Mondo
Burundi: l’implosione del partito presidenziale
Cacciato dal presidente Nkurunziza, l'ex leader del partito presidenziale Cndd, Radjabu, starebbe reclutando mercenari somali per destabilizzare il potere
E’ guerra aperta tra il presidente della Repubblica burundese, Pierre Nkurunziza, e il suo ex delfino Hussein Radjabu. Riepiloghiamo: stratega delle operazioni militari del Forze democratiche durante la guerra civile (1993-2005), Radjabu era il capo incontestato del partito presidenziale (Cndd-Fdd) fino a quando, nel settembre 2006, la vice presidente Alice Nzomukunda si è dimessa per protestare contro i metodi repressive del presidente del Cndd-Fdd. Da allora, una pioggia di contestazioni di è abbattuta su Radjabu, poi costretto a rifugiarsi presso l’ambasciata sudafricana di Nujumbura (la capitale) nel gennaio scorso in seguito alla sua destituzione dal partito (decisa peraltro da Nkurunziza).
Da allora è in corso una vera e propria epurazione interna al Cndd per eliminare tutti i fedeli di Radjabu. Dopo l’espulsione di due ministri (Karenga Ramadhani e Jean Bigirimana), entrambi coinvolti in un giro di affari riguardante la vendita di un Falcon 50 della presidenza della Repubblica, l’epurazione ha colpito la deputata Pascaline Kampayano, fedelissima di Radjabu. A breve dovrebbe saltare Immaculée Nahayo, presidente dell’Assemblea nazionale e accusata di nutrire simpatie nei confronti dell’ex presidente del Cndd-Fdd (nonostante quest’ultimo sia sospettato di averne ucciso il marito). Secondo informazioni racolte dal sito internet Burundi Réalités, Nahayo avrebbe tentato di riunire due terzi dei parlamentari per rovesciare il presidente Nkurunziza.
Sulla scia di Ramadhani e Bigirimana, il campo di Nkurunziza ha messo fuori gioco Jean Petit, il temutissimo presidente della Lega giovanile del Cndd-Fdd, accusato da Human Rights Watch e Amnesty International di aver ucciso degli oppositori politici e civili burundesi. Al suo posto si è installato Jean Paul Mpawenayo.
“Ma coloro che hanno orchestrato l’epurazione di Radjabu sanno che la partito non è ancora vinta” sostiene Burundi réalités. “Hussein Radjabu è lungi dall’aver utilizzato tutti gli strumenti di pressione a disposizione. La sua strategia è del resto sempre più chiara: impedire con tutti i mezzi Nkurunziza di governare e incoraggiare l’insicurezza su tutto il territorio nazionale per spingere il Burundi e la Comunità internazionale a esigere da Nkurunziza una spartizione dei poteri. Nelle sue lettere destinate ai capi di Stato della regione, Radjabu avrebbe sollevato il problema dell’insicurezza, lasciando intendere che la sua esplusione dal partito presidenziale rischia di mettere la parola fine alla stabilità del paese”. Non a caso, “Radjabu starebbe passando dalle parole ai fatti. Le informazioni raccolte a Bujumbura lasciano intuire che l’ex presidente del Cndd-Fdd avrebbe mobilitato ex soldati dell’ala militare del partito di Nkurunziza e dei mercenari di origine somala”.
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