Cultura

Buongiorno, notte: non è qui il vero Bellocchio

Recensione del film "Buongiorno notte" di Marco Bellocchio.

di Giuseppe Frangi

Non ci sono dubbi che Marco Bellocchio sia il miglior regista italiano in circolazione. L?unico capace di di stringere d?assedio lo schermo con le sue immagini, e non di blandirlo con intellettualismi; l?unico capace di fare un cinema necessario e non solo ludico o accademico. Anche il suo Buongiorno notte aveva tutte le premesse per essere un film forte e indimenticabile come L?ora di religione. Purtroppo, invece, il film si appoggia su una sceneggiatura debole (ed è paradossale che a Venezia lo abbiano premiato proprio per la sceneggiatura?), che si isterilisce tra gli scarsi spunti forniti da una vicenda tragica, ma intessuta di una mediocre paranoia. C?è un abisso incolmabile di senso tra la terribilità del gesto che i brigatisti stavano consumando e il loro argomentare, le loro preoccupazioni, il loro orizzonte mentale così piccolo borghese. Bellocchio perciò cerca un punto di fuga, ma fatica a trovarlo nelle debolezze della protagonista o nel sogno collettivo di un Moro liberato. Così la chiave del film viene affidata soprattutto alla rivisitazione delle immagini dei tg del tempo, dove il bianco e nero dilatato e incoronato da un ritmo sonoro affascinante, dicono tutto della cupezza di quella stagione e della grandezza di Bellocchio.


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