Economia
Burocrazia, energia, debiti, lavoro e carico fiscale. Ecco le zavorre che uccidono le imprese
La fotografia del focus di Censis e Confcooperative dal titolo “La competitività tradita” che racconta i mali endemici del Sistema Italia che frenano la ripartenza e ci fanno perdere terreno rispetto ai principali competitor
di Redazione
La rana salta, nonostante le zampe legate da una parte dai lacci della burocrazia, del fisco e della giustizia, dall’altra dai costi del lavoro, dell’energia, dell’accesso al credito e della montagna di debiti della PA. Il sistema imprenditoriale ha ripreso a crescere, ma l’economia nazionale continua ad arrancare. I mali endemici del Sistema Italia frenano la ripartenza e perdiamo terreno rispetto ai principali competitor.
Dal 2015 l’Italia registra un nuovo dinamismo imprenditoriale, in tutte le fasce (micro, medi e grandi imprese). Abbiamo una base produttiva di 4,4 milioni di imprese che con oltre 17 milioni di addetti, su un totale di poco meno di 24 milioni di occupati in Italia, rappresenta un motore di sviluppo insostituibile. Siamo il nono paese al mondo per export, con oltre 450 miliardi di euro.
«È questa base produttiva il cuore pulsante dell’economia italiana. Siamo ai vertici dell’economia mondiale anche nella globalizzazione. Le imprese – dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – sono zavorrate da 31 miliardi di euro di costi della burocrazia; impiegano 238 ore, oltre 6 settimane di lavoro, per pagare i 14 principali adempimenti fiscali. Abbiamo una macchina statale idrovora di risorse che diventa vincolo allo sviluppo invece di essere moltiplicatore di ricchezza. Alti i costi del lavoro, del carico fiscale e dell’energia. Inoltre le imprese continuano a fare da banca alla Pubblica Amministrazione. Germania e Francia hanno un’alta tassazione, ma una crescita solida. L’Italia ha una tassazione alta a cui corrisponde una bassa crescita. Fino a quando la rana riuscirà a saltare?».
1. L’Italia al top delle potenze economiche mondiali anche nella Terza Globalizzazione:
Il Pil 2017 è arrivato a 1.725 miliardi di euro, dato che fa dell’Italia l’11ma economia mondiale, il 9° paese per volume di esportazioni (450 miliardi di euro). Il Sistema di imprese resta molto dinamico, nonostante il forte impatto della “Grande Recessione”: 4 milioni e 390mila unità che danno lavoro a quasi 17 milioni di addetti nel 2017, vero asset strategico del Paese.
2. Ma l’Italia, negli ultimi venti anni, è cresciuta poco e non ha colto il “rimbalzo” della fine della crisi:
Segnali di debolezza del nostro sistema economico: fra il 1995 e il 2017, la crescita annua del Pil è stata pari allo 0,6%, contro l’1,4% della Germania, l’1,6% della Francia e il 2,2% della Spagna. Prima della crisi, il tasso medio annuo si era attestato all’1,5%, nei sette anni di crisi (2008-2013) la perdita di prodotto è stata più forte in Italia, e anche nel 2017 la crescita si presenta meno sostenuta rispetto a quanto accade negli altri paesi europei.
3. Le “zampe legate” dell’Italia dipendono prevalentemente dalla “qualità” della macchina pubblica:
Per il World Economic Forum nella classifica generale della competitività su 140 paesi, i peggiori risultati per l’Italia si registrano nella qualità del sistema istituzionale (56° posto), nel mercato del lavoro (79° posto), nella stabilità macroeconomica, nello sviluppo delle tecnologie più innovative Per la Banca Mondiale, il “fare impresa” in Italia presenta aspetti critici che condizionano la performance complessiva: su 190 paesi, occupiamo il 112° posto per adempimenti fiscali, il 102° posto nella tutela dei contratti, il 96° posto nelle procedure che condizionano l’ottenimento dei permessi edilizi, il 66° in quelle che vincolano l’avvio di una nuova impresa. Tre i principali fattori su cui l’Italia dovrebbe prioritariamente intervenire per migliorare la capacità attrattiva degli investimenti esteri (Aibe Index): carico fiscale, carico normativo e burocratico e i tempi della giustizia civile.
4. Lavoro, fisco, burocrazia, debiti Pa e credito le zavorre della competitività. Un sistema che “prende tanto e restituisce poco”:
Lavoro e fisco: Fatto 100 il costo del lavoro, il carico fiscale (imposte sul reddito da lavoro e contributi sociali del datore di lavoro e del lavoratore) in Italia è pari, nel 2017, al 47,7%, mentre in Francia è di poco inferiore (47,6%) e in Spagna è del 39,25%. Media dei paesi Ocse al 35,92%.
Burocrazia: Gli oneri amministrativi gravano sulle piccole imprese italiane per circa 31 miliardi di euro per il periodo 2007-2012 (ultimi dati resi disponibili dal Ministero per la Pubblica Amministrazione). La conseguente azione di razionalizzazione avrebbe dovuto portare a un risparmio, sempre per le imprese, di circa 9 miliardi, ma non c’è traccia di quest’azione di alleggerimento. In Italia si impiegano circa 238 ore per i 14 principali adempimenti fiscali (oltre 6 settimane lavorative), contro le 138 ore della Francia per 9 adempimenti.
Debiti PA: La stima sui debiti commerciali della Pubblica Amministrazione aggiornata al 2017 parla di: 57 miliardi di euro, di cui 27,6 miliardi in ritardo nel pagamento (rispettivamente il 3,3% e l’1,6% del Pil); 73 giorni il tempo medio di pagamento concesso dall’impresa al cliente pubblico e 104 il termine effettivo di pagamento.
Credito: Forte selezione fra piccole e grandi imprese nell’accesso al credito. Nel primo semestre del 2017, l’11,6% delle imprese a minore dimensione con difficoltà nell’ottenimento del credito, contro il 6,5% delle imprese francesi e il 5,1% di quelle tedesche. Le imprese piccole, ma “sane” subiscono una differenza del tasso applicato a breve termine, rispetto alle grandi, pari a 4,44 punti percentuali. Questa differenza si riduce nonostante aumenti la classe di rischio, a 3,74 punti nel caso delle imprese “vulnerabili” e a 3,25 nel caso di imprese “rischiose”.
Energia: Il prezzo lordo per kilowattora è pari a 16,42 centesimi di euro, valore questo che fa dell’Italia la quarta bolletta energetica più salata nella graduatoria dei 28 UE. Ampia differenza fra prezzo lordo e prezzo al netto di imposte e tasse, pari a 7,50 centesimi (quasi la metà se ne va in imposte e tasse).
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