Volontariato

Buio in sala: e su quel palcoscenico nessuno è normale

La stravaganza di Milano

di Daniele Biella

I sogni, si sa, possono diventare realtà, ma che la realtà si tramuti in sogno è veramente arduo. Eppure, a 50 persone speciali è successo. Da un giorno all?altro, undici anni fa, a questi fortunati è stato chiesto di diventare attori. Per caso, senza un provino, senza formazione né gavetta.
Oggi, con sette spettacoli all?attivo, decine di repliche nei teatri d?Italia e un?apparizione straordinaria davanti al Parlamento europeo, sono una vera e propria compagnia teatrale, e le loro uscite sono sempre accompagnate da ottimi riscontri di pubblico. Tanti applausi, molta emozione, risate e quasi mai fischi. Il perché del loro essere speciali? Perché sono tutti ?diversi?: disabili fisici, psichici, emarginati, ognuno alle prese con il suo percorso di vita ma riuniti nella passione per il teatro.
Una passione che è stata tramandata dal loro direttore d?orchestra. lo psichiatra e musicoterapeuta Denis Gaita che, tramite la fondazione, nel 1996, della onlus La Stravaganza, ha dato vita a quest?esperienza unica nel suo genere. «Attraverso il mix di teatro e musica, queste persone sono in possesso di strumenti di espressione che diventano una possibilità di riscatto, a livello terapeutico», dice Diana Leva, portavoce dell?associazione. «La risposta è ottima sotto differenti punti di vista, a cominciare da quello medico», continua la portavoce, «gli attori della Stravaganza hanno visto dimezzarsi nel tempo la loro dose di farmaci e i tempi di ricovero in ospedale». Anche se il nucleo centrale della compagnia è lo stesso degli inizi, negli anni c?è stato del turnover. «Ma sempre perché chi usciva cambiava in meglio la sua vita, recuperando o costruendo una famiglia, diventando autonomo in tutto», spiega Leva.

Il segreto del successo delle opere teatrali della Stravaganza, per le quali negli anni la onlus ha ricevuto vari riconoscimenti – tra cui l?alto patronato del Presidente della Repubblica – derivano dall?alchimia con cui viene modellato il canovaccio: «Prendo musiche famose, le faccio ascoltare agli attori e assieme ne riscriviamo le parole», dice Denis Gaita, fondatore dell?associazione. «Spetta poi a me metterle in metrica e in rima». Ed eccole pronte per essere riprodotte in scena: il risultato sono testi molto divertenti, che trattano tematiche legate alla disabilità in modo tanto pungente quanto efficace. «Mischiamo generi di musica diversi come l?opera e le canzonette», riprende la portavoce, «non per provocare, ma perché pensiamo sia salutare rompere certi schemi. Alla fine tutto si ricompone e l?effetto è immediato».
E apprezzato. Per il nuovo spettacolo, Psychomuzikal, presentato in anteprima al teatro Leonardo di Milano a fine settembre, le centinaia di persone presenti in sala hanno riso, pianto e applaudito senza soste. «Si tratta di un musical rovesciato in cui i protagonisti sono gente senza una precisa identità, assimilabili a senzatetto, extracomunitari, psicotici», prosegue la portavoce, «che ballano per tutto il tempo ricoperti da vestiti di cellophane».
La vera sorpresa sta nella varietà di brani musicali scelti e nello stravolgimento, in chiave tanto umoristica quanto profonda, dei testi originari. A ogni cambio di musica, nuovi costumi. C?è chi canta, chi salta e corre, chi semplicemente batte le mani e si muove seguendo gli altri. L?aspetto più divertente? «Che nessuno ha capito se e quante fossero le persone ?normali? sul palco».

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