Mondo
Burkina Faso: la primavera nera spazza via Compaoré
Le proteste popolari hanno posto fine, dopo ventisette anni, alla dittatura. L'esercito, sull'onda delle proteste, ha sciolto Governo e Parlamento. Ora il potere è nelle mani del colonnello Isaac Zida, numero 2 della guardia presidenziale, che ha assunto le responsabilità di capo dello Stato di transizione
E così, dopo ventisette lunghi anni, la protesta popolare scoppiata in Burkina Faso ha “spazzato” via il presidente, o meglio il padre padrone del Paese, Blaise Compaoré. Questa volta al “Beau Blaise” (Biagio il Bello) non è riuscito il giochetto, peraltro molto diffuso tra i suoi colleghi africani, di cambiare la Costituzione per candidarsi e ottenere, con i consueti brogli, l’ennesimo mandato.
I militari, accogliendo l’invito dell’opposizione e, soprattutto, della piazza, hanno sciolto Governo e Parlamento e costretto alle dimissioni Compaoré che sembra essere fuggito in Costa d’Avorio.
Compaoré in un comunicato trasmesso dalla televisione locale BF1, aveva reso noto di lasciare il potere “con l'intenzione di preservare le conquiste democratiche e la pace sociale” ed aveva dichiarato “che il potere é vacante in modo da permettere la realizzazione di una transizione che deve sfociare in elezioni libere e trasparenti nel tempo limite di 90 giorni”.
Un gran bel discorso, ma certamente poco convincente a giudicare dall’operato da lui svolto durante i ventisette anni di esercizio di potere.
Il potere, quindi, è passato nelle mani del colonnello Isaac Zida, numero 2 della guardia presidenziale, che ha assunto le responsabilità di capo dello Stato di transizione in Burkina Faso e (pare) potrà contare sull’appoggio unanime dell’esercito.
Il colonnello si è presentato dicendo di assumere “d'ora in poi le responsabilità di capo transitorio e di capo dello Stato per assicurare la continuità dello Stato” nonché “transizione democratica tranquilla”.
In un primo momento sembrava che dovesse essere il generale Honorè Traorè, capo di stato maggiore, a succedere a Compaoré, ma le vicende delle ultime ore hanno coronato il colonnello Zida.
I disordini di questi giorni hanno provocato almeno trenta morti ed oltre cento feriti, principalmente nella capitale del Paese Ouagadougou. Le abitazione e le proprietà dei famigliari e di esponenti politici vicini al presidente deposto sono state prese di mira dai manifestanti che, nonostante il coprifuoco notturno imposto dai golpisti, hanno saccheggiato e colpito tutto quanto fosse riconducibile a Compaoré e compagnia. In particolare sono stati presi d’assalto beni di Francois Compaorè, fratello del presidente deposto, che possiede vari depositi di riso ed è proprietario della CorisBank.
Emile Pargui Pare, leader dell’opposizione a Compaoré ha detto che “ci sono state le primavere arabe, questa è la nostra primavera nera” ma la situazione comunque resta delicata e soltanto l’evolversi delle vicende nei prossimi giorni stabilirà se la “primavera nera” segnerà il cambiamento del Paese del cotone.
L’epilogo a cui si è giunti negli ultimi giorni è quello di una storia iniziata circa un anno fa con la “rivolta delle scope” orchestrata (nel vero senso della parola) da “la Balai Citoyen”. Scope che sono presenti nelle piazze del Burkina Faso anche in queste ore, che oltre a esprimere la voglia della gente di fare pulizia richiamano alla figura di Thomas Sankara, il “Che Guevara africano” che fu ucciso nel 1987 durante un golpe organizzato niente proprio da Blaise Compaoré.
Anche per questo, sui social viene veicolato questo messaggio “L’esprit de Sankara plane sur le Faso.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.