Formazione

Bullismo: quali strategie di prevenzione?

di Don Antonio Mazzi

Si moltiplicano in modo drammatico e fuori controllo, i casi di bullismo, violenza, pedofilia. Pare non ci siano sponde e non ci sia (vergognoso) voglia di affrontare a 360 gradi il fenomeno ormai imbarbarito.
Compaiono regolarmente articoli, sequenze televisive, aggiornamenti radiofonici, riflessioni di specialisti che tentano di interpretare, ma continua a mancare una strategia preventiva, all’interno della rete dei servizi e in tutte le strutture deputate all’educazione e alla formazione.
Quanto, ad esempio, è accaduto a Trezzano sul Naviglio (Mi) la scorsa settimana, crea immenso disagio in noi e la conseguente paura che anche il bullismo, come il gioco e le droghe, ormai ci siano sfuggite di mano.
Una ragazza di dodici anni si è buttata dalla finestra al terzo piano di casa, fracassandosi la schiena ed è in prognosi riservata, con il gravissimo rischio che, anche salvandosi, debba vivere in carrozzina.
Il motivo di tale, ultimo tentato suicidio, pare sia stato qualche chilo di troppo della ragazza. “Continuano a chiamarmi cicciona” aveva scritto su un foglietto di carta. Non riusciva più a sopportare i frizzi e le battute dei coetanei, fuori e dentro la scuola.
Tutti sappiamo quanto siano crudeli e cinici, tra di loro, i nostri ragazzi. E tutti sappiamo quanto siano distruttivi, insistenti e specializzati in “etichette” quando decidono di prendere di mira qualcuno.
Ora partiranno  le solite indagini. I carabinieri, ancora una volta, dovranno fare di tutto e di più, per capire qualcosa, con la prudenza mai sufficiente e con la legge contro, trattandosi di dodicenne e, forse, di coetanei anche loro protetti sia dalla legge che dai genitori.
Non voglio accusare la scuola ma voglio allarmare tutta la società. La scuola, come è articolata oggi e con la tipologia di giovani che la frequenta, non può assolutamente arginare il fenomeno e, tanto meno, prevenirlo.
I presidi devono avere il coraggio di affrontare, con i Provveditori e i Ministri, l’intero progetto scolastico. La lunghissima coabitazione forzata, mal subita, di decine e decine di adolescenti in aule, banchi, palestre e cortili, con orari più attenti alle comodità della scuola che ai bisogni dei giovani, provocheranno e aumenteranno inevitabilmente questi drammi inumani.
Inutile, poi, dirvi che nei momenti più socializzanti e delicati, spariscono docenti, bidelli e adulti. Se si andrà a fondo del fatto della dodicenne, accadrà quello che accade di norma. Note sui libretti, sospensioni da scuola, chiamate dei genitori i quali, come sempre, per buona parte negheranno tutto.
Se la tragedia arriverà a messa alla prova, alla carcerazione minorile, ancora una volta dobbiamo batterci il petto da sconfitti. Questo è il modo peggiore per affrontare uno dei problemi più delicati e che nei prossimi anni aumenterà certamente.
Torniamo alla formazione dei docenti, alla presenza di volontari dentro la scuola, con ruoli ben definiti. E nessuno si chiami fuori. L’ente locale, secondo me, potrebbe fare qualcosa di più dentro la scuola, tra l’altro obbligandola ad aprirsi e a smetterla di sentirsi una istituzione completa, autosufficiente e sradicata dal territorio in cui vive e nasce.

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