Mondo

Bush all’Onu per farsi bello in vista del 2 novembre

Un intervento puramente ''rituale'', che servirà soprattutto a ''fini interni'', in vista delle presidenziali: così i media Usa valutano il discorso che Bush pronuncerà oggi all'Onu

di Paolo Manzo

Un intervento puramente ”rituale”, che gli servirà soprattutto a ”fini interni”, a sei settimane dalle presidenziali: in questi termini viene valutato il discorso che il presidente degli Stati Uniti George W. Bush pronuncera’ oggi a New York, in apertura dei lavori della 59ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Dove, anche quest’anno, osservano gli esperti, la sua partecipazione non avverrà sotto i migliori auspici: solo qualche giorno fa, il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha definito ”illegale” la ‘guerra di Bush’ in Iraq. Il problema, spiega al ”Washington Post” Ivo H. Daalder, analista di politica estera della Brookings institution ed ex consigliere dell’amministrazione Clinton, e’ che il presidente considera le Nazioni Unite ”un’organizzazione nella quale la grande maggioranza dei Paesi membri non condivide i valori dell’America e vuole usare l’Onu come uno strumento per impedire all’America di fare quello che deve”. Per questo, osserva Daalder, la sua presenza all’Assemblea generale e’ puramente ”rituale”. E dunque, visti i precedenti – nel 2002 Bush chiese l’avallo dell’Onu alla guerra contro Saddam, che non ci fu, e lo scorso anno più soldi e uomini per l’Iraq, che non sono arrivati – non deve sorprendere se il discorso del presidente sarà dedicato a temi generalisti sui quali sarà difficile contestarlo, come l’impegno per la lotta contro l’Aids, le malattie e la fame, ma ovviamente approfitterà dell’occasione per rassicurare gli americani che un suo eventuale secondo mandato alla Casa Bianca ”sarà meno avventuroso e traumatico del primo”. Il discorso all’Onu rappresenta ”una grande vetrina per scopi interni”, sottolinea Kenneth Adelman, stretto collaboratore di alcuni consiglieri di Bush, secondo il quale ”il body language” dell’intervento del presidente e il ”vero messaggio saranno che le due guerre del primo mandato (Iraq e Afghanistan) non saranno seguite da due guerre nel secondo mandato”.


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