Sankara nacque il 21 dicembre 1949 a Yako, nell’Alto Volta e morì assassinato 27 anni fa, precisamente il 14 ottobre del 1987 a Ouagadougoum capitale del Burkina Faso di cui era diventato primo presidente. Un uomo libero, in uno Stato non solo libero, ma (economicamente) virtuoso e (politicamente) affrancato. Fu proprio Sankara, teorico del panafricanismo, a cambiare nome al paese. Da Repubblica dell’Alto Volta a Burkina Faso che, letteralmente, significa “Terra degli uomini integri”.
Perché cambiare nome se non per rinascere? “Abbiamo deciso di cambiare – affermava Sankara – perché Alto Volta per noi non significava nulla. Dobbiamo ucciderlo per rinascere. ‘Alto Volta’ per noi è sinonimo di colonizzazione”
A uccidere Sankara, invece, si dice – ma certi “si dice” in Africa corrispondono a conclamate verità – sia stato quel Blaise Compaoré che da pochi giorni è in fuga, dopo essere stato il tutore per conto terzi (ma qui anche i “si dice” si fanno certezza) ossia di Usa e Francia, di quello che a tutt’oggi è uno dei paesi più poveri al mondo. “Compaoré non si confonde repubblica, con regno” – gli hanno urlato in faccia. E lui ha capito che, stavolta, era meglio darsela a gambe.
Nella “terra degli uomini integri”, Sankara era un uomo fedele al proprio ideale. Storica la sua opposizione a François Mitterand che non gli perdonò mai – “si dice…” – le durissime accuse di appoggiare il regime Sudafricano. Sankara venne ucciso assieme a dodici amici e collaboratori, da un ex amico e collaboratore: Compaoré.
Quel Compaoré per cui le potenze europee sono arrivate a chiedere persino un Nobel per la Pace. Quel Compaoré che evidentemente, in 27 anni di indiscusso e “svizzero” dominio, di non è riuscito a cancellare dalla memoria degli africani quello che resta, fuor di retorica, un vero eroe, in un mondo di sicari su commissione e di committenti dalla mani pulite. “Il debito è ancora colonialismo”, affermava Sankara, “ma colonialismo nelle mani dei tecnici”.
In pochi anni, Sankara era riuscito a portare il Burkina Faso a livelli di istruzione e ricchezza inconcepibili e per quei “tecnici” intollerabili. Sankara portò al governo moltissime donne, condannando senza mezzi terminil’infibulazione e la poligamia, promulgando un nuovo codice della famiglia in cui si affermava l’uguaglianza dei discendenti uomini e donne e il diritto di successione alle vedove. Il suo, fu anche il primo governo africano a dichiarare che l’AIDS era la più grande minaccia per l’Africa.
Evidentemente anche questo, oltre alla politica di non indebitamento, di istruzione diffusa, di lotta radicale al tribalismo e alla corruzione, oltre alla politica di minima autosufficienza agricola, unite alla potenza di un messaggio universale capace però di declinarsi in azioni pratiche concrete, ecco, tutto questo evidentemente non poteva proseguire.
Oggi, però, qualcosa è saltato. Con Compaoré, l’ultimo avamposto del colonialismo europeo old style è crollato. Verrà altro, verrà l’esercito, ma questa storia è quai finita. Chi darà asilo a Compaoré? Nel mentre, forme di nuovo colonialismo, come il land grabbing, avanzano e non solo in Africa. “Da noi” si chiamano espropri per grandi opere. Ma la sostanza è la stessa: distruzione di terreno coltivabile.
Per quanto? Il messaggio contro il debito di Sankara è più attuale che mai. Gli africani lo sanno e, contrariamente a noi europei, hanno memoria e sangue per ricordarlo. Noi?
@oilforbook
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