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Burundi: li perseguiti? Io li premio
Dal 22 luglio, data della sua scomparsa, nessuno ha più notizie di Jean Bigirimana, reporter burundese del giornale IWACU, media partner di VITA. Ad oggi, si contano oltre 70 i giornalisti del Burundi in esilio che continuano ad informare nella più grande precarietà. Altri hanno deciso di rimanere nel paese, con la volontà di difendere a tutti i costi la libertà di espressione. Per il coraggio e l’impegno dimostrato, due di loro - Eloge Willy Kaneza di SOS Médias Burundi e Ines Gakiza della Radio Publique Africaine - sono stati recentemente premiati.
Si chiamano Ines Gakiza e Eloge Willy Kaneza. La prima è una reporter di Radio Publique Africaine, media partner di VITA (via l’agenzia d’informazione Infos Grands Lacs), costretta all’esilio nel maggio 2015 all’indomani di un golpe militare (poi fallito) durante il quale furono distrutti i principali media indipendenti del paese. Dalle ceneri, un collettivo di giornalisti burundesi ‘armati’ di smartphone decisero di creare all’interno del paese una piattaforma multimediale per continuare a informare l’opinione pubblica sulle derive del regime di Pierre Nkurunziza. Tra i fondatori di SOS Médias Burundi c’è Eloge Willy Kaneza, il volto di questo gruppo editoriale 2.0., a cui è stato assegnato il 22 agosto scorso il Premio Peter Mackler istituito da Reporters Sans Frontières e l’Agence France Presse in memoria dell’ex caporedattore dell’AFP in Nord America.
“Vorrei ringraziare coloro che riconoscono l’impegno dei giornalisti burundesi, soprattutto in questo periodo di crisi”, ha dichiarato a Vita.it Ines Gakiza. “Questo premio è un sostegno non solo nei miei confronti, ma nei confronti di tutti i gornalisti del mio paese”. Dall'estero, Ines conduce una nuova trasmissione di RPA, "Humura Burundi" ("Non avere paura Burundi", in kirundi).
Questo premio è un sostegno non solo nei miei confronti, ma nei confronti di tutti i gornalisti del mio paese.
Ines Gakiza, reporter di Radio Publique Africaine
Non è la prima volta che un reporter burundese viene premiato dall’inizio della crisi. Nel maggio scorso, il sindaco di Parigi, Annie Hidalgo, aveva consegnato a Antoine Kaburahe la “Medaglia della città di Parigi” definendo il direttore del giornale IWACU “un eroe dell’informazione”.
Per Kaburahe, “questi premi dimostrano che, nonostante le immense difficoltà a cui siamo confrontati, i media del Burundi sono ancora in piedi. La crisi non ha annihilito le nostre energie. Per noi la sfida è quella di continuare a svolgere il nostro mestiere in modo professionale e indipendente”.
Ma non tutti i giornalisti burundesi hanno avuto la fortuna di chi può continuare ad informare l’opinione pubblica. E’ il caso di Jean Bigirimana, reporter di IWACU e collaboratore dell’agenzia Infos Grands Lacs, la cui scomparsa il 22 luglio ha fatto molto scalpore in Burundi, e non solo. Il giornalista era stato arrestato a Bugarama, nel sud del Burundi. Secondo Reporter senza frontiere (RSF), Bigirimana era “detenuto dal Servizio nazionale di intelligence (SNR), che risponde direttamente al Presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza”.
Clicca qui per l'appello lanciato da Vita.
Nonostante tutte le richieste e le procedure effettuate presso le autorità burundesi sulla scomparsa di Jean Bigirimana, non abbiamo nessuna notizia.
Antoine Kaburahe, direttore di IWACU
“Nonostante tutte le richieste e le procedure effettuate presso le autorità burundesi, da allora non abbiamo nessuna notizia”, assicura a Vita.it Antoine Kaburahe. “Continuiamo a sperare che lo Stato del Burundi si impegnerà a fare tutta la luce su questo caso. I familiari di Jean e tutti i suoi colleghi hanno bisogno di sapere la verità”. Sulla stessa scia, l’organizzazione internazionale di difesa dei diritti umani, Human Rights Watch, ha lanciato un appello il 22 agosto scorso chiedendo “alle autorità burundesi di svolgere un’inchiesta approfondita e indipendente sulla scomparsa di Jean Bigirimana”.
“Finora non è successo nulla”, sostiene il direttore di IWACU, che ha esposto una denuncia contro ignoti presso il Tribunale di Bujumbura e introdotto un dossier al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle scomparse forzate o involontarie, un servizio rialacciato all’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani.
Articolo pubblicato nell'ambito di un progetto editoriale che associa Vita a 25 media africani.
Foto di copertina: Phil Moore/Getty Images
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