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Burundi: società civile e opposizione rompono il dialogo con il governo

Ucciso in un agguato un leader dell’opposizione in Burundi. La presidenza burundese esprime “sconcerto”, ma c’è il sospetto di un coinvolgimento della guardia presidenziale. La società civile e l'opposizione rompono il dialogo con il governo burundese. Condanna della Comunità internazionale

di Joshua Massarenti

Non si placa l’ira della società civile e dell’opposizione burundesi dopo l’omicidio di Zedi Feruzi, leader di un partito di opposizione rimasto ucciso in un agguato sabato scorso a Bujumbura, la capitale del Burundi. In un comunicato diffuso subito dopo l’aggressione contro Feruzi, i rappresentanti della società civile hanno annunciato la sospensione della loro “partecipazione al dialogo preliminare intavolato dalla Missione delle Nazioni Unite in Burundi tra il governo burundese e i vari attori socio-politici” del paese, cioè l’opposizione e la società civile.

A Bujumbura è presente in veste di mediatore Said Djinnit, l’inviato speciale del Segretario generale dell’ONU per i Grandi Laghi. Assieme a lui sarebbero presenti anche mediatori dell’Unione Africana.

Ma la strada del dialogo sembra tutta in salita. “Non possiamo negoziare con il presidente della Reppubblica”, ha dichiarato Frederick Bamvuginyumviye, il vice presidente del Frodebu, uno dei più importanti partiti di opposizione. “E’ impossibile”.

Charles Nditije, un responsabile della coalizione dell’opposizione, accusa il regime del presidente Nkurunziza di essere l’autore dell’assassinio. “Sapevamo che il CNDD-FDD [il partito presidenziale, ndr] stava pianificando di uccidere tutti gli oppositori al terzo mandato del presidente Nkurunziza, a partire dai manifestanti. C’erano delle liste in cui erano iscritti i nomi dei leader dell’opposizione e anche di alcuni media. La maggior parte è oramai in esilio. Oggi, è cosa fatta. E’ stato ucciso uno dei presidentei di un partito dell’opposizione”.

Un agguato mortale

Zedi Feruzi è stato ucciso sabato sera davanti al suo domicilio situato a Ngagara, un distretto della capitale burundese. Secondo le prime ricostruzioni, Zedi Feruzi del partito UPD-Zigamibanga è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco sparati da uomini armati a bordo di una Toyota. Due delle sue guardie del corpo sono morte nell'agguato.

E’ la prima volta che un oppositore viene ucciso dall’inizio della crisi burundese, scoppiata quattro settimane fa in seguito all’annuncio della candidatura del presidente uscente, Pierre Nkurunziza alle presidenziali di giugno per un terzo mandato presidenziale, violando la Costituzione (che limita a due i mandati del capo di Stato).

La testimonianza

Assieme a Feruzi c’era Jean-Baptiste Bireha, giornalista della radio indipendente Bonesha, rimasto anche lui ferito: “Ho incontrato Feruzi mentre stava tornando a casa con tre delle sue guardie del corpo”, ha detto Bireha all’Agence France Presse. “Abbiamo discusso per cinque minuti, quando un’auto Toyota è giunta” all’altezza del suo domicilio “e in quel momento le persone a bordo hano iniziato a spararci addosso. Volevano ucciderci. Li ho visti, indossavano le divise dei poliziotti, quelle dei membri della guardia presidenziale. Sono fuggiti cantando e gettando granate per terrorizzare la gente”. Oggi il giornalista dice nascondersi “per paura di essere ucciso”.

Poco dopo l’agguato, il consigliere in comunicazione della presidenza burundese, Willy Nyamitwe ha espresso “lo sconcerto della presidenza per l’assassinio di un membro dell’opposizione. E’ uno shock”. L’ufficio del presidente Pierre Nkurunziza “chiede che luce sia fatta affinché i colpevoli vengano tradotti in giustizia”. Reagendo alle testimonianze di chi ha assistito all’omicidio, Nyamite sostiene che “coloro che vogliono commettere crimini in questo paese indossano vestiti dell’esercito o della polizia. Questo consente loro di attribuire la responsabilità del loro crimine al governo o alle istituzioni repubblicane”.

Le condanne dell'UE e dell'ONU

Dall’estero intanto giungono condanne unanime all’omicidio. Ieri l’Unione Europea, principale donatore del Burundi, ha condannato “con forza l’attentato contro un membro dell’opposizione. La proliferazione della violenza negli ultimi giorni rischia di condurre il paese a una violenza generalizzata”. Spetta “alle autorità burundesi di tradurre in giustizia gli autori di questi crimini e di prendere le misure necessarie per impedire che la violenza politica si propaghi”. L’UE chiede inoltre “a tutti gli attori politici di impegnasi nel dialogo politico che è stato avviato pochi giorni fa. Non possiamo lasciare il paese essere preso in ostaggio da coloro che vogliono andare precipitamente alle elezioni senza instaurare le condizioni necessarie per” favorire “delle elezioni pacifiche, credibili e inclusive in Burundi”.

Dal canto suo, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon ha chiesto “a tutte la parti implicate nel dialogo politico consultativo a non lasciarsi scoraggiare da coloro che, con la violenza, tentano di impedire l’avvento di un clima propizio ad elezioni pacifiche, credibili ed inclusive”.

I media indipendenti di nuovo sotto tiro

Ieri intanto, mentre si svolgevano i funerali dell’oppositore ucciso con la presenza di migliaia di persone, è giunta una notizia passata inosservata ma che rischia di gettare olio sul fuoco. Un portavoce della Corte Suprema del Burundi ha infatti rivelato i primi risultati di un’inchiesta preliminare sul golpe militare fallito del 13 maggio scorso. Secondo il portavoce, i primi elementi dimostrano “la participazione di alcuni attivisti della società civile e di alcuni membri dei media” al tentato colpo di Stato che era stato annunciato su due radio indipendenti. Il 14 mattina, le sedi dei media privati erano state attaccate dalle forze dell’ordine burundesi rendendole inoperative.

 

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