. Franco Cardini conosce benissimo il paese che la Casa Bianca vorrebbe bombardare.
di Paolo Manzo
L?anti Fallaci vero ha un nome e un cognome. Si chiama Franco Cardini ed è professore ordinario di storia medievale all?università di Firenze. Si definisce «un cattolico tradizionalista di destra», ma sembra essere l?unico a dire cose di sinistra sul tema caldo dell?attacco all?Iraq. La paura e l?arroganza è la sua ultima fatica letteraria, che fa da contraltare, anche se lui nega, a La rabbia e l?orgoglio, scritto da un?altra fiorentina doc, la Fallaci appunto. Un libro, quello di Cardini, che nasce durante la guerra d?Afghanistan, mentre oggi è un?altra la guerra sulla bocca di tutti. Quella all?Iraq. E anche qui lo storico ?cattolico tradizionalista di destra? è fortemente anti. «Sull?Iraq il problema non è Bush ma il suo entourage, che certe cose non le dice ma le fa. Siamo nelle mani di un gruppo di gangsters (l?amministrazione Usa, ndr) e non ci si può far nulla. Sono loro che hanno il potere, persone che forse sono pazzi criminali, ma non sono stupidi. Tutti dentro fino al collo negli interessi delle multinazionali del petrolio. Donald Rumsfeld in primis. Se gli Usa faranno l?attacco, entreremo in un grande vortice, al termine del quale non sappiamo cosa c?è».
Vita: Che fare per frenarli?
Franco Cardini: Salvare la faccia e spingere perché si attacchi solo quando, come e nei tempi che dirà il Consiglio di sicurezza. Auguriamoci che entri nella testa dell?amministrazione Bush che il diritto internazionale va rispettato. Almeno formalmente. Persino Hitler fingeva di rispettare i governi di Bulgaria e Ungheria. Ecco, arriviamo almeno al livello formale del Fuhrer… e noi europei facciamo decorosamente gli ascari e non i servi sciocchi. Bush è andato all?Onu per lanciare un ultimatum alle Nazioni Unite, non all?Iraq. E ha chiesto: «Siete con noi o ci farete lavorar da soli?».
Vita: Una volta di più gli Usa si sono isolati dal consesso internazionale…
Cardini: Sì, gli Usa sono la Superpotenza e fanno quello che gli pare ma, a questo punto, mi sfugge la differenza a livello giuridico tra loro e un qualsiasi Stato canaglia. Se, premissa major, è canaglia quella nazione che non tiene conto della comunità internazionale, gli Usa, che non lo fanno (premissa minor), cosa sono? Un buon tomista non avrebbe dubbi. Ma io non ho detto nulla, ho fatto solo un sillogismo.
Vita: Spiragli di pace?
Cardini: Pochissimi. L?Iraq è la vittima designata perché Bush deve uscire da una posizione pesante di politica interna e di stallo economico-finanziario. Deve risalire la china di una declinante popolarità e far dimenticare agli americani che probabilmente è alla Casa Bianca in seguito ai brogli elettorali in Florida. Una cosa di cui negli Usa si parla molto ma che, da noi, la stampa tace.
Vita: E l?Europa?
Cardini: Non conta nulla anche perché è disunita. Blair, Berlusconi e forse Aznar si stanno assumendo la responsabilità di perpetrare questo stato d?impotenza della Ue. Una responsabilità storica pesante.
Vita: Perché sono pochi i nostri politici a rilanciare la sua analisi?
Cardini: Guardi, la mia è un?analisi persino banale. Credo che qualunque storico, studioso e opinion maker, la capisca. Ma la posso fare perché non conto nulla, faccio lo studioso e, in fondo, non ho peso.
Vita: Persino i girotondi tacciono…
Cardini: A livello di vertice i girotondisti evitano accuratamente ogni indicazione. Il problema è che i politici non possono dire certe cose, se non mettendo a repentaglio la propria carriera. I girotondisti parlano del conflitto d?interesse di Berlusconi che fa ridere di fronte a quello del vicepresidente Cheney e della Rice. Per tacere della dinastia Bush. Questo è il risultato d?una classe politica semi-asservita e di un?opinione pubblica disinformata.
Vita: Si parla tanto di Stati moderati islamici, che ne pensa?
Cardini: Gli Stati moderati sono un?invenzione. Se lei guarda ai principali alleati di Usa e Occidente, s?accorge che sono dittature. Che diritti umani tutelano in Kuwait, Emirati e Arabia? Nella vita civile l?Iraq è assai più vicino all?Occidente.
Vita: Ed era un alleato, tanto che Rumsfeld si faceva immortalare stringendo forte la mano al rais…
Cardini: Saddam è stato messo lì dagli Usa. Prima Gb e Francia e poi Washington, hanno sempre agito così. Real politik assoluta. Nessuna critica storica, hanno messo chi gli conveniva. Ma non si venga a dire che hanno difeso i più illuminati.
Vita: C?è un passaggio nel discorso di Bush e Rumsfeld, a un anno dall?11 settembre, in cui dice che gli Usa continueranno, nonostante tutti i problemi che gliene incolgono, a difendere i deboli. Contro tutti i dittatori e i terroristi. Che ne pensa?
Cardini: Che è un passaggio di un?irresistibile potenza comica, se si pensa che gli Usa hanno sostenuto Suharto, Noriega (prima di eliminarlo), i dittatori dell?America latina, persino Pol Pot. E che Saddam è una loro creatura, poi colpita perché ha osato fare nei confronti del Kuwait quello che Washington aveva fatto, due anni prima, a Panama. Ma queste cose la gente non se le ricorda.
Vita: Gli Usa hanno sostenuto anche i talebani?
Cardini: Sì, preferendoli a quel Massud che, con lacrime di coccodrillo, ora commemorano. Una ragione ci sarà ed è il caso di citare Andreotti: si pensa male, forse si andrà all?inferno, ma probabilmente ci s?imbrocca. Questa è la loro politica.
Vita: C?è una continuità col passato?
Cardini: Senza dubbio. A partire dalla dichiarazione Monroe, dell?America agli americani. Posizione isolazionista che era una dichiarazione d?imperialismo nel loro continente. Ora hanno globalizzato quella dottrina, estendendola al mondo.
Vita: Il futuro come l?immagina?
Cardini: Ha ragione il generale Jean su Il Foglio: se gli Usa vogliono attaccare, lo faranno.
Vita: Le conseguenze?
Cardini: Un pasticcio che spargerà i germi patogeni del terrorismo. Verranno al pettine i nodi di tutto il pianeta. Ma a quel punto non ci si stupisca più delle nuove Twin Towers, perché in un mondo destabilizzato ci si può aspettare solo il peggio.
Vita: Lei ha scritto La paura e l?arroganza. Per dire cosa?
Cardini: Che la vulgata dell?11 settembre non sta in piedi. Che la risposta Usa è stata arrogante. Si è semplificato volutamente il problema: noi siamo il bene, gli altri sono il male. E questo è pericoloso».
Il punto di vista di un esperto di gestione delle crisi
Preventiva da paura
Non sarà solo l?Iraq a subire la guerra preventiva dichiarata dagli Usa. Se accettiamo che un Paese possa decidere che un altro è pericoloso e attaccarlo, anche per noi, singoli cittadini, cambia tutto. Anche per noi diventa lecito fare la guerra a un nemico, e giustificarla come un?operazione che difende i diritti umani. Anche se sono solo i miei. Accettare l?attacco all?Iraq in questo momento vuol dire riconoscere che chi ha il potere, o i soldi, può stabilire cosa è bene e cosa è male. A livello personale avrebbe un effetto spaventoso. Cambieranno le paure sociali: una volta temevamo di essere maleducati, avevamo paura di quello che la gente avrebbe detto di noi, d?ora in avanti del fatto che la gente non parli di noi o che non ci veda. Perché non avremo potere e non potremmo decidere cosa è bene e cosa è male, chi attaccare. Intendiamoci, l?alternativa non è un pacifismo a tutti i costi. In molti casi, come quello del Ruanda, è stato dimostrato che un intervento preventivo avrebbe impedito un massacro. Qui la posta in gioco è un?altra: c?è una nazione che decide che l?altra è pericolosa. Un Paese che ripunteggia la situazione mostrando il suo attacco come una reazione e non come un?azione. Come un uomo che fa soffrire una donna perché in passato è stato trattato male. Anche noi, nella vita di tutti giorni, potremmo facilmente arrivare al punto in cui ogni conflitto diventa pericoloso: quando la voglia di distruggere l?altro diventa più importante di quanto ci guadagni tu con la guerra.
Paolo Vergnani, Università di Ferrara
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.