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Burkina Faso, le conseguenze del terrorismo ricadono sulla popolazione

L'attentato che venerdì 15 gennaio ha colpito la capitale Ouagadougou non lascerà intatto il "paese degli uomini integri". Questo era l'obiettivo dei terroristi: "La vita dei burkinabé è destinata a cambiare", secondo Damien Glez, disegnatore e direttore del giornale satirico Le Journal du Jeudi.

di Donata Columbro

La prima cosa che di solito si dice del Burkina Faso è che un paese dell'Africa subsahariana in fondo a tutte le classifiche delle agenzie delle Nazioni Unite per Pil, speranza di vita, alfabetizzazione. Ma quello che non si dice è che nel tempo il Burkina sta facendo di tutto per risalirle queste classifiche, e che l'attentato subito venerdì scorso nella capitale Ouagadougou, rivendicato da Al Mourabitoun, movimento affiliato ad Al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi), mira anche a fermarne la crescita economica e la transizione democratica.

Fino ad oggi, per lavorare, viaggiare e vivere, il Burkina Faso è stato uno dei paesi più sicuri dell'Africa occidentale. Forgiato dal motto che è nel suo stesso nome, dato dal rivoluzionario Thomas Sankara nel 1984, il Burkina Faso, "paese degli uomini integri" ha sempre accolto naturalmente l'altro, lo straniero considerato fratello in qualsiasi situazione.

Ma il passaggio dal regime ventennale di Blaise Compaoré, destituito nel novembre del 2014 dopo diverse manifestazioni nella capitale, alla piena democrazia con l'elezione di Roch Marc Christian Kaboré il 29 novembre 2015, non è stato così indolore. Dopo la morte di Gheddafi, il ruolo di Compaoré nella strategia politica della regione era diventato sempre più forte, tanto che, scrivono i giornalisti di Le Pays, "i negoziati per la liberazione degli ostaggi in mano ai terroristi erano diventati un vero e proprio giro d'affari che aveva fatto la fortuna dei notabili del vecchio regime".

Qual è il futuro che aspetta il paese degli uomini integri dopo le vicende di venerdì scorso?

Lo abbiamo chiesto a Damien Glez, disegnatore (sua la vignetta in cover) e direttore del giornale satirico Journal Du Jeudi, rivista che è stata più volte definita lo Charlie Hebdo africano, che con una tiratura di 10mila copie è un'istituzione nella regione subsahariana, dove svolge ancora un ruolo molto importante come voce libera di critica al mondo politico.

"I burkinabé sono stati totalmente stupiti da questi attentati, ancora più per il fatto che l'alba di questo nuovo anno per loro significava la fine di un lungo periodo di incertezza, dopo 27 anni di un regime contestato, un'insurrezione popolare, un lungo anno di transizione politica costellato da tentativi di colpo di stato e infine un'elezione democratica aperta con un nuovo governo appena installato. È così, malgrado i ricorrenti colpi di stato, è la prima volta che accade una cosa di simile violenza nel cuore della capitale. Una violenza particolarmente gratuita", ci dice Damien Glez.
Dopo l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo Glez aveva detto di essere pronto a riprendere in mano la matita per rendere onore agli amici e colleghi uccisi a Parigi, e lo stesso ha fatto dopo l’attacco a Ouagadougou. Giovedì, in prima pagina sul JJ, come si chiama tra affezionati lettori il “Journal du Jeudi”, ci sarà una vignetta (in cover) che parla dell’attentato in un paese che intanto cerca e sperimenta la normalità di avanzare, anche a livello digitale.

Perché i terroristi hanno scelto il Burkina Faso, in questo momento storico?

"L'obiettivo dei terroristi era di alimentare, attraverso il terrore, i loro principi: l'Occidente e i suoi modi di vivere devono essere eliminati per facilitare l'arrivo del vero islam. Hanno voluto dimostrare quanto tutto possa cambiare in un solo giorno, che il terrorismo può scegliere di colpire e destabilizzare un nuovo paese. E questa sorta di competizione dell'attentato più spettacolare è ancora di più alimentata dalle diverse branchie di Al Qaeda che non si riconoscono nel gruppo dello Stato islamico. Inoltre, il Burkina è senza dubbio "meno militarizzato" rispetto ad altri paesi dell'Africa subshariana. Qui era più probabile poter creare una sorta di effetto sorpresa. E il Burkina può essere considerato, in una certa misura, complice delle forze occidentali che ospita per monitorare la situazione in Mali.

Quali sono le conseguenze per la popolazione?

I burkinabé si chiedono se la loro vita debba cambiare. Già da mesi, nel nord del paese, ci sono stati piccoli attentati terroristici. Anche se il modo di vivere allegro e festoso degli abitanti del Burkina Faso non cambierà, si pongono questioni sulla coabitazione delle diverse religioni, finora rimasta esemplare, o rispetto alla presenza degli occidentali, chiamati a giocare un ruolo essenziale nell'evoluzione della situazione economica di uno dei cinque paesi più poveri del mondo, in termini di sviluppo umano. Chi investirà ancora? Chi verrà a fare del turismo? Per ora la vita quotidiana continua al ritmo del coprifuoco e di una presenza militare sempre più visibile.

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