È il parroco più popolare delle villas miserias, le favelas di Buenos Aires. Nei vicoli del barrio lo chiamano tutti padre Pepe, ma il suo vero nome è José Maria Di Paola. I narcos ora lo vogliono morto. Non hanno gradito le sue denunce e soprattutto l’opera che svolge a Villa 21: troppi ragazzi sottratti alla manovalanza del narcotraffico. Gli hanno intimato di andarsene via da quelle misere casupole, altrimenti lo ammazzeranno: «Te l’abbiamo giurata». Minacce prese molto sul serio dal cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. È stato lui a rivelarle, per proteggere il suo prete.
La storia di padre Pepe, 46 anni, volto da Nazareno pasoliniano e risata disarmante, era stata raccontata in uno splendido reportage di Gianni Valente sul mensile 30Giorni (agosto 2008). Tutto inizia negli anni 60, con i primi preti che scelgono di andare a vivere nelle baraccopoli alla periferia della capitale argentina. Il clima è quello della teologia della liberazione. Ma poi proprio dalla gente della bidonville arriva la domanda di una fede semplice, imperniata sulla devozione popolare alla Vergine e ai santi: processioni, battesimi, rosari? Quei preti re-imparano la fede, sintonizzandosi sulle domande del popolo reale e senza rinunciare alla passione per la giustizia. Fra le ultime iniziative di padre Pepe, raccontava 30Giorni, un centro di recupero per tossicodipendenti. Inevitabile il conflitto con gli interessi economici dei narcos. I circa 20 preti della Equipo para la Pastoral de las Villas de Emergencia poche settimane fa avevano denunciato «la depenalizzazione di fatto della droga» nei barrios. Ora padre Pepe rischia la vita.
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