Volontariato

Budapest: La nuova frontiera

Sogno o son desto? La frontiera del WEST si e' spostata a EST? Siamo a Sant'Andrea (Szentendre), affascinante pugno di case nell'hinterland di Budapest, o a Santa Fe?

di Massimo Gnone

Budapest: Ore 9 Sogno o son desto? La frontiera del WEST si e’ spostata a EST? Siamo a Sant’Andrea (Szentendre), affascinante pugno di case nell’hinterland di Budapest, o a Santa Fe? Il “Coca Cola” assomiglia terribilmente a determinati motel che abbiamo visto centinaia di volte nelle pellicole hollywoodiane. Prima sensazione (e prime battute scambiate dai partecipanti)? Una vertigine spaziotemporale, avvalorata dal contrasto fra l’insegna rossa e bianca all’esterno e i trofei di caccia in bella mostra nell’ingresso del “Coca Cola”. La pensione con il nome della bibita piu’ famosa al mondo e’ uno dei tre alberghi nei quali hanno trascorso la notte i viaggiatori sul Danubio. Se provate a chiedere alla proprietaria il perche’ la scelta sia caduta sulla bevanda Made in Atlanta vi spiega che nel 1980 in Ungheria quel nome evocava la liberta’ e l’occidente. Un’avanguardia, insomma. Ore 11 Finalmente il sole. Ci trasferiamo al REC, Regional Enviromental Center for Central and Eastern Europe, oasi di verde incastonata in un quartiere residenziale di Sant’Andrea e importante struttura intergovernativa dedicata all’ambiente nel Centro ed Est Europa, che ha sede proprio a Szentendre. Il merito di Legambiente e del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua, che hanno curato i contenuti del seminario dedicato in particolare all’acqua, sta soprattutto nell’aver coinvolto una quarantina di ONG ecologiste. Il confronto e’ difficile, anche se stimolante. Da una parte le organizzazioni non governative, impegnate in battaglie locali e quotidiane, dall’altra le istituzioni, come l’Ufficio ambientale europeo (EEB) e la Commissione internazionale per la protezione del Danubio (ICPDR). Da un lato le fredde proiezioni di diapositive in PowerPoint dall’altra le richieste, legittime, di chiarimenti “dal basso”. La trincea del “Non e’ di mia competenza” serve a contenere le domande indiscrete e “pericolose” delle ONG. Non e’ tutto oro quello che luccica. L’ingresso in Europa nasconde le sue insidie: l’acqua di Budapest la vende una multinazionale francese. Ore 13 “Facciamo BOAT TV, la prima televisione on the River!”. La proposta arriva da Alberto e Luca, coppia di videomaker che sta seguendo l’intera crociera sul Danubio. Armati di videocamera, i due fanno parte dell’UCC, Unita’ di Cooperazione Creativa, gruppo italo-albanese che vide la luce un anno fa a Rimini durante il congresso di ICS (Consorzio Italiano di Solidarieta’). Lo scopo di UCC e’ raccontare storie. Storie che si muovono dentro, sopra e sotto il mondo eterogeneo e contraddittorio rappresentato da ONG e cooperazione internazionale. “Sono gli stessi video prodotti”, secondo UCC, “che diventano essi stessi progetti di cooperazione”. L’improvvisata redazione di BOAT TV affronta la sua prima riunione. All’ordine del giorno la messa in piedi di un vero e proprio casting della crociera: volti, parole ed emozioni da chi si e’ imbarcato a Vienna e insieme vuole raggiungere Belgrado. Bosniaci, statunitensi, serbi, rumeni, croati. La provenienza dei protagonisti di “Danubio, l’Europa s’incontra” e’ stupendamente variegata. Ore 17 Ci aspetta una nuova serata istituzionale. La barca carica di note musicali si muovera’ da Szentendre a Budapest, una pazza corsa che si fermera’ soltanto all’Istituto Italiano di Cultura della capitale magiara. Domani: prima parte del tragitto in autobus (fino alla cittadina ungherese di Mohacs) e poi sul battello dell’Osservatorio fino a Vukovar (Croazia), dove martedi’ si discutera’ del ruolo dei mass media nel processo di integrazione europea.


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