Formazione

Bullismo, mostra itinerante per combatterlo

Bulli e Bulle, né vittime né prepotenti introdotta in Italia da Luoghi per crescere, società di Cgm, ha già coinvolto oltre 40mila ragazzi.

di Chiara Sirna

Dimmi che gioco fai e ti dirò che bullo sei. Se scegli il leone magari sei di indole aggressiva, il cammello fa più la parte del gregario, né vittima, né carnefice, ma da spettatore passivo finisce per alimentare le dinamiche di prevaricazione. La tartaruga è preda per antonomasia, ma se invece di isolarsi si unisce al gruppo può anche contrapporsi al bullo. Tutto sta a sapersi comportare. Ed è proprio quello che cerca di far capire la mostra interattiva Bulli e Bulle, né vittime, né prepotenti, importata dall?associazione Jeugd & Vrede di Bruxelles e curata in Italia dalla cooperativa sociale ABCittà di Milano per la società di servizi educativi Luoghi per crescere, del consorzio Cgm. Una mostra itinerante e interattiva che, a partire dal gioco e da simulazioni vere e proprie, mette i ragazzi delle scuole elementari e medie di fronte al volto più o meno spietato del bullismo. Ma soprattutto insegna loro che per comunicare e stare in gruppo ci sono tanti modi, linguaggi, atteggiamenti non necessariamente «prepotenti e prevaricanti, ma nemmeno troppo sommessi, se no si finisce col fare il gioco dei bulli», spiega Marco Pietripaoli, responsabile di ABCittà. A cosa serve tutto questo? A prevenire un fenomeno che negli ultimi anni in Italia è esploso e non accenna a diminuire. Anzi. L?ultima indagine di Telefono Azzurro parla di un 35-40% di studenti vittime di episodi di bullismo. Percentuale che con il passaggio alle superiori scende intorno al 15-20%, ma che in compenso aumenta di gravità. «Si passa da chi ruba al compagno a chi pretende che si eseguano ordini a suo comando», spiega Nicola Iannaccone, psicologo e socio fondatore di ABCittà, curatore della mostra e autore del libro Stop al bullismo. «Poi si arriva», continua, «a episodi più gravi, magari giornalini a sfondo sessuale con la faccia in foto montaggio del compagno più debole per metterlo in ridicolo». Insomma, violenze più o meno subdole, che nella maggior parte dei casi restano sommerse. Soltanto il 27,5% dei ragazzi infatti denuncia il fenomeno e chiede aiuto agli adulti, insegnanti o genitori che siano; un altro 23,7% invece interviene in sostegno delle vittime. Per il resto, sono i bulli a farla da padroni. «Siamo il paese con la più alta percentuale in Europa di bullismo nelle scuole», aggiunge Iannaccone, «la media delle altre nazioni è molto più bassa, dal 9 al 20% massimo, eppure se ne parla ancora poco e quasi nessuno sa mettere in atto strategie di contrasto». Il valore aggiunto della mostra di ABCittà sta proprio nel fatto che da un lato sensibilizza insegnanti, studenti e operatori, dall?altro fornisce strategie di prevenzione con corsi di formazione. Ogni territorio sceglie le carte da giocare. Tra quelli visitati finora (8 per un totale di 41.500 studenti), Bastia Umbra, in provincia di Perugia, e Trento hanno messo in campo delle vere e proprie task force locali e il consorzio Cgm di Trento ha scelto di continuare a formare gli insegnanti sul fenomeno anche dopo l?esposizione. A Sondrio, invece, si è dato vita a un programma di intervento triennale con un gruppo di esperti e un convegno aperto a 300 interlocutori diversi tra professori, responsabili di associazioni, centri ricreativi e assistenti sociali comunali. «Noi mettiamo sempre a disposizione il nostro personale specializzato», continua Pietripaoli, «poi sta al territorio decidere se e come proseguire la formazione».


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